Economia e lavoro - 17 novembre 2024, 07:29

Conflitto in Medio Oriente frena le esportazioni piemontesi: calo del 7,6% nel 2024

Secondo i dati di Confartigianato Imprese Piemonte, le vendite all'estero della regione hanno registrato un calo del 7,6% nel primo semestre del 2024 rispetto allo stesso periodo del 2023

Conflitto in Medio Oriente frena le esportazioni piemontesi: calo del 7,6% nel 2024

L'instabilità politica che sta attraversando il Medio Oriente sta rallentando in modo significativo le esportazioni del Piemonte verso quell'area geografica. Secondo l'analisi dell'Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Piemonte, le vendite all'estero della regione verso i Paesi arabi e confinanti sono diminuite del 7,6% nel primo semestre del 2024 rispetto allo stesso periodo del 2023.

"Le notizie che arrivano dal Medio Oriente sono molto preoccupanti", commenta il presidente di Confartigianato Imprese Piemonte, Giorgio Felici. "Questa crisi sta penalizzando sia i sistemi del made in Piemonte e made in Italy, sia l'approvvigionamento di prodotti essenziali per la trasformazione della manifattura, aggravando la frenata del commercio".

Il Piemonte è una delle regioni italiane più esposte alle esportazioni verso i Paesi mediorientali, con vendite pari a 2,6 miliardi di euro nel 2023, corrispondenti al 2,09% del valore aggiunto regionale. Tra i principali mercati di destinazione figurano gli Emirati Arabi Uniti (26,8% dell'export), l'Arabia Saudita (19,4%) e Israele (13,4%).

"Se la situazione non si stabilizza rapidamente - avverte Felici - c'è il rischio concreto che le esportazioni subiscano un forte rallentamento, con ripercussioni non solo sulle imprese esportatrici, ma anche sull'economia regionale nel suo complesso". Per questo, il presidente di Confartigianato chiede alle istituzioni locali e nazionali di intervenire "adottando misure a sostegno delle imprese, per mantenere aperti i canali commerciali e mitigare i potenziali effetti negativi".

A livello settoriale, i comparti più esposti sono quelli dei macchinari e impianti (25,3% dell'export), delle altre manifatture come mobili, gioielleria e occhialeria (12,5%), della moda (9,2%) e dei mezzi di trasporto (8,8%). Segnali di tenuta arrivano dal comparto alimentare e delle bevande (7,2%) e da quello delle apparecchiature elettriche (7%).

Redazione

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