Ieri sera, sabato 22 febbraio, è stato presentato alla Casa del Popolo di Asti l’ultimo libro di Antonio Evangelista “Mediterraneo – Stesso sangue, stesso fango”, edito da Santelli Editore. Un’accurata analisi dei principali conflitti e delle crisi economiche e politiche nei Paesi del Mediterraneo.
L'autore
Evangelista è un ex dirigente della polizia di Stato, da poco in pensione e tornato ad Asti. La sua carriera comincia come carabiniere di leva, la cui prima operazione avviene in Libano nel 1982, durante la strage nei campi profughi palestinesi di Sabra e Shatila.
Dopo essersi laureato in Giurisprudenza, entra in polizia. Svolge una parte della sua attività ad Asti come coordinatore alla Procura della città, ma la maggior parte del suo operato viene svolto all’estero: dalla Bosnia al Kosovo per arrivare in Giordania, in veste di dirigente della stazione di Interpol ad Amman, per sette anni.
“Di fronte a grandi eventi mondiali ci resta sempre il dubbio su che cosa ci sia realmente dietro. Da buon poliziotto, Evangelista cerca le prove per combattere tutta una serie di fake news che ci sono state date”, così Edoardo Angelino, moderatore dell’evento, ha introdotto l’autore.
"A morire sono sempre le persone sacrificabili"
Molto esplicativo è il titolo: “Stesso Mediterraneo” perché tutti i fenomeni affrontati nel libro si svolgono in questa parte di mondo. “Stesso sangue” perché a morire sono sempre le stesse persone, i sacrificabili: vecchi, donne e bambini. “Stesso fango perché regolarmente c’è una macchina di fango che prepara tali fenomeni”, con lo scopo di proporre una lettura più funzionale possibile all’obiettivo che si vuole raggiungere e che, quindi, non ha più come obiettivo fondamentale la trasmissione corretta della verità dei fatti.
Alla conclusione della sua carriera, Evangelista decide di scrivere questo libro: “Era un libro che stava nel cassetto”. Utilizzando una serie di documenti ufficiali, in parte declassificati, l’autore propone una lettura differente dalle narrazioni mainstream dei conflitti del passato, grazie a testimonianze con cui l’autore si è confrontato durante la sua carriera lavorativa.
Come si costruisce la macchina del fango
A partire dalla fotografia “che ha preso in giro il mondo”, scattata durante la guerra dei Balcani iniziata nel 1992, Evangelista ha raccontato come si costruisce una macchina di fango: “La foto è stata lanciata, come narrativa ufficiale, per evocare i campi di concentramento nazisti”.
Si tratta di una foto che “è autentica, ma ingannevole. Viene utilizzata ancora in Italia per portare avanti una vecchia narrativa: ossia i bosniaci sterminati dai serbi, i quali vengono paragonati ai nazisti”.
In realtà non si tratta di un campo di concentramento, ma di profughi collocati al di fuori di un recinto: è il fotografo che si trova al suo interno. Il filo spinato infatti corre sulla parte esterna del palo. “Questo è uno dei modi in cui può essere gestita l’informazione per manipolarla”, ha sottolineato Evangelista.
Un’ulteriore testimonianza della disinformazione di ciò che è accaduto nel conflitto in Ex-Jugoslavia è il libro “Planirani Haos” di Ibran Mustafic, ufficiale dell’esercito e politico bosniaco musulmano, che ha raccontato che cosa è realmente accaduto a Srebrenica.
Prima dello sterminio di bosgnacchi compiuto dall’esercito del generale Mladich, l’autore scrive una controversa dichiarazione: “Le truppe musulmane di Srebrenica, porto sicuro dell’Onu, lanciarono attacchi nei villaggi serbi, dove uccisero i civili e incendiarono le case”.
Tanti sono i conflitti che includono grandi costruzioni di macchine di fango, illustrati dall’ex dirigente di polizia: dalla testimonianza di Nayirah, del 10 ottobre del 1990 durante la guerra del Golfo, all’antrace finta del Segretario statunitense Colin Powell con l’intento di giustificare l’intervento in Iraq, per arrivare ai documenti ufficiali dell’Intelligence americana in Siria nel 2012, durante la guerra civile.
Una parte del libro contiene anche considerazioni personali di Evangelista, non certificate da documenti, ma che presentano il punto di vista di un ex dirigente di polizia. Prendendo come esempio una foto scattata a Bucha, l’autore ha espresso una singolare considerazione: non tutte le immagini scattate in Ucraina hanno come obiettivo la divulgazione della verità dei fatti; alcune veicolano “una narrativa mainstream che deve essere portata avanti”.
Centrale è l’importanza dei civili per Evangelista: “Questo libro contiene delle considerazioni che consentono di interpretare come questa serie di fenomeni si abbatte sul consumatore”, ovvero il singolo individuo.
Infatti, i conflitti odierni, come anche nel passato, incidono soprattutto sulle persone comuni: in sintesi, anche noi ne risentiamo. La grande differenza, però, che si deve tenere in considerazione per confrontare le singole realtà è che: “Noi paghiamo con il portafoglio, altri con la vita”, come ha ricordato Evangelista.