Agricoltura - 09 novembre 2024, 07:24

L' agricoltura piemontese traccia il bilancio del 2024: tra sfide climatiche e speranze giovani

L' annata agraria 2024 rivela un settore resiliente ma in trasformazione: calo delle aziende, aumento dei giovani imprenditori e nuove sfide all'orizzonte

L' agricoltura piemontese traccia il bilancio del 2024: tra sfide climatiche e speranze giovani

In prossimità di San Martino (11 novembre), data in cui si chiude di rito la campagna agraria, si è svolta la consueta conferenza stampa di presentazione dei dati dell'Annata Agraria 2024, a Torino, nella sede di Confagricoltura Piemonte, alla presenza dei vertici confederali sia regionali che nazionali (il presidente di Confagricoltura Piemonte Enrico Allasia, il direttore Lella Bassignana e il vicepresidente di Confagricoltura nazionale Luca Brondelli di Brondello). Durante l'incontro sono stati analizzati i principali comparti produttivi dell’agricoltura piemontese, partendo dalla considerazione che il cambiamento climatico e l’insorgenza di nuove fitopatie e zoonosi sono una realtà con la quale occorre sempre più fare i conti.

“Il 2024 in Piemonte, fin dai primi mesi, ha fatto registrare un’inversione di tendenza rispetto alle condizioni climatiche registrate nel 2022 e nel 2023: precipitazioni frequenti e consistenti su tutte le provincie che hanno contribuito a cancellare la scarsità idrica degli anni precedenti, assicurando al settore agricolo una riserva di acqua buona e mai scarsa”, ha affermato Federico Spanna, del Settore Fitosanitario, Sezione Agrometeorologica della Regione Piemonte, che ha effettuato un monitoraggio sul territorio piemontese dei fenomeni atmosferici, agricoli e fitosanitari, dal è stata elaborata l’analisi dell’andamento del settore primario regionale. Il quadro che ne è emerso non è sufficientemente confortante.

Le temperature primaverili al di sotto della media stagionale e gli intensi rovesci hanno determinato problematiche di tipo fitosanitario, acuite dal fatto che i terreni saturi di acqua impedivano l’entrata in campo dei mezzi atti ad effettuare gli interventi di difesa. Da luglio, non sono mancati eventi estremi che hanno danneggiato la vegetazione, anche in maniera massiva. Giornate molto calde alternate a rovesci sono risultate favorevoli ai processi vegetativi che tuttavia, in alcuni areali, hanno risentito di tassi di umidità atmosferica assai elevati, che hanno dato origine a stress fisiologici notevoli. Inoltre, fisiopatie e avversità di tipo fitosanitario, biotico e abiotico, hanno esplicato i loro effetti sulla vegetazione, inficiando spesso qualità e quantità del raccolto. Il mese di settembre particolarmente piovoso ha poi giocato un ruolo determinante sulla produttività di quelle colture che si trovavano in fase di completamento della maturazione: alcuni areali hanno subito danni minori, a fronte di altri in cui le perdite sono state significative.

“Complessivamente possiamo inserire il 2024 tra le annate caldo – umide, con precipitazioni e fenomeni mensili che, paragonati al 2002 e al 2014, anni di riferimento per il manifestarsi di condizioni atmosferiche simili, danno un quadro abbastanza favorevole per l’agricoltura piemontese”, ha concluso Spanna.

Il numero delle aziende agricole in Piemonte, ormai da almeno un decennio, sta subendo una progressiva diminuzione, soprattutto per quanto riguarda le piccole aziende a conduzione familiare. Si tratta di un fenomeno legato a una dinamica strutturale del comparto che vede il concentrarsi delle risorse (superfici, capi allevati, capitali) in aziende di maggiori dimensioni. La tendenza ha mostrato una forte accelerazione negli ultimi sei anni, anche a causa delle numerose crisi che hanno colpito il settore, dall’aumento dei costi di produzione alla crisi idrica. Dal 2019 al 2024 la diminuzione è stata del 18% circa, passando dalle 43.246 aziende attive del 2019 alle 35.241 del 2024 (fonte Anagrafe agricola regionale).

Per contro la SAU (Superficie Agricola Utilizzata) nello stesso periodo si è ridotta solo dell’8,6%. Gli ettari nel 2011 erano infatti 947.964, contro i 866.060 del 2024 (fonte Anagrafe agricola regionale), dato che se da una parte conferma l’esistenza di un processo di accorpamento progressivo delle aziende, che ha portato la loro dimensione media dai 18,2 ettari del 2018 ai 21 ettari del 2023, dall’altra è indice di un progressivo abbandono dei terreni più difficili da condurre, fenomeno preoccupante sia per l’attività agricola, sia per il territorio.

In questo quadro, è interessante osservare il dato riguardante le aziende condotte da donne e quelle con titolari giovani (meno di 41 anni). Le aziende al femminile rappresentano oggi il 25,8% di quelle totali e le aziende con titolari giovani sono 5.730 e rappresentano il 14,6% del totale. Il dato è in crescita negli ultimi dieci anni, grazie anche alle politiche di sviluppo rurale attuate a partire dal 2016; nel 2015 i giovani erano infatti il 12,1%.

Dal punto di vista strutturale, il 36% del territorio del Piemonte è destinato alla produzione agricola, selvicolturale e della pesca; il comparto progredisce in termini di propensione all’innovazione e agli investimenti, nonostante l’incremento dei costi di molte materie prime, soprattutto nel settore energetico.

Una faccia del successo delle produzioni agroalimentari è rappresentato dai prodotti di qualità certificata DOP, IGP, DOC e DOCG (tra cui spiccano le 59 nel vino) e PAT, ben 341 sono le produzioni tipiche.

