Per accompagnarti nella lettura di questa intervista ti consiglio la canzone High, dei Lighthouse Family, contenuta nella playlist "Orgoglio Astigiano" su Spotify
Incontro Claudio Mogliotti in una freddissima mattinata invernale. Vado a Migliandolo ansiosa di conoscere la sua storia, che pare un quadro ricco di pennellate date con tecniche e colori variegati.
Claudio ha fondato la Tavola di Migliandolo: luogo fisico e concettuale, in cui sapere e condivisione si mescolano, come sotto al mecenatismo dei tempi passati. La Tavola di Migliandolo trova spazio nell’antica dimora Nebiolo, a Migliandolo. È un luogo protetto per artisti e intellettuali, a 360 gradi.
Mette su il caffè e intanto inizia a raccontarsi. E io inizio a prendere nota.
Claudio, che rapporto hai con il territorio astigiano?
Il mio è un rapporto molto forte e radicato. Sono in realtà nato a Torino nel 1967, ma i miei genitori sono originari di Rocchetta. Ho lasciato la città di Torino a 23 anni per tornare a Rocchetta, precisamente in frazione Mogliotti. Da generazioni e generazioni la mia famiglia è insediata lì. Ho voluto approfondire la storia dei miei avi, scoprendo che fossero figure fiduciarie sotto il Marchesato di Incisa dell'epoca, per cui avevano anche bonificato boschi in vigneti. Avevano in qualche modo addomesticato il territorio, facendolo passare da selvaggio a produttivo.
La tua indole trasformativa arriva dalla famiglia, allora?
Penso che sia una specie di archetipo familiare, sì. Questa voglia di bonificare l'esistente è un principio che ho cercato di fare mio nel corso di tutta la vita. Nasco come geometra, ma qualche tempo fa ho deciso di virare, proprio in nome di quest'attitudine.
Di che cosa ti sei occupato e di cosa ti occupi oggi?
Ho lavorato per molti Comuni, ho restaurato la fortezza di Moncalvo,per esempio, o la Bottega del Grignolino di Portacomaro. Mi sono sempre occupato della valorizzazione della bellezza e del restauro monumentale. Ora mi dedico all'attività immobiliare, ma l’anno scorso c'è stata la svolta radicale.
Cosa intendi per svolta radicale?
La svolta è stata intercettare Destination Italia Group, una delle principali realtà traveltech italiane nel settore del turismo incoming di qualità, presieduta dalla piemontese Dina Ravera. Questo succede grazie all'amico siciliano Tony Cirnigliaro. La società ha come obiettivo rivoluzionare il turismo, facendolo diventare esperienziale. In quel momento ho capito che fosse un mondo affine a me: ho sempre avuto a cuore la bellezza e la sua tutela.
Sulla scia di questo nasce la tua Residenza per Artisti, ovvero la Tavola di Migliandolo?
Esatto, che è proprio la prova di tutto questo. Ormai vivo tra Piemonte e Sicilia, ho casa a Sperlinga. Ed è proprio grazie alla Sicilia che è nato il progetto, di cui sono orgoglioso. Nel 2018 conosco un artista siciliano, che mi suggerisce di fare qualcosa in quest'ottica. Inizio a crederci e allora comincio anche a muovermi, aggregando artisti. Da una suggestione istintiva elaboro la necessità di ricostituire, in un momento in cui l’arte è oggetto di speculazione. Avverto il bisogno di ridare vita ai simposi di un tempo, di un cenacolo, un luogo, un tavolo su cui condividere progetti, sogni. Denominator comune l’amore per la conoscenza e la fraternità, lo spirito di condivisione.
L'idea
Il progetto della Residenza d’Artista, nella sua idea originaria, si propone come obiettivo la creazione di un ambito concettuale e spaziale che possa rappresentare un luogo protetto e di ispirazione dove, giovani artisti ed artisti emergenti in generale, possano vivere l’atmosfera di un antico cenacolo intellettuale e sentirsi protetti, sicuri e liberi di esprimere a pieno i loro talenti, per la pienezza della propria soddisfazione intellettuale. Dove artisti affermati e celebri possano svolgere la nobile attività di maestri e contribuire alla formazione di giovani o meno esperti artisti, nella loro accezione più tradizionale di allievi.
La comunione tra artisti, nell’originario concetto platonico, nell’Amore per l’Arte e più in generale per la Conoscenza e nell’Amore Fraterno, messo in atto nella condivisione dell’Agape, dovrebbe stimolare i partecipanti ad aprirsi gli uni agli altri, unica via per un processo di evoluzione collettiva di idee, pensieri e ideali condivisi, in una trasformazione dinamica dove la trasmissione del concetto del Bello possa coniugarsi virtuosamente con quelli del Vero e del Giusto.
Le finalità del Cenacolo sono di mutuo e reciproco sostegno e promozione dei suoi componenti, attraverso il potenziamento delle singole reti di conoscenze nazionali ed internazionali di ciascuno a favore di tutti e viceversa.
