I platani di corso Savona si ribellano con un blitz silenzioso e notturno. I placidi giganti verdi sono diventati il simbolo di una resistenza al limite dell’epico contro ruspe, supermercati e piste ciclabili. Presidi, raccolta firme e uno sciopero della fame dei sette intrepidi di SeQus (sostenibilità, equità, solidarietà), sembra che nulla potranno contro il loro abbattimento.
Mentre si è avviato il nono giorno del digiuno e relativo presidio di Elena Pavarino, Giuseppe Sammatrice, Patrizia Montafia, Mara Piazzolla e Sabrina Mossetto fuori dal Comune (nel senso all'esterno dell'edificio che ospita gli uffici), incassando anche la solidarietà di tre comitati torinesi che stamattina saranno con loro, gli alberi stessi sono scesi in campo.
"Lasciateci vivere"
O meglio, mentre gli alberi continuano a fare fotosintesi aiutando anche l'aria della zona, qualcuno, in appoggio alla campagna pro alberi, ha pensato di abbracciare letteralmente i sette alberi con striscioni inequivocabili: “Lasciateci vivere, è primavera”.
Non solo alberi, dicono i sostenitori, ma simboli, testimoni muti di decenni di storia cittadina, riparo per ciclisti affaticati e rifugio per gli uccellini metropolitani. E lasciare lo spazio per la pista ciclabile suona anche un po' amaro dato che la stessa natura della pista è assolutamente green.
E ieri sera, al calar del sole, sono comparsi misteriosi striscioni tra i rami dei sette platani. Chi siano i responsabili del gesto (placido e innocuo), non è dato saperlo, ma il messaggio è passato: loro vogliono restare.
In questa saga degna di una narrazione epica (o di un thread virale su Twitter o di una serie Netflix), il finale è ancora tutto da scrivere anche se il destino dei platani sembra inevitabile e corso Savona è diventato un simbolo dello scontro tra la tutela dell’ambiente e le esigenze del progresso.