Attualità - 26 febbraio 2025, 15:20

Detenuti del carcere di Asti e ragazzi del Monti insieme con il progetto "Una penna per due mani", presentato nella Casa di reclusione [FOTOGALLERY]

“Questa iniziativa ha permesso a noi studenti di trovarci faccia a faccia con i detenuti. Il nostro augurio è che si possa andare in direzione di una società che non esclude, ma accoglie”

Fotogallery di MerfePhoto

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Una società che non esclude ma accoglie. È il senso di un progetto presentato questa mattina, mercoledì 26 febbraio, nel carcere di Asti dove si è tenuta la presentazione del libro “Una penna per due mani”, arrivato alla conclusione.

Il libro è stato ideato dall’associazione di volontari penitenziari Effatà in collaborazione con gli allievi dell’Istituto Monti. Grazie alla supervisione della professoressa Paola Lombardi, gli studenti delle classi di quinta UA e UC dell’anno scolastico 2023/2024 hanno avuto la possibilità, tramite incontri con i detenuti e la stesura di testi letterari, di avvicinarsi a una realtà che poco si conosce: il carcere e chi vive al suo interno.

Punto fondamentale dell’iniziativa è il superamento di pregiudizi e la promozione del rispetto reciproco in un’ottica di rieducazione condivisa: sia da parte degli studenti per vedere da un altro punto di vista la reclusione, sia da parte dei detenuti per mostrare la volontà e la capacità di cambiare e di ricostruire la propria identità. Come ha sottolineato il questore Marina Di Donato: “La detenzione è un percorso che parte dalla finalità educativa della pena e da un’occasione: quando si chiudono le porte del carcere, viene data ai detenuti l’opportunità di riflettere sulla propria vita, metabolizzarla e capirla, in modo tale da iniziare un percorso di libertà”.

Altro tema centrale del progetto è stato la comprensione della propria responsabilità come individui all’interno di una società: “Per potersi riappropriare della propria essenza di persona, bisogna assumersi la responsabilità delle proprie scelte. Questo è un insegnamento importante per i giovani”, ha concluso Di Donato, a cui sono state consegnate da un detenuto e da uno studente, come gesto simbolico, due edizioni del libro.

Cosa unisce i detenuti e gli studenti? 

Profonde riflessioni sono scaturite dagli alunni grazie al progetto, le cui opinioni sono state documentate in un video proiettato durante l’evento, creato dai ragazzi sotto la guida di  Alessio Mattia, videomaker e gestore del laboratorio in questione. “Che cosa ci unisce ai detenuti? Entrambi cerchiamo indipendenza: loro per recuperarla dopo la reclusione, noi per raggiungerla, a volte forse troppo presto”, ha commentato una studentessa. Tramite le letture di brani all’interno del libro, pronunciate da voci fuoricampo, e le interviste a membri, sia legati all’istituzione penitenziaria sia scolastica, si è riassunto l’obiettivo del progetto: riuscire a cambiare il punto di vista per conoscere la persona oltre la pena.

La collaborazione tra l’Istituto Monti ed Effatà 

Grande rilevanza ha avuto il racconto di uno studente sull’incontro con i detenuti, letto davanti alla platea dalla professoressa Lombardi: “Questa iniziativa ha permesso a noi studenti di trovarci faccia a faccia con i detenuti. Il nostro augurio è che si possa andare in direzione di una società che non esclude, ma accoglie”, proprio perché, “la vera giustizia si realizza con la possibilità di riscatto”.

Per testimoniare la sinergia tra la realtà scolastica e il terzo settore, si sono scambiate positive considerazioni sull’iniziativa: a partire da Giorgio Marino, ex dirigente scolastico del Monti che ha seguito il progetto fino a settembre per essere trasferito al Penna, alla nuova dirigente scolastica Claudia Cerrato, per arrivare alla presidente di Effatà Maria Bagnadentro.

Le parole dei detenuti 

Uno spazio di incontro e condivisione, come è stato questo evento, ha portato all’apertura di alcuni detenuti su ciò che ha significato per loro questo progetto: “è stato un’occasione per far conoscere cosa voglia dire vivere segregato. Oltre alla pena ci sono persone con sentimenti ed emozioni”.

Un’importante riflessione è stata portata alla luce, mettendo in evidenza l’errore di considerare gli istituti penitenziari luoghi pericolosi e, per questo motivo, da collocare nelle zone periferiche della città: Il carcere fa parte della società. Questi incontri servono a conoscersi e a elaborare una visione diversa, non più negativa, del carcere”.

Importante tassello all’interno del carcere di Asti sono i volontari, come ricorda Beppe Passarino, segretario di Effatà, spiegando il legame che lega un volontario al detenuto: “Come si può voler bene a qualcuno che non si conosce? Questo sentimento permettere di passare oltre, mettendo al centro il rispetto delle persone. Se c’è impegno nella rieducazione, ovvero volontà di rivedere la propria vita”, riferendosi ai detenuti in sala, da parte nostra l’abbraccio e il saluto non mancheranno mai.

Gli appuntamenti della presentazione del libro 

Le prossime presentazioni del libro “Una penna per due mani” si terranno in tre incontri:

- al Salone del Libro, domenica 18 maggio, nello stand del CSV

- nella biblioteca di Asti

- all'interno della rassegna Cuba Libri, presso il Fuoriluogo, punto culturale astigiano gestito da Riccardo Crisci

Virginia Carotta

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