Eventi - 26 gennaio 2025, 10:21

Il Cpia di Asti dedica la Giornata della Memoria a Piera Medico con "N come nemico" [FOTOGALLERY]

Davide Bosso, dirigente scolastico: "Difficilmente ho riscontrato un amore così viscerale per la professione di insegnante come era il suo”

Galleria fotografica MerfePhoto e V. Carotta

Galleria fotografica MerfePhoto e V. Carotta

 “Questa sera è una serata particolare. La Giornata della Memoria è sempre un momento prezioso per fermarsi a ricordare di non lasciar affievolire nel tempo il ricordo di una pagina così terribile come quella dell’Olocausto”, così Davide Bosso, dirigente del Cpia di Asti, ha iniziato l’evento intitolato “N come nemico”, organizzato ieri, 25 gennaio dal Cpia di Asti, in collaborazione con l’Israt (Istituto per la Storia della Resistenza e della Società Contemporanea in Provincia di Asti), per celebrare la Giornata della Memoria e per ricordare la recente scomparsa di Piera Medico, docente che ha coordinato l’istituto per dieci anni.

Molte sono state le testimonianze che hanno ricordato la sua passione e dedizione nel condurre “dall’altra parte del ponte” tutti i suoi studenti. Il suo assiduo impegno nella realizzazione dei progetti
della scuola è stato raccontato così da Bosso: “Il deus ex machina di questi eventi è sempre stata incontestabilmente, sempre, Piera Medico. Non sarà facile questa sera senza di lei, ma abbiamo promesso tutti noi del Cpia, di fare tesoro di ciò che lei ci ha insegnato”.

“N come Nemico”
 

Nel corso degli anni, in occasione della Giornata della Memoria, l’istituto ha affrontato più volte, in  differenti modi, il ricordo delle discriminazioni nella storia.
Quest’anno gli studenti hanno partecipato alla realizzazione di un evento focalizzato sul concetto di “genericamente diverso”, descritto da Nicoletta Fasano - direttrice Israt - con queste parole: “N come nemico, perché? Perché si è arrivati all’eliminazione della diversità? Abbiamo lavorato sulla comunicazione, sul come si fa a creare il nemico”.
La ricerca dell’evento, di cui Medico è stata parte fondamentale, ha indagato su come nasce la costruzione del nemico, attraverso lo studio della comunicazione propagandistica razziale durante il
regime nazista e fascista, e l’illustrazione di come sia facile valicare i confini tramite il linguaggio d’odio, purtroppo ancora molto presente al giorno d’oggi.
Ha continuato Fasano: “Entrambi i paesi si sono dati delle leggi, degli strumenti del diritto, per agire in piena legalità nella criminalizzazione della diversità. La comunicazione diventa fondamentale: si
costruisce un’immagine del nemico, lo si denigra, lo si de-umanizza”.

Letture e canzoni si sono susseguite durante l’appuntamento per testimoniare e far riflettere sull’importanza della memoria: dalla “Rivista della difesa della razza” rappresentante la propaganda ideologica della superiorità di una razza, quella ariana, sulle altre, al “Manifesto della razza” del 1938, dalle norme per la difesa della razza nella scuola italiana alle storiche testimonianze sotto il regime nazifascista. Tra le tante, quelle di Liliana Segre, senatrice a vita, Eo Baussano, attivo antifascista e Anna Cerchi, partigiana deportata a Ravensbrück.

Le testimonianze degli studenti del Cpia e i loro lavori
 

Non solo le voci del passato, ma anche quelle del presente hanno raccontato le storie di persecuzioni: toccanti e profondi sono stati i racconti personali di due studenti.
Il primo, in testimonianza del Porrajmos del popolo rom ha parlato Sabaudin Beganovic: “Negli anni dello sterminio del mio popolo il fatto di essere con fissa dimora, avere un lavoro fisso retribuito, essere cristiano cattolico, essere un bravo studente non mi avrebbero salvato dalla deportazione. Il mio volto parla per me e dice che per alcuni sono un diverso. Il mio viso dice che sono un rom, ma il mio essere grida uomo, senza alcun ma o però”.
A seguire la testimonianza di Anila Osha: “Mi vedete? Sono un’ex atleta paraolimpica. Io ad Auschwitz sarei stata subito selezionata per la camera a gas. Perché sono qua? Sono qui a testimoniare che il cosiddetto diverso è una ricchezza di esperienze, di dolori e di barriere affrontate”.

Oltre alle stimolanti e intense letture e testimonianze, gli studenti del corso di fotografia del Cpia, con l’aiuto del docente Giorgio Certosio, si sono cimentati nella realizzazione di un progetto incentrato sulla diversità, presentando al pubblico le immagini da loro realizzate.

I momenti musicali sono stati realizzati dal Coro del Cpia.

La conclusione dell’evento, un messaggio di pace e speranza

A conclusione dell’evento è stata proposta le lettura del brano Apeirogon di Colum McCann, un libro che tratta del dolore di due padri, uno palestinese e l’altro israeliano, accomunati dalla
stessa perdita, causata dalle opposte fazioni. Mario Malandrone, docente del Cpia, ha spiegato la scelta di introdurre tale lettura: “Proprio da questo dolore i due protagonisti cercheranno di fare
nascere una possibilità di pace, si uniranno e chiameranno fratello, oltre ogni pregiudizio, odio e rabbia”.

L’evento, a partire dal passato, ha fatto riflettere su ciò che oggi nel mondo priva di diritti fondamentali gli esseri umani. Infatti l’intento non è stato quello di trovare una risposta, ma di indurre il pubblico a porsi delle domande su come ognuno di noi, al determinarsi di particolari circostanze, possa diventare diverso, e quindi nemico.

Virginia Carotta

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