Il paradosso della vita, l'eresia della bellezza
Claudio trasuda cultura da tutti i pori. Mentre parla la fa semplice, snocciolando nozioni importanti che sembrano facili da ricordare, ma non lo sono assolutamente. Parliamo di filosofia, del senso della vita, delle tappe di questo cammino, di quando arriva il grande risveglio, la forte epifania che ti fa comprendere ciò che prima ti era completamente oscuro. Gli incontri casuali solo all'apparenza, le vibrazioni sconosciute eppure familiari, i volti mai visti prima eppure così noti. Accettare il paradosso della vita, l'eresia della bellezza. Ecco fino a dove si può spingere un'intervista, mentre il caffè si consuma.
Un incontro particolarmente significativo nel corso di questo cammino?
Ce ne sono stati tanti. Sicuramente quello con l'artista Pippo Altomare, docente all’Accademia delle Belle Arti di Catania, che coglie il senso di questo progetto. E ne è l'attuale direttore artistico. Quando lo incontro capisco di dover andare in Sicilia, per portare anche lì l'esperienza della residenza artistica. In Sicilia sto facendo un albergo diffuso, che diventerà il progetto gemello di quello fatto nell’Astigiano.
Un rapporto bellissimo quello che ti lega alla Sicilia...
Sì, c'è proprio un ponte esistenziale tra me, il Piemonte e la Sicilia. Il mio amore per la Sicilia nasce personalmente, ma lo vivo anche come fosse un'ammenda storica. I piemontesi non sono stati corretti a livello storico con la popolazione siciliana, pertanto sento un dovere di give back, proprio per come è andata la storia.
Di quanti artisti parliamo?
Saranno transitati almeno 50 artisti, ma il nucleo fondativo, ovvero i primi artisti ad arrivare, nel 2018, sono stati Corrado Delfini di Roma e Stefania Fabrizi, Roberto Collodoro di Gela, Rosalba Mangione di Agrigento e Ascanio Cuba di Milano. Questi artisti hanno fatto murales o comunque opere lasciate poi in maniera permanente negli alloggi, costituendo l’avvio all’attività che ha portato poi ad ospitare altri artisti.
Questo è un format che riesci ad esportare in altre terre, oltre alla Sicilia?
Sì, lo scorso anno abbiamo iniziato appunto a creare delle residenze fuori. A giugno 2024 abbiamo trasformato il Castello di Sperlinga in atelier, per esempio, poi abbiamo creato una connessione con l'Ordine Francescano di Bacau, in Romania. E poi l'ultima è stata fatta a Viarigi, con le opere di otto artisti, a Casa Viarigi.
C'è l'idea di fornire a questa collezione diffusa una base unica?
Sì. Ad oggi parliamo di circa 150 opere, distribuite in varie parti dell'Astigiano e della Sicilia. È già una bella collezione, un bel museo diffuso. Vorrei creare una Fondazione che possa diventarne il contenitore e il mezzo con cui esporle.
Tornando al territorio, pensi che l'Astigiano sia valorizzato quanto basta?
No. L'Astigiano ha potenzialità infinite, proprio a livello storico. Asti era il centro del Piemonte, Torino era un villaggio di pastori. Proprio ad Asti nel Medioevo nasce la finanza moderna. Nel Codex Astensis si vede cos'era Asti un tempo: 119 castelli che arrivavano fino a Savona. Il punto è che poi il potere della città è venuto meno. Asti ha iniziato a essere ceduta come si fa con una collana o con una cassa di biancheria, come se fosse un corredo, agli Orleans in particolar modo. Penso che oggi si patisca ancora questa sconfitta atavica, a mo' di karma storico.
E l'orgoglio?
Se si sapesse attingere all’orgoglio che aveva Asti nel Medioevo! La riscoperta di questo orgoglio la dobbiamo alla ripresa del Codex Astensis. Asti ha perso questa dimensione, con i Savoia la città viene spogliata e diventa Torino il centro del Piemonte. Abbiamo avuto dei momenti in cui, storicamente, si è sentito dell'orgoglio, un barlume almeno. Ad esempio con la costruzione della ferrovia Torino-Genova, attraverso Cavour. Quel fatto aveva riportato un po’ di dinamismo: erano arrivati gli imprenditori. Rimane però questa sconfitta atavica, questo senso del "ma sì, tanto è sempre stato così, andiamo avanti così". Asti è una bella addormentata nel bosco. Ha una bellezza incantevole, ma purtroppo dorme.
Claudio, sentirti raccontare di storia, bellezza e cultura è ipnotico, ma... io come ti definisco?
Un architetto? Una persona innamorata della bellezza? Un pazzo, forse? Cerco di coltivare bellezza ogni volta in cui mi si presenta l'occasione. Tecnicamente, per Destination Italia Group sono regional manager di Piemonte e Valle D’Aosta. Di fatto mi sento un po’ un Don Chisciotte.
Qui l'articolo degli amici di "Sikelian", per chi volesse approfondire gli aspetti della storia di Claudio più legati alla Sicilia: https://www.sikelian.it/claudio-mogliotti-dal-piemonte-alla-sicilia-per-amore-della-bellezza