Storie di Orgoglio Astigiano - 19 aprile 2025, 13:30

Storie di Orgoglio Astigiano. Martina e il ritorno ad Asti dopo anni a Ibiza: "Il mio studio di tatuaggi non poteva non essere nella mia città. Agli astigiani dico che oltre il proprio giardino c'è un mondo!"

23 anni, ha inaugurato Palm House da qualche settimana. "Mamma mi regalò un biglietto di sola andata per la Spagna. Avevo paura, ma mi stava dando quel calcetto nel sedere che mi ha fatto poi prendere la rincorsa verso la vita"

Il mondo di Martina

Il mondo di Martina

Per accompagnarti nella lettura di questa intervista ti consiglio la canzone Più, di Jovanotti e Ornella Vanoni, contenuta nella playlist "Orgoglio Astigiano" su Spotify

Amo i tatuaggi. Ne ho parecchi. Hanno un significato profondo. Ho deciso di imprimere tante emozioni sulla mia pelle. 

Volevo evitare che certe cose cadessero nell'oblio del tempo che scorre. Che poi è vero che se hai vissuto forte non dimentichi, ma è un attaccamento viscerale quello ai tatuaggi. A quella forma d'arte che ti attraversa la pelle e che spesso ti fa soffrire quanto quell'emozione che hai deciso di fermare per sempre sul corpo. 

Quando vado a trovare Martina Palma Marin sento una bella energia invadermi. Il suo studio, Palm House, si trova in via Calosso 5 ad Asti ed è stato inaugurato da pochissimo. Classe 2001, è l'esempio vivente di ciò che non ti aspetti. Una giovanissima che, dopo anni all'estero, sceglie di tornare a vivere nella sua città. Asti. Tutto il resto ve lo faccio raccontare da lei. 

Martina, parliamo un po' del tuo percorso di studi e di come hai iniziato a viaggiare 

Ho iniziato al Liceo Artistico ad Asti. Sono nata ad Asti. La mia famiglia è del sud, ma io sono astigiana dal giorno 1 (ride, ndr). Finito il Liceo, ho fatto il corso per iniziare a tatuare, attraverso l'alternanza scuola-lavoro, nello studio di Venerdì 17. Sinceramente, non pensavo di fare questo mestiere nella vita. È stata una graduale scoperta. Dopo, però, non sono rimasta ad Asti. Pensa che mamma mi ha regalato un biglietto di sola andata verso la Spagna. 

La tua reazione al biglietto di sola andata verso la Spagna regalato da mamma?

Ero incredula. Non capivo perché lo stesse facendo e questo mi rendeva titubante. Oggi capisco e ringrazio mamma: mi ha lanciata alla scoperta del mondo. Posso dire? Mi ha dato quel calcetto nel sedere che mi ha fatto poi prendere la rincorsa verso la vita. 

Cosa succede a questo punto del racconto?

Mi stabilisco a Ibiza e ci vivo per quasi tre anni. Ibiza, però, vive praticamente solo d'estate. In inverno c'è poco turismo e questo mi ha permesso di viaggiare in tutta Europa. Ecco, ho solo 23 anni (tra poco 24), ma i vari viaggi hanno fatto il loro, per cui mi sento molto più matura rispetto alla mia età anagrafica. 

Quando è avvenuto il click al contrario? Quando hai deciso di lasciare Ibiza per tornare in Italia?

Diciamo che ho avuto un click artistico. A Ibiza si sta benissimo, ma lì si lavora con il turismo ed è quindi tutto più commerciale. Volevo specializzarmi nel mio, ma nello stesso tempo scoprire il più possibile cose nuove. I tatuatori italiani sono molto bravi e sono molti. In questo lavoro si impara guardando gli altri, ma a Ibiza non ci sono ambienti artistici per come li intendo io. Per cui ho deciso di lasciare Ibiza. Sono stata a Roma per qualche mese, lavorando in uno studio rinomato. 

