In vista dell'80° anniversario della fondazione della Repubblica dell'Alto Monferrato, avvenuta il 28 ottobre 1944, risulta particolarmente rilevante la pubblicazione del libro del generale Alberto Li Gobbi, curato dal figlio Antonio Li Gobbi, intitolato “Guerra Partigiana”. Presentato ieri a "Libri in Nizza", il volume raccoglie riflessioni e testimonianze su uno dei periodi più cruciali del Novecento.
Il giornalista Domenico Quirico, nel commentare l’opera, evidenzia come la Resistenza italiana rappresenti un fenomeno unico in Europa. "Non si tratta solo di una lotta contro il nemico –afferma - ma della ricostruzione di qualcosa che non esisteva". Anche l’avvocato Pierpaolo Berardi ricorda la figura di Roberto Li Gobbi, descritto come un ufficiale che "ha combattuto in Grecia, in Russia e ha scelto di tornare a combattere con i partigiani, in un momento cruciale". Antonio Li Gobbi, figlio dell’autore, interpreta gli scritti del padre come una lezione sempre attuale: la necessità di studiare la guerriglia per evitare l’improvvisazione, un monito rivolto anche alle istituzioni contemporanee.
Durante la nostra intervista, Quirico ha approfondito le sfide della Resistenza italiana e il suo significato fondante per la memoria storica del Paese. Rispondendo a una domanda sulle dinamiche della Resistenza e la loro attualità nel contesto dei conflitti moderni, ha collocato questa esperienza in un contesto storico unico, difficile da replicare. "La Resistenza italiana si colloca rigorosamente all'interno della Seconda Guerra Mondiale e di tutto ciò che essa ha comportato", ha spiegato, evidenziando la complessità della situazione italiana rispetto a nazioni come Francia, Russia e Norvegia. "Eravamo alleati della Germania, e la divisione tra il Nord, occupato dai tedeschi, e il Sud, sotto il controllo degli Alleati, rende questa resistenza peculiare e diversa".
Un altro aspetto cruciale sottolineato da Quirico è il valore della memoria collettiva della Resistenza, considerata un pilastro dell’identità moderna italiana. "La Resistenza è l'elemento fondatore dell'Italia del dopoguerra. Senza riferirsi a essa, non saprei dove trovare un altro fondamento condiviso", ha affermato, descrivendo la lotta contro l’occupazione tedesca e l’affiancamento agli Alleati come il simbolo di un nuovo inizio per l’Italia, dopo la frattura del fascismo e la riconquista della democrazia.
"È inutile girarci attorno – ha proseguito – c'erano i tedeschi, c'erano gli Alleati, c'erano italiani da una parte e italiani dall'altra… uno scontro fratricida, dal 1943 al 1945". Questa affermazione mette in evidenza il dramma collettivo oggi riconosciuto dalla storiografia ufficiale: la Resistenza non fu soltanto una guerra di liberazione, ma anche un conflitto civile, con italiani contrapposti tra loro.
In conclusione, Quirico ha riflettuto sulla natura dei conflitti, che coinvolgono non solo ideali, ma anche la cruda realtà della sopravvivenza. "Gli Alleati avevano i loro obiettivi, che non sempre coincidevano con quelli dei vari gruppi partigiani – ha osservato – In ogni guerra, la maggior parte dei coinvolti è vittima di circostanze più grandi di loro, senza ideologia se non quella di sopravvivere; una realtà che oggi vediamo dal Sudan alla Palestina, dal Donbass all'Italia tra il 1943 e il 1945".