Attualità - 19 gennaio 2025, 12:08

Tramonta l'idea del termovalorizzatore a Quarto ?

Lo spazio insufficiente pare mettere fine al progetto, mentre permangono le proteste di varie associazioni che hanno già indetto assemblee pubbliche sulla questione

Il termovalorizzatore del Gerbido, probabilmente destinato ad un ampiamento

Il termovalorizzatore del Gerbido, probabilmente destinato ad un ampiamento

La realizzazione di un termovalorizzatore  a Quarto d’Asti, nell’ambito del Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti del Piemonte, sembra destinata a essere archiviata. Paolo Foietta, presidente dell’Agenzia Regionale Rifiuti, in un sopralluogo ha evidenziato l’inadeguatezza dell’area individuata, lasciando intendere che le dimensioni del sito non soddisfano i requisiti tecnici per ospitare un termovalorizzatore. Sebbene non ci sia ancora una decisione definitiva, il progetto, già oggetto di accese contestazioni, potrebbe rimanere sulla carta.

Per la costruzione di un termovalorizzatore, secondo i criteri tecnici, sarebbero necessari almeno 80.000 metri quadrati di terreno libero. Questo vincolo rende difficile, se non impossibile, procedere con la realizzazione dell’impianto, spingendo la Regione a considerare altre soluzioni.

La proposta dell’inceneritore ha suscitato non poche perplessità tra cittadini e associazioni ambientaliste. L’assemblea pubblica organizzata sabato 25 gennaio presso il Foyer delle Famiglie di via Milliavacca, per ora ancora confermata, sarà un’occasione per approfondire dubbi e criticità legati al progetto. Durante l’incontro, esperti e attivisti hanno messo in evidenza una serie di timori legati all’impatto ambientale e sociale dell’impianto.

C’è chi teme che gli inceneritori possano emettere sostanze tossiche, come diossine e metalli pesanti, con potenziali rischi per la salute pubblica e la qualità dell’aria. Altri sottolineano come questo tipo di infrastruttura potrebbe ostacolare le politiche di riduzione, riciclo e riutilizzo dei rifiuti, entrando in conflitto con i principi dell’economia circolare. Inoltre, non mancano preoccupazioni legate agli alti costi di costruzione e gestione, che molti giudicano eccessivi rispetto ai benefici previsti. Infine, ci si chiede se l’eventuale presenza di un inceneritore in zona possa danneggiare il valore dei terreni agricoli e immobiliari, compromettendo il territorio.

Un progetto tra opportunità e polemiche

L’idea di realizzare un termovalorizzatore ad Asti era nata all’interno della strategia regionale volta a incrementare la capacità di smaltimento dei rifiuti in Piemonte, attualmente concentrata sull’impianto del Gerbido, a Torino. La nuova struttura avrebbe dovuto trattare circa 250.000 tonnellate di rifiuti all’anno, riducendo la dipendenza dal conferimento in altre regioni.

La candidatura di Asti, avanzata dalla giunta comunale guidata dal sindaco Maurizio Rasero, aveva però creato tensioni politiche. La minoranza aveva  accusato l’amministrazione di aver cambiato idea rispetto a precedenti dichiarazioni, secondo cui il comune non avrebbe preso in considerazione tale ipotesi. "Dopo il Gerbido, vogliono imporre un secondo inceneritore. Ancora una volta, le decisioni sembrano essere prese senza coinvolgere adeguatamente il territorio", avevano dichiarato i consiglieri di opposizione Bosia, Malandrone e Miroglio. Questo ha alimentato un clima di sfiducia e un acceso dibattito pubblico.

Con l’archiviazione del progetto di Quarto, la Regione si trova ora a dover valutare alternative. Tra le opzioni sul tavolo vi è il potenziamento dell’impianto del Gerbido oppure la possibilità di costruire nuovi termovalorizzatori in altre province.

Redazione

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