E poi? La telefonata a mamma per una nuova fantastica follia?

Esatto. Una mattina di settembre mi sveglio, chiamo mamma e le dico "Apro uno studio". Mamma è una interior designer e quindi si è subito messa a cercare qualche location con me. Abbiamo trovato questa chicca, che non ci siamo lasciate sfuggire. Da quel momento ho fatto i bagagli per tornare a vivere ad Asti. Il taglio del nastro è avvenuto il 15 marzo 2025. 

Cos'è Palm House, oltre a uno studio tattoo?

È un ambiente familiare, un mix di artisti, un posto in cui si condividono esperienze. Ho scelto il nome Palm House perché in un viaggio a Vienna avevo visto una grande serra con tante farfalle che si chiamava così e allora ho deciso di riprenderne il nome. Volevo fosse una casa. Qui ci sono persone che tatuano e che si fanno tatuare, ma anche che dipingono: insomma, artisti a 360 gradi, che possono respirare a pieni polmoni il concept di una sorta di residenza artistica. Non volevo uno studio privato, avevo bisogno di condividere emozioni anche con persone che non fanno i tatuatori di mestiere. L’altro giorno, per esempio, c’erano dei ragazzi che fanno moda a Milano. Ecco, qui si uniscono varie professionalità. Perché siamo tutti sulla stessa lunghezza d’onda. Ho ricreato ad Asti quello che mi è mancato a Ibiza e che avevo dentro fin da bambina. Quando studiavo storia dell'arte c’era lo scultore che magari si univa al musicista. Ecco, Palm House è uno spunto di idee, di innovazione, un "da cosa nasce cosa". 

Asti è stato terreno fertile per darti una nuova base, ma tu non smetti di viaggiare...

No, esatto. Collaboro con tanti studi sparsi tra Italia ed Europa. Mi divido tra Milano, Ravenna, Padova, Bologna, Torino, Roma, ma anche Ibiza, Madrid, Vienna, Berlino. Ora mi sto concentrando più sull’Italia, perché mi mancava avendo vissuto fuori. Avevo bisogno di sentire la nostra cultura addosso. A livello artistico abbiamo un mondo, un patrimonio ricchissimo. 

I giovani sono una risorsa e non un problema 

Che differenze vedi tra l'Italia e l'estero?

Le opportunità le ho prese all'estero e ho scelto di portarle in Italia, ad Asti nello specifico. Uscita da scuola ero piccola e qui nessuno mi prendeva in studio; mi hanno scartata con le buone maniere. In Spagna è un’altra storia: i giovani sono una risorsa e non un problema. È da li ho imparato questo lavoro. Asti ora mi dà una base fissa, una stabilità di cui forse avevo bisogno, ma continuo a rimanere aperta, a viaggiare, a conoscere nuovi posti. 

E i pregiudizi su chi è tatuato?

Ci sono ancora, sì. All'inizio i tatuaggi li avevano i carcerati, i marinai; insomma, determinate tipologie di persone. In alcuni posti è rimasto quel pensiero, del tatuaggio legato in qualche modo alla delinquenza, ma direi soprattutto in Italia, seppur siamo uno dei popoli più tatuati al mondo e con più tatuatori. Un paradosso, insomma. A Ibiza tutti i camerieri sono tatuati, per dirti. In Italia se li hai ti tocca nasconderli. Ti fissano, sei ancora strana agli occhi di molti. All’estero non ho notato questo atteggiamento. Anche a Vienna, città in cui vado spesso a lavorare, le persone sono tranquille, più libertine, ecco.

Un consiglio ai giovani come noi?

Crederci sempre e non farsi influenzare da quello che c’è intorno. Parleranno sempre tutti, ma bisogna seguire il cuore, al di là dei sentimentalismi. Siamo tra artisti, ma molti sono demoralizzati: Asti non ti dà abbastanza opportunità, è vero, ma te le puoi creare tu! È qui il bello, sta qui la chiave! Il modo in cui vivi determina la tua vita e ciò che ti circonda. 

