Attualità - 25 aprile 2025, 10:38

Il ceppo astigiano dei Bergoglio nel mondo è partito da Montechiaro d’Asti

Dal piccolo borgo collinare all’eco planetaria: storie, incontri e suggestioni sulle tracce degli avi di Papa Francesco

Da quel 13 marzo del 2013, quando Jorge Mario Bergoglio fu eletto Papa, il mondo intero ha imparato a pronunciare il nome di un piccolo paese piemontese: Montechiaro d’Asti. È da qui, infatti, che nel lontano passato partì il ceppo familiare dei Bergoglio, che avrebbe messo radici in Argentina e che oggi è legato al nome e alla figura di Papa Francesco.

Il primo segnale di attenzione mediatica fu quello della troupe di TV 2000, che nel luglio 2013 dedicò a Montechiaro una puntata della trasmissione Borghi d’Italia, portando in TV scorci e testimonianze di un luogo che da quel momento è diventato meta di visita e curiosità.

Nel maggio del 2016, in occasione dell’89° raduno nazionale degli Alpini ad Asti, Montechiaro ha accolto una visita speciale: quella di Fernando Caretti, presidente degli alpini argentini. Qualche mese dopo, nel tempo del Palio, arrivò anche l’ambasciatore della Repubblica Argentina presso la Santa Sede, Rogerio Pfirter, con la moglie Isabel, attratti dai luoghi nativi della famiglia Bergoglio.

Ma il legame più affettuoso e intimo con Montechiaro è stato forse quello del nipote del Papa, José Bergoglio, figlio di Maria Elena, sorella di Francesco. Con la moglie Marina, nel marzo del 2019, è tornato qui, alla ricerca delle radici familiari e del silenzio francescano che avvolge ancora oggi la campagna astigiana.

Quando nel novembre del 2022 Papa Francesco visitò l’Astigiano, anche i media vaticani vollero raccontare questo legame: Eugenio Bonapace, giornalista freelance, e un operatore di Vatican News realizzarono un reportage dedicato proprio alle origini astigiane del Pontefice. Un anno fa, anche GRP Piemonte ha raccontato Montechiaro con una carrellata televisiva sul borgo e sulla storia dei Bergoglio.

Ma Montechiaro non ha solo accolto visite: ha anche reso omaggio. Nel giugno 2013, Gianmarco Rebaudengo fu tra i primi a portare i saluti del paese al Papa in Vaticano, portando con sé anche i sapori locali della pasticceria Panzini. In settembre fu la volta del sindaco Paolo Luzi, con una delegazione congiunta di Asti e Portacomaro, e infine nel novembre 2017 una delegazione guidata da Orsola Appendino, esperta di emigrazione piemontese in Argentina, insieme a Natalina Pera e Francesco Farinella, attuale proprietario della cascina Pellerina, dove nel 1857 nacque il bisnonno del Papa.

Fu un incontro emozionante. Farinella portò in dono una bottiglia del suo barbera, prodotto proprio nella cascina. Papa Francesco la prese tra le mani e sorridendo disse: “Questa me la tengo!”. E ricevette anche un tartufo da Luigi Grandi, quasi a suggellare quel filo d’affetto che unisce Roma a questa terra “benedetta da Dio”.

Oggi Montechiaro continua a far parlare di sé anche attraverso l’adesione alla Rete Romanica in Collina, che ogni prima domenica del mese da aprile a ottobre apre le porte delle sue chiese romaniche, mescolando arte, cultura, gusto e spiritualità. Tra i visitatori, sempre più spesso, c’è chi chiede di raggiungere cascina Pellerina, percorrendo la stessa strada che calcarono un tempo gli avi del Papa.

E mentre la campagna si risveglia dalla quiete invernale, tra filari e colline, c’è un silenzio che parla ancora di radici, di fede, di migrazioni e di ritorni. Un silenzio che, a Montechiaro, sa raccontare il mondo.

Redazione

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