Attualità - 21 febbraio 2025, 07:30

Processo Makka, le testimonianze dei familiari: "In pace non abbiamo mai vissuto"

Al procedimento per omicidio a carico della ragazza nicese che ha accoltellato il padre, hanno deposto madre e la sorella minorenne, ricostruendo il clima di violenza in casa. Cruciali le registrazioni audio acquisite agli atti

Pattuglie dell'Arma di fronte al palazzo in cui, poco meno di un anno fa, è avvenuto l'omicidio (immagine d'archivio)

Pattuglie dell'Arma di fronte al palazzo in cui, poco meno di un anno fa, è avvenuto l'omicidio (immagine d'archivio)

Udienza molto delicata quella che, ieri mattina, ha visto le testimonianze di Natalia Petrova, della sorella di Makka e di Martina Bonini alla Corte d’Assise di Alessandria per il processo a carico della diciannovenne che nel marzo 2024 ha ucciso il padre dopo una giornata di litigi e violenza, per difendere la madre.

L'esame dei tre testimoni riveste un ruolo cruciale per la difesa, rappresentata dall’avvocato Massimiliano Sfolcini, per allontanare la pesante accusa di omicidio volontario premeditato, dal momento che tutti e tre erano presenti nell'abitazione il giorno dell'assassinio di Akhyad Sulaev.

La prima deposizione è stata quella della sorella minore di Makka, accolta in un ambiente separato dall’aula, affinché il presidente della corte d’Assise, Paolo Bergero, potesse porre le domande in un contesto protetto e adeguato alla giovane età della testimone, appena quindicenne.

Nel suo racconto, la ragazza ha ricostruito la situazione familiare prima di quel tragico giorno di marzo, fatta di continue tensioni quotidiane e insormontabili difficoltà comunicative. Il padre, ha raccontato, scaricava la sua rabbia soprattutto sulla moglie Natalia e sulla figlia Makka, mentre i momenti di serenità in famiglia erano fugaci, quasi inesistenti.

Alla domanda del presidente se avessero mai pensato di denunciarlo, la ragazza ha risposto di sì; ma ciò che ha bloccato l'intera famiglia è stato il timore che le forze dell'ordine non sarebbero bastate a proteggerli e che Akhyad sarebbe stato rilasciato poco dopo, senza conseguenze.

Non è stato semplice per la ragazza ripercorrere i momenti che hanno preceduto la morte del padre fino ad arrivare a quel pomeriggio carico di tensione: durante l'ennesima lite, l’uomo aveva aggredito la moglie, spingendo Makka a intervenire per difenderla. Poco dopo, in cucina è arrivata anche l’insegnante che stava facendo lezione ai fratelli e, allarmata, ha chiesto spiegazioni. Da quel momento, la situazione è precipitata. Secondo il racconto, Akhyad Sulaev si sarebbe diretto nella stanza di Makka, dove l’avrebbe aggredita, fin quando non ha subito l’accoltellamento.

Su richiesta del pubblico ministero, è stato domandato se Makka avesse ancora il coltello in mano all’arrivo dei carabinieri, mentre i fratelli venivano fatti uscire. Un dettaglio che la sorella non ha saputo ricordare.

Fondamentali, infine, le registrazioni telefoniche: la testimone, infatti, aveva attivato il registratore del cellulare, documentando quanto accaduto in quell’appartamento. Proprio da queste registrazioni si evince il clima di disperazione e paura scaturito da quella lite.

Con la testimonianza di Natalia Petrova, madre di Makka, è emerso con forza il tema dell’oppressione che il marito esercitava su di lei. L’uomo la accusava ripetutamente di tradimenti e pretendeva un’obbedienza assoluta, arrivando persino a imporle di rifiutare un lavoro se lo decideva lui.

Un rapporto segnato dal controllo e dal possesso, che sfociava anche in episodi di violenza fisica quando le sue richieste non venivano assecondate. In pace non abbiamo mai vissuto. Makka si è sempre messa tra di noi”, ha raccontato Natalia, sottolineando come la figlia fosse costretta a intervenire spesso per difenderla.

 Per Natalia Petrova è stato molto complesso ripercorrere i momenti che hanno preceduto la tragedia, dovendosi soffermare sulle minacce continue del marito e sui particolari cruenti che hanno coinvolto lei e sua figlia Makka.

 L’udienza si è conclusa con la testimonianza dell’insegnante presente nell'appartamento durante la lite.  È stata lei, dopo aver cercato spiegazioni, a chiamare i soccorsi, come confermano le registrazioni audio acquisite agli atti.

Il processo riprenderà giovedì 10 aprile.

Francesco Rosso

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