A tal proposito, come vedi Asti? 

Una città che non è sufficientemente valorizzata. Quando parlo di Asti (in Italia e all'estero) mi si risponde Moscato e basta. Eppure qui si corre il Palio, ma si conosce solo quello di Siena. Ci resto male. A questo punto penso che non ci sia la giusta sponsorizzazione ed è un peccato, perché è un territorio che ha un sacco di potenzialità. Asti ha tutto, e a misura d’uomo, è nel verde. I miei amici spagnoli qui si innamorano, si trasferirebbero domani. Guarda anche il posto in cui è nato Palm House: un gioiello che non conosceva nessuno prima, ingiustamente poco valorizzato. Noto però con piacere che negli ultimi anni tanti giovani stiano prendendo in mano progetti ambiziosi e ne sono contenta: vuol dire che c’è voglia di fare.

Freehand a tema floreale 

Nel tuo campo, come si scopre il proprio stile?

Inizialmente si fa tutto, per capire cosa piace di più. Come nell’arte. Come in qualsiasi mestiere, forse. E poi è un work in progress. Non sapevo subito cosa volessi fare. Ho una passione per la natura da sempre: prima di partire per Ibiza avevo un sito online di gioielli fatti con i fiori. Ho sempre avuto una forte connessione con la natura. Ad ogni modo, a Ibiza ho lavorato in uno studio specializzato in fine line, una tecnica molto difficile. Mi sono detta: adoro dipingere fiori, allora perché non tatuarli anche? È da poco, quindi, che sono specializzata in questo stile, ma sono riuscita a prendere piede. È uno stile delicato, dona perché è molto ornamentale ed è anche facile da coprire. Essendo tratti leggeri, si rimuove anche agilmente con il laser. 

Il tuo è uno stile più femminile?

In realtà anche molti uomini scelgono di tatuarsi soggetti botanici in questo stile. La mia è una tecnica particolare, a mano libera. 

In che senso a mano libera? Non hai stencil? 

Non faccio un disegno prima, nel senso, non realizzo una bozza da far vedere al cliente. Ci vediamo e nello stesso giorno facciamo il disegno, lo studiamo insieme. Per cui diventa un tatuaggio unico, sartoriale, fatto su misura insieme al cliente. E così riesco a seguire perfettamente l’anatomia del corpo su cui sto lavorando. Siamo tutti diversi e così modello di più il progetto sulla persona. È un pezzo unico: i miei lavori non si possono rifare su un’altra persona. Come un vestito fatto su misura: sta bene a quella persona e basta. Si crea insieme, botanicamente: è una seduta lunga e introspettiva, meditativa. E poi tatuo solo in bianco e nero. Dipingo a colori, ma non li uso nel tatuaggio.

Ciò che da sempre ispira Martina nella tecnica freehand a tema floreale sono l'amore per la natura e la passione per l'arte. Fin da piccola, mi dice, il suo rapporto con la natura è stata la chiave per aprirsi a un mondo elegante e delicato, che negli anni è diventato suo. La stessa natura che prende vita direttamente sulla pelle, seguendo l'armonia del corpo e i suoi dettagli raffinati. 

A chi ti ispiri?

Ho tanti modelli a cui fare riferimento. Nei miei viaggi ho conosciuto persone che fanno questo stile e ho preso un po’ del loro. Cerco di mantenere il mio tratto distintivo, la mia firma, le foglie fatte particolari, di modo che chiunque possa capire che dietro c'è la mia mano. Comunque, una fonte di ispirazione l’ho conosciuta a Roma, Matheus, un grande artista. E poi Norma: abbiamo lavorato a Ibiza insieme ed è stata proprio lei a darmi l’input su questo stile. Da lei mi sono fatta tatuare la gamba. Mi ha dato tante dritte. A Ibiza ho incontrato tanti artisti che mi hanno dato spinte, loro sono la mia famiglia spagnola. Ero la più piccola del gruppo e mi hanno accudita. Sono venuti anche all’inaugurazione di Palm House. 

