Viviamo in un posto bellissimo - 19 ottobre 2024, 07:20

Viviamo in un posto bellissimo dove gli alberi hanno un nome

Puntata sulla bellissima iniziativa di Astigiani che ha dato un nome proprio ai sette grandi platani di corso Savona a questo punto di certo non più sacrificabili

Gianni, uno dei sette platani di corso Savona. Ph Giulio Morra

Gianni, uno dei sette platani di corso Savona. Ph Giulio Morra

Oh Romeo Romeo, perché sei tu Romeo!? Rinnega tuo padre, rifiuta il tuo nome, o se non vuoi, giura che mi ami e non sarò più una Capuleti. Solo il tuo nome è mio nemico: tu sei tu. Non è una mano, né un piede, né un braccio, né un viso, nulla di ciò che forma un corpo. Che cos’è un nome? Quella che chiamiamo ‘rosa’ anche con un altro nome avrebbe il suo profumo”? Rinuncia al tuo nome, Romeo, e per quel nome che non è parte di te, prendi me stessa”. Il nome per la romantica eroina di Shakespeare non intacca né significa ciò che nomina, ma alla fine, nulla da fare, il nome è rimasto e sapete bene che è andato tutto a schifio. Checché ne dicesse Giulietta, il nome è un pezzetto di destino: dare un nome è ciò che nel teatro greco veniva chiamata agnizione, il riconoscimento che determina una svolta alla narrazione e la risoluzione dell’intreccio. Allo stesso modo dare un nome ad un essere vivente è farlo esistere, dargli un volto e nuova luce sul suo essere. È la cerimonia di investitura di un cavaliere.

Per esistere c’è bisogno di un nome, un nome per presentarsi, un nome per essere chiamato. Un nome per essere. Per questo trovo grandiosa l’idea di aver dato nome ad ognuno dei sette platani di corso Savona, ad Asti. Grandiosa pensata di quei diavoli dell’associazione Astigiani che hanno voluto dare personalità a platani solidi, antichi e bellissimi che qualche distratto avrebbe progettato di abbattere per far spazio ad altro. Oggi non sono più platani, ma Teo, Gianni, Osvaldo, Mario, Emma, Graziella e Luigi. I loro nuovi nomi rafforzano non poco il dover considerare quegli alberi esseri viventi. Esseri da non uccidere, esseri da non abbattere, inclusi nei nostri pensieri con tanto di identità, nell’encomiabile gusto di offrir loro la chance di continuare a vivere e a noi di esternare gratitudine chiamandoli per nome.

Un tempo gli alberi erano considerati divinità. Oggi sono dei trasformati in servi, esenti dal bisogno d’identità e di legittimazione d’esistenza. Teo, Gianni, Osvaldo, Mario, Emma, Graziella e Luigi, con la dignità e l’unicità ritrovata, non possono più essere abbattuti. Va al di là del loro valore naturale, del loro utile ombreggiare, di ripulire l’aria e di emozionare nei cambi stagionali. Sono entità con tanto di nome proprio e non possono morire per un metro di spazio commerciale in più.

Gli astigiani hanno capito e stanno ogni giorno di più dalla parte di Teo, Gianni, Osvaldo, Mario, Emma, Graziella e Luigi. Proteste, interventi, commenti che stanno riempendo media e social, nella bella novità di scoprire che non sono solo sette gli alberi con nome: “Io ne ho solo una e si chiama Gioacchino come me”, “Anche le mie piante hanno un nome. Il nome di chi mi ha dato i semi, le talee oppure mi ha regalato la piantina in vaso. Quindi ho: Anna, Luciano, Ivanka, Alessandra, Mariangela, Angela, Roberto, Giancarlo, Renzo, Marcella, Maria Grazia, Antonella, Vincenzo...”, “Io ho Giorgino e Francesco che sono rispettivamente un acero e un faggio, i miei amori” e così via. Conferma che, nonostante tutto, le persone sono belle e il mondo pure.

Davide Palazzetti

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A OTTOBRE?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare" su Spreaker.
SU