Haaretz è uno dei maggior quotidiani israeliani, fu fondato nel 1919 e viene pubblicato sia in ebraico che in inglese e, per quanto di orientamento di sinistra e spesso fortemente critico verso il Premier Netanyahu (ultimamente non ci vuole molto per esserlo), può essere indubbiamente considerato una fonte autorevolissima, certamente non anti-ebraica e tanto meno anti-semitica.
In questi ultimi giorni, sulle pagine di questo giornale sono apparse due notizie veramente inquietanti in merito alle operazioni delle Forze Armate di Tel Aviv nella Striscia di Gaza, che se avessero riguardato i militari di qualsiasi altra Nazione in qualsiasi altro contesto operativo, avrebbero provocato le proteste di mezzo mondo e indignato l'opinione pubblica dell'altro mezzo.
La prima notizia, corredata di un filmato assolutamente chiaro ed esplicito, ha denunciato che, sin dall'inizio dell'attacco a Gaza, le IDF – Israel Defence Forces si sono avvalse di “scudi umani” palestinesi, soprattutto per proteggere le proprie unità da attacchi suicidi con esplosivi, per la ricerca di ordigni e per le azioni di attacco nelle aree urbane. Tale procedura, che è stata denominata “procedura zanzara” (quindi si può dedurre che sia stata addirittura codificata dai Comandi), è stata attuata dai reparti israeliani a livello plotone (20/25 u.), per cui è facile immaginare quanti civili siano stati coinvolti, soprattutto se si considera che, per quanto riportato dal giornale, sembra che non ci sia stata particolare attenzione alla sopravvivenza dello “scudo”, se non addirittura sia stato talvolta eliminato al termine del suo “impiego”.
Per dimensionare meglio tale approccio operativo israeliano, in termini sostanziali e, ancor di più etici, si consideri che gli Eserciti regolari per compiere le sopracitate azioni, oltre ai droni, talvolta utilizzano cani specificatamente addestrati e, in caso di perdita o ferimento dell'animale, il personale coinvolto non sfugge a momenti di sincero dispiacere e reale commozione.
Nell'articolo di Haaretz viene anche descritta l'esecuzione di un anziano palestinese che non è il caso di riportare, mentre è opportuno evidenziare che sembra che nella scelta degli “scudi”, le IDF non si siano particolarmente preoccupate della loro età, spaziando dai 13 agli 80 anni.
Uno scenario già di per se stesso per nulla edificante per una Nazione che si ritiene e viene ritenuta l'unica democrazia del Medio Oriente, ma che assume caratteri di inaccettabilità se si considera che la stessa Nazione ha ripetutamente accusato Hamas della stessa colpa, affermando di aver trasformato il popolo palestinese in “popolo scudo”.
Un concetto che però, invece di costituire per Tel Aviv un forte condizionamento per le operazioni dei suoi militari, come probabilmente avrebbe fatto qualsiasi Capitale occidentale, sembra aver sortito l'esatto effetto opposto, diventando un vero e proprio alibi per le unità israeliane, che si sono sentite in diritto di considerare l'area operativa come se fosse priva della presenza di civili. E la conferma drammaticamente più chiara di tale tesi, oltre da un'evidenza palese dei fatti, é arrivata addirittura dal Presidente israeliano Isaac Herzog il quale, con la sua dichiarazione riferita al popolo palestinese “un'intera popolazione è responsabile”, ha di fatto legittimato i suoi soldati a considerare i civili come parte coinvolta nelle azioni belliche. Con i tragici risultati che sono sotto (forse troppo sotto) gli occhi di una Comunità Internazionale che sembra non voglia vedere ciò che è successo, sta di nuovo succedendo e, probabilmente, continuerà a succedere.
In tale contesto, è interessante constatare che alcuni esperti di Diritto Internazionale (es. Prof. Luigi Daniele, docente Diritto dei conflitti armati e Diritto Internazionale penale alla Nottingham Law School, Nottingham Trent University) sono arrivati a formulare l'equazione “popolo scudo – popolo responsabile - guerra senza civili – genocidio”. Una logica che, al di là delle competenze che si possono riconoscere a chi l'ha elaborata, risulta oggettivamente difficile da confutare se si considera che il passaggio, in cui si sancisce che la guerra che si sta combattendo è senza civili, è dovuto ad una valutazione unilaterale, come nel caso di Israele.
