Un romanzo avvincente con un susseguirsi di colpi di scena.
È “Il corvo dall’occhio di vetro”, scritto da Adriano Francia e pubblicato nella collana “Biblioteca degli scrittori piemontesi” di Baima e Ronchetti Editore. Il lettore, catapultato come per magia nel Piemonte del ’600, ritroverà con piacere Ariele, il protagonista di “La luce tra le mani”, il primo libro scritto dall’autore, che è nato e vive a Nizza Monferrato.
Come nasce la tua passione per la scrittura?
Ho sempre letto e scritto, fin da ragazzo. Sono passioni ereditate da mia madre, che era una lettrice addirittura premiata per la sua voracità nel “divorare” libri della biblioteca. Anche mio padre leggeva molto. Io ero e sono ancora affezionato al genere di fantascienza d’autore: Isaac Asimov, per intenderci. Lo stimolo a cimentarmi con la scrittura è scattato una trentina di anni fa. Si è formato insieme all’idea di uno specifico romanzo, dall’intreccio complesso, che è poi rimasto nel cassetto", spiega Adriano Francia, che è responsabile commerciale di una nota azienda della provincia di Bolzano ed è anche appassionato di vini e gastronomia. "Poi, crescendo, l’“Adriano scrittore” si è un po’ fermato, ma la voglia di prendere in mano carta e penna non è mai passata. La scintilla è nuovamente scoppiata con la storia legata a un fatto storico accaduto a Nizza Monferrato: il miracolo della lampada di San Carlo. Una vicenda che mi ha sempre affascinato molto. Attorno a quell’episodio ho creato, dandogli una veste storica, il mio romanzo “La luce tra le mani” e il personaggio di Ariele.
Raccontaci qualcosa di questo nuovo romanzo
“Il corvo dall’occhio di vetro” è la prosecuzione del primo libro, “La luce tra le mani”, edito da Baima e Ronchetti nel 2021. Ariele, il personaggio principale della storia, rispetto al primo capitolo ha messo la testa a posto. Per lui è tutto cambiato: vive ad Alessandria e ha abbandonato una spericolata vita da furfante. Grazie alle conoscenze circa le proprietà curative delle erbe, tramandategli dal nonno, alle sue capacità ed esperienze maturate durante il suo vagabondare nei boschi, è diventato un abile e noto guaritore. La sua tranquillità quotidiana viene però turbata da qualcosa che ne stravolge, di nuovo, la vita. Costretto improvvisamente a fuggire dalla città, farà ritorno a Nizza della Paglia dove, al fianco di alcuni degli amici di un tempo, dovrà fronteggiare gli orrori che si nascondono dietro le austere mura di un monastero e uno spietato nemico venuto dal passato.
Quale legame c’è tra Adriano Francia scrittore e l’astigiano? E quanto ti rispecchi nel protagonista Ariele?
Mi piace ambientare i miei libri in luoghi che conosco molto bene, come il Monferrato. Mi documento e faccio sempre delle ricerche specifiche sull’ambientazione dei miei romanzi. Non a caso, il prossimo, che sto già scrivendo e che dovrebbe concludere questa trilogia iniziale, sarà incentrato su vicende che porteranno i vari personaggi a intraprendere un pericoloso viaggio tra la città di Asti e il Monregalese, quest’ultima zona del Piemonte a me particolarmente cara. Per quanto riguarda, invece, il personaggio principale, Ariele, diciamo che non c’è molto di me in lui. Mi immedesimo e assomiglio caratterialmente molto di più nella badessa Clara, che è più un “peperino”, come il sottoscritto.
Quando inizio un romanzo, costruisco sempre una traccia di partenza. Tuttavia, scrivo di getto e, andando avanti, capita di stravolgere lo schema iniziale. Il titolo dell’ultimo libro, “Il corvo dall’occhio di vetro”, nasce, senza fare spoiler, da Aleandro Canepari, il “villain”, il personaggio cattivo della storia, manovrato però da un burattinaio più cattivo di lui. La copertina del libro, infine, è di un artista inglese: Owen Gent, che ha realizzato, tra l’altro, le copertine di alcuni libri di Sciascia pubblicati in Italia.