Non solo Fumetti - 06 aprile 2025, 06:30

Wow Spazio Fumetto: un patrimonio culturale a rischio

Il Comune di Milano chiede il pagamento immediato di 180.000 Euro

Wow Spazio Fumetto: un patrimonio culturale a rischio

Non abbiamo fatto in tempo a rallegrarci dell’aggiornamento del termine “fumettista” sull’enciclopedia Treccani, con relativo riconoscimento di valore e connotazione artistica della professione (vedi l’articolo di domenica scorsa), che subito è giunta da Milano una notizia che ci ricorda quanto la strada per dare una dignità culturale al fumetto sia ancora molto lunga.

La notizia riguarda WOW Spazio Fumetto – Museo del Fumetto, dell’Illustrazione e dell’Immagine animata del capoluogo lombardo (lo abbiamo conosciuto qualche mese fa, nell’articolo inerente la mostra su Lady Oscar): dopo 14 anni di attività dedicata alla promozione della cultura delle nuvole parlanti, il museo si trova in una situazione critica: il Comune non gli ha rinnovato la convenzione che gli consente di occupare i locali di Viale Campania 12. Senza un intervento rapido da parte dell’Assessore alla Cultura, del Consiglio Comunale e, non ultimo, del sindaco, il suo destino  appare incerto.

Per la prima volta, martedì 1° aprile 2025, non si sono tenuti i festeggiamenti per il compleanno del museo. Anzi, dalle 10 alle 19  è stato allestito un punto di raccolta firme e fondi per sostenere la sua sopravvivenza. Si attende una risposta ufficiale dal Comune riguardo alla possibilità di restare nei locali, considerando che il museo ha già pianificato eventi e mostre fino a gennaio del 2026.

La petizione in favore del museo (Link: https://www.change.org/p/aiutateci-wow-spazio-fumetto-rischia-lo-spegnimento-da-parte-del-comune-di-milano) è attiva già dal 1° aprile. I cittadini possono firmarla direttamente in loco oppure optare per la raccolta di firme online. Le adesioni verranno consegnate all’Assessore alla Cultura Tommaso Sacchi e al Sindaco Giuseppe Sala, con la speranza che venga riconosciuta l’importanza di questa istituzione per la città.

Chi desidera offrire un aiuto concreto può invece effettuare una donazione direttamente al museo o tramite PayPal all’indirizzo fondazione@fumetto.org.

Ma che cosa è accaduto di preciso? E’ presto detto.

Dopo l’ultimo incontro con i rappresentanti del Comune, la Fondazione Franco Fossati – che gestisce il museo – ha annunciato l’impossibilità di rinnovare la convenzione per la permanenza nei locali. Per ottenere una proroga e discutere un nuovo accordo, il Comune di Milano ha richiesto il pagamento immediato o la copertura tramite fideiussione bancaria di un debito residuo di circa 180.000 euro. Sebbene la cifra fosse inizialmente più alta, nel 2024 la Fondazione è riuscita a ridurla con sforzi economici significativi.

Chiedo a Enrico Ercole, capo ufficio stampa di WOW, come mai il museo si ritrova con questo debito.

Mancano tre annualità di affitti che non sono stati pagati per via della situazione che si è creata nel  post-covid – risponde - Siamo stati chiusi due anni e abbiamo preferito pagare gli stipendi, invece che mandare tutto a ramengo. Speravamo che poi si sarebbe potuto dialogare con il comune e trovare una soluzione, invece non è stato così. Il comune ha detto, in pratica, che non gli interessa il perché e il per come. Non abbiamo pagato, quindi dobbiamo andarcene.

Questi tre anni però, non sono stati pagati anche perché abbiamo dovuto fare noi degli interventi di manutenzione allo stabile che erano invece di competenza comunale e che ci hanno prosciugato le casse. Se non li avessimo fatti, non avremmo potuto proprio fisicamente stare aperti.

Lo stabile ci è stato consegnato nel 2011 – aggiunge Ercole - Poiché era stato ristrutturato molto male, ha avuto un sacco di problemi da subito: gli scantinati si allagano spesso, quindi non li possiamo adibire ad archivio come ci era stato garantito; ci sono delle dispersioni energetiche che non si è mai capito da cosa siano causate e che ci costano l'ira di dio ogni mese. Paghiamo più di 4.000 euro di bolletta della luce. Abbiamo chiesto di poter mettere, a nostre spese, i pannelli solari per cercare di abbassare queste spese allucinanti: non ce lo hanno consentito. Quindi, ad un certo punto, ci siamo ritrovati a non pagare l'affitto  per poter coprire le spese più urgenti, altrimenti saremmo stati costretti a chiudere. Il comune tutto questo non ce lo riconosce.

Quindi – continua - dopo 14 anni di mostre, incontri, presentazioni, il comune di Milano (cui abbiamo anche prestato spesso materiale per mostre organizzate da lui) ci manda via.

Noi ce l'abbiamo messa tutta, ce la mettiamo tutta, però l'affitto ora non possiamo pagarlo.

E viene da dire, visto il valore culturale dimostrato, visto che siamo aperti tutti i giorni, visto che facciamo mostre su mostre, a un certo punto anche basta con questo affitto.