Un esempio di tale atteggiamento da parte di Tel Aviv lo si può far risalire a quanto accaduto nell'ottobre 2023, allorché si stava preparando l'assalto delle IDF all'Ospedale Al-Shifa di Gaza, la più grande struttura sanitaria palestinese. Le fonti mediatiche dell'Esercito israeliano diffusero ampiamente un filmato con un modello tridimensionale dell'edificio, con cui si voleva dimostrare che tutto il semi-interrato era occupato dal Quartier generale di Hamas. Una riproduzione esclusivamente informatica ed unilaterale, che non costituiva di certo una prova, ma che venne ritenuta dagli Israeliani sufficiente per considerare le migliaia di civili ricoverati e rifugiati nell'ospedale come “scudo umano”, consapevole di essere la protezione di una installazione operativa di Hamas. La struttura ospedaliera fu attaccata violentemente senza remore e le vittime civili palestinesi furono giustificate dal portavoce delle IDF come “danni collaterali inevitabili”.
In termini giuridici, il concetto di scudo umano viene trattato nella Quarta Convenzione di Ginevra del 1949 per “la protezione delle persone civili in tempo di guerra”, in cui si sancisce che un civile, per essere consideratp protetto, deve essere “passivo”, cioé non partecipe alle operazioni militari. Una condizione che, tuttavia, viene riconosciuta anche ai civili che, in maniera coercitiva, vengono utilizzati come scudi umani.
Inoltre, il Diritto non considera ovviamente lecito l'attacco ad un'intera popolazione, anche dopo averla definita arbitrariamente come “scudo umano”, perché questo riporterebbe indietro la storia sino alla guerra totale e senza alcuna regola. Una condizione bellica assolutamente inaccettabile nel nostro tempo.
Invece, è cosa nota che le IDF stanno facendo uso di “scudi umani” sin dal novembre 2023, con la conseguente segnalazione dell'ONU di violazione del Diritto Umanitario Internazionale, accuse che si sono aggravate nel giugno successivo, allorché la “procedura zanzara” veniva attuata con il coinvolgimento di 4 bambini. Tale atto costava allo Stato Ebraico il suo inserimento nella Black List dei Paesi che minacciano i bambini.
La seconda notizia, riportata da Haaretz e ripresa dal quotidiano inglese Guardian, riguarda l'uccisione da parte dei soldati israeliani di 15 operatori sanitari a Gaza, in un attacco condotto il 23 marzo scorso. Anche in questo caso si tratterebbe di una chiara violazione del Diritto Internazionale, in quanto la Prima e Seconda Convenzione di Ginevra sanciscono che il personale medico rientra tra le figure a cui deve essere garantita la protezione.
La situazione si è aggravata dopo che alcuni testimoni hanno riferito al Guardian che i corpi di 9 dei 15 sanitari sono stati rinvenuti a Gaza, sepolti in una fossa comune, con i piedi e le mani legate dietro la schiena e colpi d'arma da fuoco nel torace e in testa. Chiare evidenze che i sanitari palestinesi sono stati vittime di una vera e propria esecuzione, contraddicendo quanto dichiarato ufficialmente dalle IDF, le quali avevano ammesso di aver colpito per errore alcune ambulanze. Un evento del genere può essere classificato come crimine di guerra e ricadere sotto la giurisdizione della giustizia Internazionale.
Ma come se non bastasse, un paio di giorni fa, a seguito di un bombardamento aereo dell'Aeronautica israeliana sono stati uccisi 7 operatori umanitari della ONG USA World Central Kitchen. Al riguardo, Netanyahu ha dichiarato “E' stato un tragico caso in cui le nostre forze hanno colpito senza intenzione gente innocente nella Striscia. Questo succede in guerra e apriremo un'indagine. Siamo in contatto con i Governi coinvolti e faremo di tutto per assicurare che questo non accada più”. I 7 morti provenivano da Australia, Polonia, Regno Unito, Canada e Palestina, per cui il Leader israeliano è stato praticamente costretto a fare questa dichiarazione, che risulta assolutamente di circostanza e priva di qualsiasi ammissione di colpa, che viene attribuita alla fatalità della guerra.
Ma forse si potrebbe scommettere che, in fondo, Netanyahu abbia pensato che, comunque, questo tragico errore sia un buon risultato per le sue operazioni nella Striscia, perchè la ONG ha annunciato di voler sospendere le sue attività di assistenza alla popolazione palestinese. Quindi, più disagio per la gente di Gaza, che sarà sempre più costretta ad andarsene e, soprattutto, meno testimoni scomodi nell'area di intervento delle IDF. Non male per chi conduce le operazioni militari in questo modo. E per quanto riguarda le Forze Armate di Tel Aviv, nulla contro a riconoscere che sono uno strumento operativo moderno ed efficiente, ma non si pensi di annoverarle tra le Forze Armate di standard occidentale, perchè sarebbe per queste offensivo, visto che il loro modus operandi è di tutt'altra natura etica.