Non accenna a placarsi la bufera mediatica sulla di Stefania Sterpetti a nuovo Garante delle persone private della libertà per il carcere di Asti, che ha provocato una netta reazione anche da parte della Camera Penale di Asti. Il Consiglio Direttivo dell'associazione forense ha infatti espresso fortissime perplessità sulla figura designata, definendola "assolutamente incompatibile" con la delicatezza del ruolo.
Le critiche si basano in particolare su quanto emerso dal profilo Facebook della neo eletta. Secondo la Camera Penale, le cui funzioni includono la tutela dei diritti dei detenuti tramite un costante monitoraggio delle condizioni di vita all'interno degli istituti penitenziari, la Sterpetti non possiederebbe i requisiti necessari per rivestire questo importante incarico.
Il punto più controverso riguarda l'ormai celebre post in cui la neo Garante, commentando la scelta di Cesare Battisti di attuare lo sciopero della fame, ha scritto: "Visto che non c'è la pena di morte... chissà... fosse la volta buona che si toglie di mezzo da solo". Parole che, secondo gli avvocati penalisti, sarebbero "agghiaccianti" e totalmente inconciliabili con un incarico volto proprio alla tutela della dignità e dei diritti delle persone ristrette.
Peraltro questa nomina, sottolinea la Camera Penale, avviene in un momento drammatico per il sistema penitenziario italiano. Viene ricordato l'inquietante record negativo di suicidi: ben 90 nel corso del 2024 e già 30 nei primi mesi del 2025. Un dato allarmante che rende ancora più delicata e necessaria una figura di Garante pienamente consapevole e rispettosa del proprio mandato.
La nota stampa si chiude con una nota critica verso l'"assordante silenzio" delle istituzioni politiche locali, accusate di non aver dato seguito alle "reiterate richieste di interventi risolutivi delle condizioni disumane" in cui versano molte carceri e di aver designato una persona le cui "pregresse manifestate opinioni si appalesa totalmente inidonea al ruolo". La Camera Penale ribadisce così la propria ferma opposizione a una scelta giudicata inadeguata e potenzialmente dannosa.