Attualità - 11 febbraio 2025, 08:04

"Sanremo: che sia un palcoscenico per la bellezza, non per la violenza": la consigliera astigiana Ferlisi (PD) chiede più attenzione ai testi delle canzoni

Nei giorni scorsi le consigliere di Parità, avevano espresso il pericolo dell'accettazione di modelli offensivi e violenti

Il palco di Sanremo 2025 (SanremoNews)

Il palco di Sanremo 2025 (SanremoNews)

Questa sera inizia il Festival di Sanremo e, come sempre, un semplice festival canoro diventa centro di ogni tipo di risvolto culturale, sociale e polemico. "Sono solo canzonette"? Evidentemente no, anche perché da sempre la musica è lo specchio di un Paese (?). 

Nei giorni scorsi diverse professioniste astigiane che si occupano di Pari opportunità, si sono soffermate sui testi musicali e alcune "provocazioni" messe in campo da alcuni protagonisti del festival, sottolineando gli effetti sull'età adolescenziale.

"Il pericolo - scrivono  Loredana Tuzii, Barbara Odarda, Bianca Marina Terzuolo, Nadia Miletto -  è l’accettazione di modelli verbali e visivi violenti e offensivi e la loro tolleranza: una delicata fascia di popolazione, quindi, è involontariamente esposta al raggiungimento di standard di comportamento, immersa in un linguaggio (musica e testi) sessista di apparente e falsa normalità che, attraverso abitudini consolidate, spingerà i più giovani a svolgere determinate esperienze, a prediligere modelli di riferimento negativi, senza percepirne il disvalore". 

Alcuni testi vengono tacciati di misoginia e hate speech, amplificati dall'uso della libertà di espressione.

Con una nota anche la consigliera capogruppo del Partito Democratico, Maria Ferlisi, appoggia le considerazioni delle consigliere di Parità e lancia un appello "affinché questa straordinaria vetrina della musica italiana non diventi un'occasione per legittimare, anche inconsapevolmente, linguaggi violenti, sessisti o irrispettosi".

Scrive Ferlisi: "La musica ha un impatto profondo sulle persone, in particolare sui giovani. Non è solo espressione artistica, ma anche un potente strumento educativo e culturale. Per questo, non possiamo accettare che il palcoscenico più prestigioso della canzone italiana dia spazio a testi che normalizzano la violenza, la sopraffazione o la mancanza di rispetto. Non possiamo limitarci a indignarci quando episodi di violenza riempiono le cronache, per poi restare in silenzio quando gli stessi atteggiamenti vengono raccontati con leggerezza in una canzone. La coerenza è essenziale: se vogliamo combattere la violenza di genere e ogni forma di prevaricazione, dobbiamo rifiutare che tali dinamiche siano diffuse e normalizzate attraverso qualsiasi mezzo, compresa la musica".

Ormai i testi e le canzoni, da questa sera, daranno sfoggio dei loro testi, accompagnate dai look degli artisti, ma la consigliera auspica che, dalle prossime edizioni "chi ha la responsabilità di scegliere e valutare, oltre a esibizioni, melodie e arrangiamenti, si soffermi con attenzione anche sui testi e sul messaggio che possono veicolare. Non possiamo più far finta di nulla e girarci dall’altra parte. Ogni forma di comunicazione, soprattutto quella artistica, ha un peso e delle conseguenze. La libertà di ognuno finisce dove inizia quella dell'altro, e nessuna espressione artistica può giustificare la violenza, l’umiliazione o il mancato rispetto della dignità umana, che è responsabilità anche di chi ascolta".

E chiude con una considerazione condivisibile: "La musica deve unire, non dividere; costruire, non distruggere. E perché chi ha il privilegio di salire su quel palco ha anche il dovere di rispettare il pubblico, soprattutto i più giovani, offrendo un esempio di arte che esalta la dignità e la libertà di tutti".

Betty Martinelli

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