Sanità - 28 ottobre 2024, 07:18

Diecimila infarti l'anno in Piemonte, la ricetta per evitarne molti: "Colpire il colesterolo 'cattivo' presto e forte"

Il colesterolo LDL si può combattere per prevenire recidive, ma oltre l’80% dei pazienti non raggiunge i livelli raccomandati

Sala operatoria (immagine generica di archivio)

Sala operatoria (immagine generica di archivio)

Le malattie cardiovascolari rappresentano la prima causa di morte in Italia con 217mila decessi all’anno, di cui 17.000 in Piemonte. Con 1 paziente su 5 a rischio di un secondo evento cardiovascolare entro il primo anno dopo un infarto, il colesterolo LDL (C-LDL) rappresenta un fattore modificabile fondamentale per prevenire nuovi eventi. Tuttavia, l’80% dei pazienti non raggiunge i livelli raccomandati, esponendosi a possibili recidive.

Lo studio italiano AT Target-IT

La buona notizia emerge dalle evidenze dello studio italiano AT TARGET-IT coordinato dal Prof. Pasquale Perrone Filardi, Direttore della Scuola di specializzazione in Malattie dell’Apparato Cardiovascolare, Università “Federico II” di Napoli, Presidente SIC (Società Italiana di Cardiologia) a cui hanno partecipato l’UO di Cardiologia dell’Azienda Ospedaliera Ordine Mauriziano di Torino diretta dal Dr. Giuseppe Musumeci, la Struttura Complessa a Direzione Universitaria di Cardiologia 1 dell’Ospedale Maggiore della Carità di Novara diretta dal Prof. Giuseppe Patti e  la Struttura Complessa di Cardiologia ASL Torino 3 Presidio Ospedaliero di Rivoli diretta dal Dr. Ferdinando Varbella.

Oltre 700 pazienti trattati in 22 centri diversi

I dati dello studio che ha coinvolto 771 pazienti post-infarto trattati in 22 centri italiani, sono stati recentemente pubblicati sull’European Journal of Preventive Cardiology e dimostrano l’efficacia dell’approccio “colpisci presto, colpisci forte”: intervenire subito dopo l’infarto, in modo intensivo con anticorpi monoclonali inibitori di PCSK9, abbassa i livelli di C-LDL fino al 70%. Il 68% dei pazienti ha raggiunto l’obiettivo raccomandato di C-LDL (55 mg/dL) già al primo controllo offrendo così una protezione efficace e sicura nella delicata fase post-infarto.

“I pazienti che hanno avuto un infarto sono considerati ad altissimo rischio. Le linee guida europee raccomandano di raggiungere livelli di LDL inferiori a 55 mg/dL, e addirittura sotto i 40 mg/dL per chi ha avuto multipli eventi cardiovascolari.” Afferma il Prof. Pasquale Perrone Filardi, Direttore della Scuola di specializzazione in Malattie dell’Apparato Cardiovascolare dell’Università “Federico II” di Napoli e Presidente della Società Italiana di Cardiologia (SIC). “Tutti i pazienti dopo l’infarto dovrebbero fare un controllo dopo 4 settimane di terapia anti-lipidica per verificare l’efficacia del trattamento e se i livelli di LDL non sono ancora ottimali, è necessario modificare e ottimizzare la terapia”.

Con basso livello di C-LDL rischi minori

Il registro italiano AT TARGET-IT dimostra per la prima volta nella pratica clinica una chiara correlazione: più basso è il livello di C-LDL, minore è il rischio di nuovi eventi cardiovascolari, con benefici evidenti già dopo 11 mesi. Infatti, i pazienti che hanno raggiunto l’obiettivo di LDL 55 mg/dL hanno visto una significativa diminuzione del rischio rispetto a quelli che non l’hanno raggiunto e che hanno livelli superiori.

Il beneficio si è dimostrato ancora superiore per chi ha livelli di colesterolo LDL sotto i 43 mg/dL e massimo per chi scende sotto i 23 mg/dL. Questi risultati confermano che abbassare il colesterolo LDL in modo intensivo subito dopo un infarto è sicuro ed efficace con significativi benefici per ridurre il rischio di recidive.

Se i dati dello studio a livello nazionale segnano dei traguardi importanti, le evidenze a livello locale sono ancora più incoraggianti; una notizia importante considerando che in un anno in Piemonte nel ci sono circa 10.000 infarti.

L'approccio 'colpisci presto e forte'

“Circa il 25% dei pazienti del nostro centro, ovvero circa 120 pazienti all’anno, sono stati trattati con l’approccio colpisci presto e colpisci forte.” Afferma il Dr. Giuseppe Musumeci, Direttore di Cardiologia presso l’Azienda Ospedaliera Ordine Mauriziano di Torino.  “Con l’uso degli anticorpi monoclonali inibitori di PCSK9 in associazione a statine ed ezetimibe, si riesce a portare i pazienti a raggiungere i livelli di LDL target in oltre il 95% dei casi entro i 6 mesi, con una riduzione del colesterolo LDL di oltre il 75% (fino a 30mgdL). Inoltre, nell’ultimo anno, abbiamo osservato una diminuzione significativa dei secondi eventi, con benefici per i pazienti che migliorano la qualità e la durata della vita e con una riduzione dei costi legati ai ricoveri evitati”.

L’efficacia dell’approccio “colpisci presto e colpisci forte” dipende in modo significativo anche dall’aderenza alla terapia. Secondo la letteratura scientifica, solo circa 5 pazienti su 10 (45,9%) a rischio molto alto e 3 su 10 (30,2%) a rischio medio seguono regolarmente una terapia ipolipemizzante tradizionale.

“Un secondo risultato significativo è l’aderenza alla terapia - Continua il Dr. Giuseppe Musumeci “I dati mostrano un tasso del 97% di aderenza agli anticorpi monoclonali inibitori PCSK9 a 6 mesi. Si tratta di terapie iniettive, e a questa modalità di somministrazione sia il paziente che il medico di medicina generale, attribuiscono molta importanza; pertanto, risulta molto difficile che vengano sospese in modo autonomo. Inoltre, la terapia iniettiva è semplice da somministrare, elementi che confermano i dati di alta aderenza riscontrati nell’esperienza nel nostro centro”.

Il ruolo dei pazienti nella prevenzione secondaria

Oltre a mantenere una costante aderenza ai trattamenti, i pazienti possono giocare un ruolo attivo nella loro prevenzione secondaria. Per i pazienti post infarto, è fondamentale che, se i livelli di colesterolo LDL non raggiungono gli obiettivi raccomandati, si consultino con il proprio specialista. Questo permette di ottimizzare la strategia terapeutica e garantire la massima protezione contro futuri eventi cardiovascolari.

Redazione

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