Politica - 16 ottobre 2024, 09:36

Lo Ius Scholae tiene banco al Consiglio comunale di Asti: approvato un ordine del giorno del Pd

A votare contro i consiglieri di Fratelli d'Italia: "Perché cinque anni quando il ciclo scolastico obbligatorio è di 10?"

Lo Ius Scholae tiene banco al Consiglio comunale di Asti: approvato un ordine del giorno del Pd

"Il Consiglio Comunale di Asti ieri sera ha affrontato un acceso dibattito sulla mozione presentata dal Partito Democratico riguardante lo ius scholae. La proposta mira a sollecitare il Parlamento e il Governo ad approvare una riforma della cittadinanza che permetta ai minori stranieri nati o arrivati in Italia entro i 12 anni e inseriti nel sistema scolastico del nostro Paese di ottenere la cittadinanza italiana. La mozione è stata presentata con passione e determinazione, ma ha incontrato una forte opposizione, in particolare dai consiglieri di Fratelli d'Italia.

"Ho presentato questa mozione in qualità di consigliere di questo consiglio comunale appartenente alle democratiche del Partito Democratico. La mozione che verrà discussa e che discutiamo adesso in aula si propone di sollecitare il Parlamento e il Governo ad approvare una riforma della cittadinanza che riconosce e che riconosca questo diritto fondamentale", ha dichiarato il capogruppo del PD. Maria Ferlisi  - La motivazione principale dietro la mozione è la necessità di colmare un vuoto legislativo che attualmente esclude molti giovani nati e cresciuti in Italia dall'acquisire la cittadinanza, relegandoli a uno status incerto fino ai 18 anni."

La consigliera ha inoltre sottolineato l'importanza dell'inclusione e dell'uguaglianza per le nuove generazioni: "La proposta dello ius scholae introduce un criterio più inclusivo, permettendo ai minori stranieri nati o arrivati in Italia entro i 12 anni e che abbiano completato almeno 5 anni di scuola nel nostro Paese di ottenere la cittadinanza. Si tratta di un riconoscimento doveroso per quei giovani che si sentono italiani a tutti gli effetti, condividendo percorsi di crescita e formazione con i loro coetanei".

La mozione ha ricevuto il sostegno di molti consiglieri, con un voto finale che ha visto 25 favorevoli e 4 contrari. Tuttavia, i consiglieri di Fratelli d'Italia hanno espresso forti riserve. "Perché cinque anni quando il ciclo scolastico obbligatorio è di 10?", ha domandato Roberto Venturini, di Fratelli d'Italia.

Critiche alla Presentazione della Mozione
 

Durante il dibattito, Venturini ha affermato: "Integrarsi in un paese vuol dire conoscerlo. Conoscere le regole, conoscere una cultura, conoscere storia, conoscere la lingua. Questo significa incominciare a diventare italiani". Ha poi aggiunto: "Gli strumenti che adesso abbiamo per metodo di diventare italiani vanno rivisti, sicuramente. Però noi, a queste cose che voi avete proposto, diciamo di no".

La discussione ha toccato anche esempi concreti di integrazione riuscita, come quello delle atlete italiane di origine straniera che hanno rappresentato l'Italia alle Olimpiadi. "Le atlete che hanno rappresentato la nostra Italia alle Olimpiadi sono tutte italiane, tutte, dalla prima all'ultima, sono profondamente italiane e sono italiane con le regole attuali", ha concluso, sottolineando che il sistema attuale, sebbene imperfetto, ha comunque permesso a molti di integrarsi con successo.

"Giusti i diritti ma ricordiamoci dei doveri"

"Non stiamo prendendo ordini dalla Regione, né da Roma, né da altre istanze. Il mio obiettivo è sempre stato di andare nella mia strada, sostenuto da un Consiglio che ha mostrato coesione nel perseguire il nostro programma." questa la posizione del sindaco Maurizio Rasero. 

Rasero ha evidenziato l'importanza di una discussione seria e responsabile, lontana da logiche politiche estreme. Ha citato l'esempio degli Stati Uniti, dove la facilità di acquisire la cittadinanza non sempre porta a un'integrazione reale, creando situazioni problematiche nelle periferie delle grandi città. "Non vogliamo replicare modelli che hanno creato distanze e disuguaglianze," ha dichiarato.

Il Sindaco ha riconosciuto che i tempi cambiano e che le esigenze evolvono, sottolineando che ci sono giovani stranieri che meritano la cittadinanza più di altri. Tuttavia, ha sottolineato l'importanza di bilanciare i diritti con i doveri. "È giusto riconoscere i diritti, ma dobbiamo anche avere strumenti per pretendere responsabilità," ha affermato.

Infine, Rasero ha chiamato a una riflessione collettiva sulla necessità di integrare culturalmente e linguisticamente chi desidera diventare cittadino italiano, sottolineando che l'integrazione vera e propria va oltre la semplice concessione di un documento.

Boccia: "All'anagrafe ci si rende conto di una società che cambia"

L'assessore Giovanni Boccia ha condiviso alcune riflessioni sulla sua esperienza all'anagrafe e sul concetto di cittadinanza. Ha sottolineato come il suo ruolo gli abbia permesso di osservare da vicino i cambiamenti nella società. "Quando faccio la battuta 'venite a prendere un caffè all'anagrafe', può essere davvero interessante, perché stando nel corridoio ci si rende conto di una società che cambia, e di come sta cambiando," ha affermato.

Boccia ha poi evidenziato che la cittadinanza va oltre una semplice questione di numeri o anni di residenza: "La cittadinanza non è solo una questione di numeri, 5 anni, 10 anni, no, è una questione di vita ed è una questione culturale." Ha portato esempi concreti, come la situazione di molte donne immigrate che vengono accompagnate dai mariti per fare la carta d'identità.

Infine, ha fatto un riferimento storico, concordando con l'osservazione che nel 1861 gli italiani faticavano a comprendersi tra loro, aggiungendo: "L'unità d'Italia per me non è avvenuta a Teano, ma a Cagliari."

Alessandro Franco


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