C'è un ricordo più intenso rispetto ad altri?

In realtà no, sono tutti forti. Si crea intimità con artisti e clienti e ogni appuntamento è forte e da ogni incontro io porto a casa qualcosa. Che sia la storia di un cliente che si confida, o altro, mi emoziono molto. Le persone mi rendono partecipe di cose molto importanti per loro e io sono onorata. C’è un’empatia particolare e sono contenta che mi scelgano. I clienti tornano e viaggiano anche per chilometri e chilometri, solo per venire qui da me. Ed è bellissimo. 

La tua clientela viene più da fuori? Asti come reagisce alla tua arte?

Ad Asti ho poche richieste sul mio stile: nel senso che tatuo, ma non nel mio. Forse non si capisce ancora bene ciò che faccio o magari non c'è ancora quell’apertura. Lavoro molto di più con gente che viene da fuori. Alcuni vengono dalla Svizzera, una cliente, per dire, viene da me per un tatuaggio che durerà tre giorni. Gli astigiani stanno sul chi va là, sono diffidenti, ma è l'atteggiamento tipico nostro, in fondo. L’inaugurazione è stata l'opportunità per spiegare che bisognerebbe andare oltre: oltre il tuo giardino c’è un mondo! Lo dico anche alle mie sorelle più piccole: viaggiate e capite come funziona il mondo. Non siamo dentro a una bolla. E, ti dirò di più, se stai tanto fuori casa, quando torni la apprezzi ancor più di prima. Le abitudini non ti aiutano a capire il valore di ciò che ti circonda. Io da piccola odiavo Asti; non avrei mai pensato di aprire uno studio e di farlo proprio qui. Invece la chiusura astigiana è uno stimolo: vedo comunque persone come me, mi sento meno sola. L’unione fa la forza.

Il mondo non fa paura, ma ancora troppo spesso è la paura a fare il mondo

Trovo bellissimo il messaggio di apertura che trasmette Martina e su cui sono totalmente d'accordo. Mi immedesimo nelle sue parole e rivivo quel momento di epifania. Quando ho capito che il mondo non fa paura, ma che ancora troppo spesso è la paura a fare il mondo. Il mondo è lì per te, pronto per quando capirai che è tutto alla tua portata, se lo sai vedere e affrontare. Martina ci invita a superare le nostre paure e ad andare oltre quel giardino, smettendola di guardare con invidia quello del vicino, la cui erba, proverbialmente, è sempre più verde. La storia di Martina ci insegna a curare il nostro prato, affinché arrivino fiori e farfalle, per poi lasciarlo e spiccare il volo. Il volo della vita. 

Ambizioni più o meno future?

Vorrei incrementare l'attività di Palm House, portando più artisti ad Asti, che vengano qui a condividere, a lavorare, ma anche a farsi un’esperienza della città. Creare movimento e vedere come va, insomma. Che non si sa mai nella vita!

Martina, se non avessi fatto la tatuatrice in cosa ti saresti vista bene?

Se non avessi fatto la tatuatrice, avrei fatto l’orefice. Sono stata in un momento di panico in passato, per capire cosa volessi fare, perché stavo facendo entrambe le cose. L'oreficeria mi dava i soldi, che però ho poi usato per pagarmi i corsi per diventare tatuatrice. Non credo che tatuerò per tutta la vita: gli artisti, secondo me, non fanno una cosa sola in tutta la loro esistenza. Ho un sacco di sogni, che magari resteranno soltanto hobby, ma magari anche no. Lascio che le cose fluiscano e che arrivi a me ciò che deve arrivare. 

Elisabetta Testa


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Orgoglio Astigiano è un progetto che vuole portare alla luce storie di vita e di talenti del territorio, che trova il suo spazio nella rubrica settimanale “Storie di Orgoglio Astigiano”, a cura della giornalista Elisabetta Testa.

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