Analizzando il settore comparto per comparto, Confagricoltura Piemonte ha più che confermato le criticità già rilevate durante tutta la campagna 2023-2024:

- aumento dei costi di produzione che non sempre vengono ricompresi nel prezzo finale del prodotto, riducendo così all’osso la marginalità, a cui si aggiungono le difficoltà ormai strutturali di reperire manodopera specializzata;

- ritardo generalizzato, causato dall’andamento meteorologico, nelle semine e nello sviluppo delle coltivazioni a cui non corrisponde un ristoro adeguato per sopperire alle perdite;

- diffusione di malattie virali non endemiche, quali la Peste Suina africana (PSA) per i suini, la Blue Tongue per gli ovicaprini e i bovini, l’influenza aviaria per gli avicoli;

- aumento della burocrazia con conseguente riduzione in investimenti innovativi, in nuove tecnologie e per fare fronte alle richieste di mercato;

- nuovi obblighi imposti dalla PAC, dalle normative sul clima, dalla strategia sulla biodiversità per il 2030, che minano la sopravvivenza delle aziende agricole;

- difficoltà nel ricambio generazionale e nell’accesso al credito da parte dei giovani imprenditori.

Confagricoltura continua a chiedere alle istituzioni, a tutti livelli, una maggiore attenzione al settore primario, che deve essere considerato strategico nel rilancio delle attività produttive regionali. Il Presidente di Asti Agricoltura, Gabriele Baldi, fa proprie le considerazioni del Presidente regionale Allasia: “La promozione di un’agricoltura sostenibile economicamente, socialmente e dal punto di vista ambientale, in equilibrio con gli obiettivi strategici del Green Deal europeo, una stabilizzazione dei mercati agricoli e un tenore di vita dignitoso per gli agricoltori sono priorità a cui non si deve sottrarre la nostra platea politica”, che positivamente poi ha commentato l’aumento in Regione delle aziende agricole condotte da giovani (+16%): “Sono i portabandiera delle nuove tecniche di precisione e dell’agricoltura intelligente e contribuiscono a realizzare modelli virtuosi di produzione sufficiente, di qualità, green e sostenibile. In poche parole, sono il futuro già tangibile ora di come dovrà essere un’impresa. Andrebbero per tale motivo incrementate più misure a sostegno del ricambio generazionale”.

Il direttore della compagine astigiana rimarca le considerazioni espresse dal direttore regionale Lella Bassignana, intervenuta in apertura della mattinata: “Per garantire un futuro agli imprenditori agricoli è necessario conoscere, formare e formarsi, innovare cogliendo i vantaggi che le tecnologie moderne possono offrire e fare rete, affinché si efficientino le lavorazioni aziendali per garantire salubrità e sicurezza al consumatore. Ma sono i giovani, attraverso la loro capacità oggettiva di osservare distaccatamente le prassi aziendali, ad apportare quelle soluzioni inedite e quei metodi di lavoro più efficienti che consentono di produrre di più e con un minor impatto a parità di input”.

All’incontro era presente anche il direttore della direzione Agricoltura e cibo della Regione Piemonte Paolo Balocco, che ha richiamato il ruolo fondamentale dell’Ente pubblico nell’attività di analisi del settore primario e nello sviluppo delle politiche di programmazione e indirizzo dell’agricoltura in stretto dialogo con le sue rappresentanze.

A chiudere i lavori, il vicepresidente nazionale di Confagricoltura Luca Brondelli di Brondello, imprenditore cerealicolo e viticolo: “Dai dati esposti oggi e dalla realtà che viviamo quotidianamente, emerge chiaramente un quadro di difficoltà che coinvolge tutto il mondo agricolo. È necessario quindi che sul medio – lungo periodo e a tutti i livelli, regionale, nazionale e internazionale, vengano attuate politiche più coraggiose. Gli obiettivi?

Riportare la produzione di cibo sicuro e di qualità ad un livello tale da competere lealmente ed equamente con i produttori americani e asiatici, seguendo regole di mercato ben definite e accordi multilaterali, che garantiscano reciprocità. Non per ultimo, sfatare l’illogica teoria secondo la quale i lavoratori della terra non avrebbero a cuore la natura e gli elementi che la caratterizzano: è esattamente il contrario, tant’è che a marzo di quest’anno è stata istituita la figura dell’agricoltore custode dell’ambiente e del territorio”. 

La situazione in provincia di Asti

Anche in Provincia di Asti l'andamento climatico è stato analogo a quello registratosi su tutto il territorio regionale. Nell'Astigiano si sono infatti verificate intense precipitazioni soprattutto nel periodo primaverile (per la precisione nei mesi di aprile e maggio).

Purtroppo la produttività di alcune colture è stata condizionata non solo dalle piogge e dall'eccessiva umidità di questa annata, ma soprattutto dalla siccità degli anni 2022 e 2023. Oltre alla riduzione in termini quantitativi, anche dal punto di vista qualitativo si riscontrano parecchie imperfezioni dovute all’insorgenza di malattie causate da insetti patogeni e di funghi, come ad esempio la cimice asiatica e il mal dello stacco sul nocciolo”, afferma il responsabile tecnico della Confagricoltura di Asti Enrico Masenga.

Confagricoltura chiede a gran voce l'intervento delle istituzioni – concludono Baldi e  Baravalle, a corredo dei dati di superficie astigiani - affinché vengano riconosciuti maggiori indennizzi alle aziende in seguito alle avversità atmosferiche di questi ultimi anni e vengano attuate politiche di sostentamento finalizzate maggiormente alla tutela del settore primario e nella salvaguardia dei territori”.


 

Redazione

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