Loretta Bologna - che nel 'valzer delle deleghe' voluto dal sindaco dopo l'allontanamento dalla giunta di Mario Bovino ha assunto gran parte delle deleghe rimaste vacanti, sommandole a quelle già di sua competenza - divenendo responsabile del settore Commercio ha ereditato un incarico complesso, ma cruciale per la città. Con la fiducia del sindaco Maurizio Rasero, Bologna si prepara a fronteggiare le molte sfide che la attendono. Lo fa all'insegna di un approccio improntato all'ascolto e alla condivisione, confermato dal fatto che domani, presso la sede di Confcommercio Asti, è in programma il primo incontro ufficiale con i commercianti, durante il quale verranno affrontati temi chiave, tra cui il possibile spostamento di parte del mercato nel centro storico.
A poche ore da questo appuntamento, l'assessore ci ha concesso un'intervista nella quale ci ha parlato delle sue priorità e del suo approccio al nuovo incarico.
Prima di ogni altra cosa, mi verrebbe da chiederle, fra il serio e il faceto, chi glielo fa fare di accettare l'incarico? Nel senso che, come abbiamo visto negli ultimi anni, l'assessorato al Commercio comporta molti oneri e pochissima gloria. Quindi cosa l'ha spinta ad accettare?
In effetti, da quando la decisione del sindaco è diventata pubblica, più che i complimenti in tanti mi stanno facendo gli auguri! (sorride, ndr.) Comunque, innanzitutto l'avere accettato la delega è conseguente il rapporto di fiducia con il Sindaco, che voglio tornare a ringraziare per la fiducia che ripone in me. Sono comunque ben consapevole che il momento che sta attraversando il settore, sia dal punto di vista del commercio fisso che da quello del commercio ambulante, è molto complesso e che le aspettative sono molto alte.
Esattamente, sono due ambiti estremamente importanti che lei si troverà a dover trattare a breve. Già domani è in programma un primo incontro e ne paleremo, ma prima di arrivare a quello volevo chiederle qual è lo stato delle cose che ha trovato in assessorato. Ci si è insediata da pochi giorni, però presumo che l'abbia studiato un po' prima di arrivarci...
Sì, sostanzialmente io già da 15 giorni più o meno sto girando negli uffici, ho incontrato ovviamente i dirigenti, ho incontrato i funzionari e anche per sapere quali se c'erano delle emergenze o cose da risolvere subito. Anche perché noi, come tutti gli enti, siamo soggetti ovviamente a scadenza e quindi quell'aspetto andava verificato immediatamente. Diciamo che, a livello di scadenze amministrative, nell'immediato non ce ne sono, però c'è tutto un discorso sul commercio che è stato portato avanti da chi c'era prima di me (Mario Bovino, ndr.) e che io proseguirò.
In linea con quanto fatto finora: quindi ritiene che il suo predecessore abbia fatto un buon lavoro?
Sì, esatto. Innanzitutto voglio approfittare di questo spazio anche per ringraziare Mario del lavoro che ha svolto in questi anni, anche perché nel momento in cui uno prende in mano questo assessorato lo fa per spirito di servizio, che è lo stesso che vorrei metterci io.
Venendo invece all'incontro di domani coi commercianti, immagino che sul tavolo ci sarà anche il tema dello spostamento in centro di parte del mercato. Una nuova e rilevante variazione a pochi mesi da quella precedente...
Allora, allora io vorrei solo far presente una cosa: che in questo momento io, ma sono certa lo stesso valga anche per il sindaco e i dirigenti, intendo principalmente ascoltare le esigenze dei commercianti e confrontarmi con loro. Perché non è mai stata mia abitudine, in tutti gli ambiti di cui mi sono occupata, entrare a gamba tesa, poiché sono convinta che le decisioni calate dall'alto non portino mai a buone cose, soprattutto per chi ne dovrà poi beneficiare. Quindi sarà sicuramente importante approcciarmi a questo lavoro con umiltà nell'ascolto, con la cautela giusta e soprattutto in piena condivisione con chi opera tutti i giorni nei diversi settori del commercio.
Chiarissimo, però mi permetta di insistere: uno dei temi su cui vi confronterete con i commercianti sarà appunto l'ipotesi di portare una parte del mercato in centro città?
