Attualità - 05 marzo 2025, 18:07

Carcere di Asti: sovraffollamento quasi del 120% e carenza di personale di polizia penitenziaria. Mancano circa 60 agenti

Elisabetta Zamparutti, tesoriere di Nessuno Tocchi Caino: “Una cattedrale nel deserto, scollegata dai trasporti"

Il carcere di Asti (MerfePhoto)

Il carcere di Asti (MerfePhoto)

Nel carcere di Asti mancano quasi 60 agenti di polizia penitenziaria e c'è un sovraffollamento quasi del 120%.

È quanto emerso questa mattina,  mercoledì 5 marzo, con una conferenza stampa da parte dei rappresentati dell’associazione Nessuno Tocchi Caino e dei suoi collaboratori all’iniziativa La fine della pena – Visitare i carcerati”, che questa mattina si sono recati alla Casa di reclusione di Asti per monitorare le condizioni dell’istituto penitenziario, dal 2016 destinato esclusivamente ai detenuti in regime di alta sicurezza.

Non solo ad Asti, ma in tutto il Piemonte si estende l’attività di Nessuno Tocchi Caino, con la collaborazione della Camera Penale “Vittorio Chiusano” del Piemonte occidentale e Valle d'Aosta, l’Osservatorio Carcere dell’UCPI, la Camera Penale di Asti, Associazione Radicale Adelaide Aglietta ed Europa Radicale. Cuneo, Fossano, Saluzzo, Asti, Alba e Vercelli sono le città che sono state o che verranno monitorate dall’iniziativa.

La conferenza stampa: da sinistra  Roberto Capra, Davide Gatti, Elisabetta Zamparutti, Bruno Mellano

“Il carcere è insostenibile umanamente e materialmente”

Gravi le problematiche sulla situazione della Casa di reclusione ad Asti riportate dal tesoriere di Nessuno Tocchi Caino Elisabetta Zamparutti: “Oggi abbiamo visto una cattedrale nel deserto: il carcere è scollegato sotto il profilo dei trasporti. Abbiamo trovato 248 detenuti su una capacità regolamentare di 207 posti: questo significa che c’è un sovraffollamento del quasi 120%. Anche se questo dato si colloca sotto la media nazionale, del 132%, è evidente la criticità delle condizioni dei detenuti.

Un’altra difficoltà si registra nella carenza del personale della polizia penitenziaria: Su un organico previsto di 167 unità, quello effettivo è di 109 unità con una scopertura legata ad alcune figure come quella degli ispettori: dovrebbero essere 17, ma sono solo 2”.

In realtà, le 109 unità sono ulteriormente ridotte in quanto: “24 sono destinate a unità cinofile o a traduzioni, per cui sono sottratte al servizio dell’istituto”.

Pochi i detenuti definitivi, 225 in totale, che possono accedere ai permessi: secondo i dati registrati anche dall’operato della magistratura di sorveglianza, “sono solo 4 o 5 i detenuti che usufruiscono dei permessi”.

Percentuale bassa anche per i detenuti che lavorano, si aggira sul 15%. È una situazione che si scontra con una discretezza degli spazi adibiti alle lavorazioni. Per quanto riguarda le attività di formazione, si hanno 10 iscritti all’Università di Torino”.

Dal punto di vista della sanità: “Manca un geriatra e non viene fornito dalla sanità regionale il farmaco di fascia C”, si tratta di farmaci ordinari come aspirine e tachipirine che il detenuto deve acquistare personalmente, tranne in casi di estrema necessità.

Inoltre è assente la figura di “uno psicologo al colloquio di primo ingresso, nelle prime 24 ore, come invece dovrebbe avvenire”.

Il carcere è insostenibile umanamente e materialmente”, ha concluso il suo intervento Zamparutti, “è un circolo vizioso quello del carcere perché viziosa è l’idea di risolvere i problemi sociali delle persone in carcere solamente con il diritto penale. È qualcosa su cui dobbiamo riflettere”.

Magistrati di sorveglianza assenti per i detenuti e celle strette

Ulteriore problema evidenziato dall’avvocato Roberto Capra, presidente della Camera Penale “Vittorio Chiusano” del Piemonte occidentale e Valle d’Aosta riguarda la difficoltà del rapporto con la magistratura locale di sorveglianza ad Asti, ma come anche in altre carceri della nostra regione: “Ci è stato confermato non solo dai detenuti , ma anche dal personale amministrativo del carcere, che i magistrati di sorveglianza non vanno mai in carcere ad incontrare i detenuti”, sottolineando la necessità del rapporto dal vivo e non da remoto, come previsto dalla legge. Infatti: “Il magistrato dovrà operare in base a ciò che ha visto e dalle indicazioni che ha ricevuto dal singolo detenuto”

Il segretario di Nessuno Tocchi Caino, Sergio Elia, ha messo in evidenza la problematica del “tenere in uno spazio minimo due persone”. Mettendo a paragone le misure delle celle di Saluzzo e Asti, è risultato che, in quest’ultima, non sono state rispettate le dimensioni minime, tre metri quadri, previste dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. “Ad Asti in quello stesso spazio, ci sono due detenuti”. 

La presidente dell’associazione Rita Bernardini ha sottolineato le ambiguità delle dimensioni delle celle: “Ad Asti i detenuti mi hanno detto che sono praticamente chiusi. Hanno diritto solamente a due ore d’aria il mattino e il pomeriggio e poi c’è una saletta socialità, in cui però non entrano tutti”

Come pensate che escano le persone che hanno subito questi trattamenti? Escono peggiori di come sono entrati”, ha concluso Bernardini.

Appello della Conferenza dei Garanti territoriali in cinque punti

Bruno Mellano, garante regionale Piemonte: “Abbiamo lanciato un appello nazionale per alimentare un confronto, tenendo accesa sulla questione penitenziaria”. [Allegato al fondo dell'articolo]

Riassuntiva la frase di Mellano per spiegare perché sia importante portare avanti iniziative, proprio come fa Nessuno Tocchi Caino: “Un malessere complessivo che continuiamo a denunciare perché crediamo che sia uno scandalo su cui occorre muoversi per cambiare le cose”

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Virginia Carotta

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