In quanto ad attività mercatali, a breve, Asti non sarà seconda a nessuno. Nel scriverlo mi viene in mente il claim da Bavagliolone del Bagna Cauda Day, Esageruma nen. Claim “ecologico” che invita a non esagerare a sfruttare la Terra, quindi ben poco in tema con mercati e mercanti. Chissà perché ho collegato le due cose?
Comunque, da sabato prossimo, 16 novembre, fino al 22 dicembre piazza Alfieri ospiterà una delle manifestazioni natalizie più importanti del nord Italia, classificata l’anno scorso al settimo posto in Europa tra gli eventi assimilabili, secondo European Best Destinations.
Il villaggio natalizio sarà composta da 130 casette, piene di prodotti artigianali e prelibatezze gastronomiche. Volenti o nolenti, un giro ce lo faremo comunque tutti e le foto di Asti dall’alto della ruota panoramica faranno il giro del web, dando lustro alla nostra bellissima città.
Lustro, grandissimo lustro che ci riporta al periodo d’oro della storia cittadina. Lustro cominciato con il diritto di battere moneta, concesso dall’imperatore Corrado II nel 1141. Il commercio, principalmente di valuta, si sviluppò in breve tempo, favorito anche dal libero accesso a molte fiere del nord Europa tra cui le famose sei della regione dello Champagne. Prestavano denaro su pegno ad una clientela molto variegata, dallo stesso re, al nobile, al borghese, fino al contadino. Prestavano a tassi non proprio da amici, intorno al 43%, guadagnando un mare di soldi, ribaltati sullo sviluppo strutturale , architettonico ed economico di Asti e dintorni. L’attività iniziò a crescere sempre più in tutta Europa, cominciando dalla Francia, poi in Germania e nelle Fiandre, con il picco a cominciare dal 1342, al fallimento di alcune grandi banche fiorentine, concorrenti, e per il minor margine di manovra casalingo. Asti, proprio nel 1342 era caduta sotto il governo visconteo e alcuni anni dopo venne compresa nella dote di nozze di Valentina Visconti, data in sposa a Luigi di Valois, duca di Orléans. Da li in avanti, anche se relativamente liberi di amministrare la città, i mercanti astesi si dedicarono più allo sviluppo estero che ad altro, quasi fino al XVII secolo. Su questa evoluzione d’affari è stata allestita una interessantissima mostra a Palazzo Mazzola, sede dell’Archivio Comunale: "Fiere, città e mercanti (1350-1600)”. Esposizione inaugurata un mesetto fa in occasione del primo Festival del Medioevo di Asti, prorogata fino al 5 dicembre. A latere della mostra non perdetevi uno dei più notevoli "libri bianchi" del periodo medioevale, il Codex Astensis. glorioso manifesto d’astigianità, documento unico ed eccezionale, fotografia di un grande momento storico per la nostra città a far sapere ai nuovi regnanti viscontei e orleanesi il chi e il cosa su proprietà e diritti dell’ampio territorio facente capo ad Asti. E’ arricchito da 105 spettacolari miniature, attribuite in buona parte a Giovannino de’ Grassi, uno dei massimi esponenti del tardo gotico italiano, che illustrano il territorio astese del tempo. 63 delle miniature hanno per soggetto dei castelli, corrispondenti ad altrettante località; l’insegna astigiana sventola su di loro nella maggioranza dei casi da sola, affiancata ad un’altra bandiera solo in 19, sia essa degli Incisa, dei del Carretto, dei Visconti o dei Saluzzo di Dogliani, signori di Agliano, tutte dinastie di rango almeno regionale. In sostanza, dal panorama araldico del Codex Astensis e dal racconto sono escluse le famiglie astigiane. Chiaro messaggio destinato ai nuovi dominanti di unità d'intenti e di aspettative, supportato da orgoglio unitario sotto il gonfalone della città. 16 sono lasciate dal miniatore senza alcuna insegna, non certo perché terre di nessuno, ma per chiara volontà dei committenti di non volerle caratterizzarle con la bandiera del marchese del Monferrato, l'eterno rivale.