Allora, credo che sia una via valutabile, però l'importante è che sia condivisa innanzitutto tra di loro. Perché io non voglio trovarmi nella situazione di avere manifestazioni contro (si riferisce alle molteplici proteste inscenate nei mesi scorsi da una parte degli ambulanti contro la decisione di unificare i mercati in piazza Campo del Palio, ndr.) come accaduto in passato. Qualsiasi soluzione venga adottata dovrà essere pienamente condivisa prima di tutto tra loro e con i colleghi del commercio fisso, perché per me questa soluzione può funzionare soltanto se il commercio fisso è di sostegno al commercio ambulante e viceversa.
In questa sua visione come possono sostenersi a vicenda? Nel senso che il commercio ambulante trarrebbe evidente vantaggio dall'avere una posizione logisticamente migliore in centro, in piazza Secondo piuttosto che in un'altra area, ma il commercio fisso che beneficio ne trarrà?
Che sicuramente chi andrà al mercato ambulante girerà anche per il centro, quindi ci saranno sicuramente più persone e da qui più possibilità anche per il commercio fisso. Comunque, prima di assumere qualsiasi decisione in tal senso, dobbiamo tenere conto che il nostro centro storico è densamente abitato, sia da residenti che da uffici. Pertanto bisognerà trovare, insieme a tutti i commercianti, una soluzione che possa venire incontro a tutte le esigenze, non solo di una parte. Ed è questa la parte più difficile.
Proprio sulla condivisione, c'è questa spaccatura netta ormai da mesi tra FIVA e Goia, con questi ultimi che, anche di recente, hanno ribadito che per loro l'unica opzione possibile è tornare in piazza Alfieri. Quindi appare quantomeno complesso riuscire a farli dialogare...
Allora, partiamo dal presupposto che io non prenderò in considerazioni proposte che non siano condivise. Cioè, se una parte dei loro rappresentanti hanno ritenuto di esprimersi su decisioni che non sono ancora state prese, semplicemente per ottenere un articolo in più sui giornali, la cosa non mi interessa perché non consento di venire a dettare legge: non mi faccio prendere per la giacca da nessuno. Mi confronterò anche con loro così come con gli altri commercianti, ma voglio un dialogo aperto e costruttivo.
Permane però il problema di fondo: loro non vogliono valutare nessuna proposta alternativa al ritorno in piazza Alfieri...
Allora, il discorso dell'anello io non lo prenderei neanche in considerazione, anche perché quando era stato fatto un po' di anni fa la piazza non era ancora a disposizione né come parcheggio e neanche era a disposizione per manifestazioni. Perché dobbiamo tenere conto che, nel momento in cui andremo a prendere delle decisioni, non lo faremo soltanto per il commercio. Dovranno essere condivise con altri ambiti come le Manifestazioni, l'Urbanistica, il Turismo e improntante a valutare le diverse visioni che possono arrivare su quella città. Anche perché le decisioni che si prendono prende adesso non è che poi ogni momento le si puoi cambiare. Serve lungimiranza. Quindi, cioè io dico ai signori del Goia che, insieme al sindaco, li riceverò sicuramente però debbono trovare una via che sia davvero percorribile con i loro colleghi. Non è per forza necessario dire sempre no o essere contro, perché quello è l'atteggiamento più sbagliato che possono adottare, finendo per danneggiare anche sé stessi e i loro associati. Anche perché dobbiamo tenere conto che il Goia è una realtà, che io ovviamente rispetto, molto più presente su Torino ma che probabilmente non conosce così bene, ad esempio, quali sono i problemi di viabilità di Asti e le abitudini degli astigiani. Quindi non ho nessuna intenzione di farmi dire cosa debbo fare. Io ascolterò le loro esigenze, ma non possono pensare che vengano prese in considerazione solo quelle e lo stesso vale per le argomentazioni degli altri commercianti. Dovranno venirsi incontro, anche perché se dovessimo valutare di spostare parte del mercato in centro non è che potremmo metterci troppo prima di rendere operativa la decisione. E si tratterebbe comunque di un mercato sperimentale, quindi se funzionasse avremmo fatto bene tutti insieme e in caso contrario avremmo sbagliato tutti insieme. A fronte di decisioni condivise.
