Sanità - 19 ottobre 2024, 07:20

Val Bormida: 33 Comuni uniti per migliorare l’assistenza ai malati cronici

Dieci i centri di competenza dell'Asl AT, ovvero Bubbio, Cassinasco, Cessole, Loazzolo, Monastero Bormida, Olmo Gentile, Roccaverano, Serole, Sessame e Vesime

Val Bormida: 33 Comuni uniti per migliorare l’assistenza ai malati cronici

Il progetto “SNAI-Aree interne Val Bormida”, promosso dall’Asl AT in collaborazione con Asl Al, Asl Cn1 e Asl Cn2, mira a combattere l’isolamento sociale e a migliorare l’efficacia dell’assistenza socio-sanitaria domiciliare, riducendo il rischio di ospedalizzazione per i pazienti affetti da malattie croniche. Questa iniziativa coinvolge 33 comuni della Valle Bormida, di cui 10 sotto la competenza dell’Asl AT (Bubbio, Cassinasco, Cessole, Loazzolo, Monastero Bormida, Olmo Gentile, Roccaverano, Serole, Sessame e Vesime).

Rivolto alla popolazione over 65, ovvero circa 1.500 persone residenti nell'area, il progetto si propone di soddisfare i bisogni sanitari attraverso assistenza domiciliare o ambulatoriale, coinvolgendo anche i caregiver. Inoltre, mira a creare attività per combattere l’isolamento sociale e a promuovere iniziative che permettano agli anziani di diventare una risorsa per la comunità. Attualmente, 170 utenti ricevono assistenza domiciliare o ambulatoriale, mentre altri 150 sono stati coinvolti in iniziative di educazione alla salute.

Le attività socio-ricreative, concordate con gli enti locali, includono incontri sui corretti stili di vita e laboratori per i caregiver su tecniche di assistenza ai malati. Sono in fase di attivazione lezioni di ginnastica dolce a Bubbio e Monastero Bormida, oltre all’allestimento di un albero di Natale realizzato con l’uncinetto a Monastero Bormida.

L’infermiere di famiglia e di comunità svolge un ruolo centrale nel progetto. Come spiega la dottoressa Katia Moffa, direttore delle Professioni Sanitarie dell’Asl AT, questa figura diventa il punto di raccordo delle reti e delle articolazioni organizzative territoriali, prendendosi cura delle persone in stato di fragilità non solo per le condizioni di salute, ma anche per altri fattori come l’isolamento sociale, il basso reddito, la perdita del ruolo nel contesto familiare e sociale, il decadimento delle risorse psicologiche e l’incapacità di affrontare cambiamenti e traumi.

Il progetto, che si concluderà a luglio 2025, coinvolge due Infermieri di Famiglia e Comunità per un totale di 41 ore settimanali. Da sottolineare infine che le sinergie con i medici di Medicina Generale, gli specialisti ambulatoriali, gli studenti in Scienze Infermieristiche e Ostetriche e del Master per Infermieri di Famiglia e di Comunità, le amministrazioni locali, le associazioni del terzo settore e il volontariato sono fondamentali per il successo dell’iniziativa.

Redazione

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