Il 14 dicembre 2024 è entrato in vigore il nuovo Codice della Strada, che ha modificato l’articolo 187, ora intitolato "Guida dopo l'assunzione di sostanze stupefacenti". La riforma ha eliminato il riferimento allo "stato di alterazione psico-fisica", stabilendo che la semplice positività ai test per sostanze stupefacenti è sufficiente per ricevere sanzioni, indipendentemente dalla lucidità al volante.
Questa modifica ha destato scalpore e preoccupazione, soprattutto tra i consumatori di olio di CBD. Il problema principale è la presenza di THC, componente psicoattivo della cannabis, le cui tracce possono rimanere nel corpo per periodi prolungati, anche dopo la scomparsa degli effetti psicotropi.
Secondo la Fisac CGIL, il THC può essere rilevato fino a un mese nelle urine, due settimane nel sangue e almeno 96 ore nella saliva, rendendo possibile che persone non più sotto l'effetto della sostanza risultino comunque positive ai test.
Reazioni pubbliche e implicazioni per i pazienti
Personaggi pubblici come Vasco Rossi hanno criticato apertamente la riforma, affermando: "Il ministro Matteo Salvini ha fatto in modo che se avete fumato una canna, anche una settimana prima, potete essere arrestati immediatamente e la patente vi viene ritirata per tre anni. Tutto questo per il vostro bene, naturalmente".
Parallelamente, migliaia di pazienti in terapia con cannabis terapeutica hanno espresso timori riguardo al rischio di sospensione della patente e sanzioni penali, nonostante l'uso medico della sostanza. Questi pazienti, affetti da patologie come la sclerosi multipla e dolori cronici, denunciano come la nuova legge possa limitare la loro mobilità e qualità della vita.
L'assenza di linee guida operative chiare per l'esecuzione dei test antidroga rapidi ha generato altre incertezze. A due mesi dall'entrata in vigore della riforma, le forze dell'ordine attendono ancora direttive precise su come procedere con i nuovi test salivari, sollevando dubbi sull'affidabilità e la validità di tali esami. Questa situazione ha portato alcuni esperti legali a ipotizzare possibili ricorsi per incostituzionalità della norma, sostenendo che la semplice presenza di tracce di sostanze nel corpo, senza evidenza di alterazione alla guida, possa rappresentare una violazione dei diritti individuali.
Il dibattito continua, evidenziando la necessità di una regolamentazione che tenga conto delle diverse realtà dei consumatori, siano essi pazienti in terapia o utilizzatori occasionali.
Per avere maggiori informazioni sull’olio di CBD e sulla sua legalità, visita il sito di Crystalweed.