Passando al commercio fisso, con riferimento tanto al piccolo commercio quanto all'ambito ristorativo, la situazione non è molto più rosea. Nel senso che molti negozi storici chiudono i battenti perché, legittimamente, i proprietari vanno in pensione e al loro posto spesso aprono catene. Solo poche settimane fa anche la proprietaria della Piccola Libreria Indipendente ha lamentato, in un post molto condiviso sui social, che piccole realtà come la sua sono schiacciate dall'ingombrante presenza di catene come Ubik, Libraccio, Giunti... Riassumendo, sono ormai molti anni che si parla di crisi del piccolo commercio e non si riesce ad uscirne. Qual è la sua "ricetta", sempre che ne esista una, per farlo ripartire?
Allora, ritengo si debba lavorare su più livelli, perché non siamo di fronte a una crisi che riguarda specificamente e solo Asti, ma che bensì tocca tutto il commercio fisso in Italia perché, specialmente durante e dopo il Covid, le abitudini delle persone sono completamente cambiate. Non potendo uscire da casa, molti hanno optato per il commercio online a scapito di quello di prossimità. Per cui, per contrastare questa tendenza, io credo che i commercianti dovrebbero puntare sui principali punti di forza che possono offrire: competenza e qualità. Aspetti sui quali, ad esempio, la Piccola Libreria Indipendente che lei ha citato punta già molto e con buoni risultati: sicuramente non fatturerà quanto una Feltrinelli o il LIbraccio, però puntando sulla qualità e sugli incontri letterari sta avendo buoni riscontri. E la stessa 'formula', improntata alla qualità e alla fidelizzazione del cliente, credo potrebbe funzionare per bar e ristoranti. Parallelamente dovremo cercare di definire con i proprietari degli immobili la possibilità di attuare percorsi con canoni agevolati o sgravi commerciali, mettendo mano ad esempio all'IMU che è una tassa che dipende direttamente dal Comune. Potremmo agire, ad esempio, sulla riattivazione di convenzioni con le associazioni di categoria, che purtroppo negli anni sono scadute. Tutte iniziative da attuare, però, senza demonizzare le catene. Sia perché, a dire la verità, si stanno diffondendo un po' in tutte le città e sia perché comunque l'apertura di ciascun loro punto vendita comporta la creazione di 4-5 posti di lavoro.
Competenza e eccellenza sono peculiarità che si possono anche maturare. Ritiene possa servire, in quest'ottica, incrementare la formazione?
Assolutamente sì, anche perché se guardiamo ad esempio alla ristorazione c'è stato un grosso ricambio generazionale, perché magari i vecchi ristoratori sono ormai in pensione, i figli hanno preferito specializzarsi in altri ambiti e finiscono per subentrargli giovani con tanta voglia di fare ma inevitabilmente privi di esperienza. Pertanto credo sia molto importante investano sulla propria formazione e sulla comunicazione di ciò che fanno, perché anche questo aspetto al giorno d'oggi è fondamentale. Molti già lo fanno, in ambito social piuttosto che attuando delle promozioni, ma credo che tutti dovrebbero investire su quei fronti. Restando in ambito ristorativo, pensiamo ad esempio al saper consigliare il giusto abbinamento vinicolo per un determinato piatto, valorizzando nel contempo due nostre eccellenze. Io sono fermamente convinta che il primo "biglietto da visita" della nostra città siano commercianti, baristi e ristoratori.
Ritiene che il Comune possa, magari di concerto con le associazioni di categoria, individuare qualche forma di collaborazione finalizzata a incrementare questi aspetti formativi?
Assolutamente sì. Tra l'altro, con riferimento ai fondi arrivati dalla Regione per i Distretti del Commercio, la formazione è proprio uno degli aspetti più ricorrenti tra quelli che ci vengono richiesto e infatti nel corso della riunione di domani, oltre che come detto del futuro del mercato, si discuterà anche di formazione e comunicazione. Ambiti nei quali sarà importantissimo concordare come operare insieme alle associazioni di categoria. Fermo restando che, al netto del condividere con noi i progetti formativi e educativi, spetterà poi a loro svilupparli concretamente, ma so che ci stanno già valorando.