In 14 anni, nessun rappresentante delle istituzioni si è degnato di venire a vedere quello che facciamo e come lo facciamo. Il sindaco di Milano, nonostante un invito inviatogli in una lettera accorata, non ci ha fatto mai visita. L'assessore alla cultura non è mai venuto a inaugurare una delle nostre mostre, né siamo mai stati coinvolti nei (pochissimi) progetti che il comune, in questi anni, ha dedicato al fumetto. Non veniamo mai interpellati, non ci tiene in nessuna considerazione. Qualche esempio? La mostra su Wonder Woman del 2022 fu data a Palazzo Morando; quella di Zerocalcare del 2023 e quella di Yoshitaka Amanoti del 2024 sono state date alla Fabbrica del Vapore. Perché? Forse perché siamo una realtà piccolina, una realtà che non interessa al comune di Milano? Eppure il museo è stato voluto proprio dal comune.

Lunedì 31 marzo ci ha finalmente fatto visita l'assessore alla cultura, il quale però dice di non poter fare nulla perché si tratta di una questione di tipo amministrativo che non gli compete.

Quando il comune non ci ha rinnovato il bando, anche la banca ci ha abbandonato. Quindi tutta la normale amministrazione che avevamo, quella che, fino al Covid, ci ha sempre consentito di andare avanti, pagare l'affitto al comune, pagare 5 stipendi al mese, pagare le mostre, pagare tutto, adesso non esiste più. Siamo in deficit economico. Per questo abbiamo aperto una sottoscrizione, perché anche lo sgombero dei locali avrà un costo. Abbiamo un archivio di 500 mila pezzi, 1 milione 300 mila euro di fumetti che, tra l'altro, non sappiamo dove andranno a finire.

Non sappiamo quanto tempo ci rimane. Potremmo dover andare via domani, dopodomani, a  dicembre, non lo sappiamo. Tra l'altro abbiamo in programma due mostre piuttosto grandi da qui a gennaio prossimo, una molto importante anche dedicata a un anime molto famoso… Adesso non posso spoilerare (anche perché non siamo neanche sicuri se riusciremo a farla). Sono mostre che ci frutterebbero una discreta biglietteria, potremmo tirare il fiato, non dico pagare il debito col comune, però forse cominciare a farlo. Non sappiamo se le possiamo fare, perché magari le facciamo e dopo tre giorni dobbiamo smontarle perché ci sbattono fuori.

Attenzione, mi preme precisarlo, quella del museo non è una crociata contro il comune. Però è il comune che ci sta mettendo in ginocchio. Noi abbiamo fatto di tutto per restare aperti in una città in cui riuscire a fare cultura è spesso un miracolo, nessuno ti aiuta. Il comune non ti fa neanche le affissioni comunali per dare una mano, per fare pubblicità alle mostre. Capisco, per carità, perché da cittadino potrei anche dire “sono stabili del demanio è giusto che qualcosa rientri al comune” ma, a Milano, anche il museo di Leonardo è nella stessa identica situazione. Il direttore di quel museo sta facendo lo sciopero della fame perché ogni anno gli chiedono 180 mila euro di occupazione del suolo pubblico, quello che occupa per posizionare la pubblicità del museo in galleria.

E’ stato il Covid a metterci a terra – conclude Ercole - Siamo rimasti chiusi due anni. Ci dicevano “vi verremo incontro, ce la faremo”. Invece ci fanno chiudere.

E’ bene ricordare che, nonostante il mancato riconoscimento istituzionale, WOW Spazio Fumetto ha consolidato collaborazioni con musei e istituzioni italiane ed estere per oltre trent’anni, realizzando più di 200 mostre – molte delle quali gratuite – e oltre 1.000 eventi tra presentazioni, laboratori e incontri didattici che hanno coinvolto, ogni anno, migliaia di studenti.  Ha inoltre mantenuto fruibile il Giardino Oreste Del Buono, un tempo degradato e ora frequentato da famiglie e giovani grazie alla presenza del museo.

Luigi Bona, direttore del museo e presidente della Fondazione Franco Fossati, ha sottolineato come, dopo 14 anni, un affittuario virtuoso meriterebbe un riconoscimento, piuttosto che richieste finanziarie sempre più onerose, considerando anche le condizioni precarie dell’immobile.

Dal 1° aprile il museo sarà senza contratto e attende dal Comune un segnale chiaro: quanto tempo potrà ancora restare nei locali? Esiste una soluzione per garantirne la sopravvivenza?

Negli ultimi cinque anni, il museo è andato avanti solo grazie alle proprie forze economiche, contando sugli incassi della biglietteria, su alcune collaborazioni tecniche, sull’affitto di spazi e sull’attività didattica. Tuttavia, senza il supporto delle istituzioni, diventa impossibile accedere a bandi e finanziamenti fondamentali per proseguire l’attività.

Insomma, il museo, alla fine, chiede solo di poter continuare la sua attività culturale. Ora il suo futuro è nelle mani del Comune. Servono risposte concrete per evitare la chiusura di un’istituzione che ha dato tanto alla città. Il tempo stringe e il rischio è che, senza un intervento tempestivo, Milano perda un luogo prezioso di cultura e creatività.

Thomas Pistoia

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