Viviamo in un posto bellissimo - 07 settembre 2024, 07:30

Viviamo in un posto bellissimo che onora i custodi del territorio

Puntata dedicata alle Pro Loco dell’Astigiano e in particolare alle ventotto che oggi e domani daranno valore a tradizioni e territorio sfilando e cucinando

Bellissima immagine del Festival delle Sagre, anno 2019, di Efrem Zanchettin

Bellissima immagine del Festival delle Sagre, anno 2019, di Efrem Zanchettin

 

Quando fuori Asti accenni al Settembre Astigiano, è automatico sentirsi citare il Festival delle Sagre, i suoi profumi e gusti di una volta, la sfilata nella storia delle nostre campagne. Tanto e tutto che ci aspetta oggi e domani. Tanto e tutto grazie a volontà, capacità e impegno delle ventotto Pro Loco partecipanti. Certo, solo qualche anno fa erano un’abbondante quarantina e, a buona ragione, lo si definiva il ristorante all’aperto più grande d’Italia. Oggi non saprei, ma la festa in piazza Campo del Palio resta un evento unico ed imperdibile, così come quel concentrato di bella astigianità che trasuda in ogni secondo delle tre ore di sfilata, in ogni abito, acconciatura, accessorio e particolare, fino al racconto di insieme: momenti di vita passata che nel seguirli uno dopo l’altro ispirano mancanza. Certo, le storie esposte sono il lato buono di qualcosa di più complicato e difficile, ma il caldo senso di Recherche è comunque forte e bellissimo.

Festival che mi auguro ritroverà abbondanza di pubblico, anche per celebrarne gli autori. Festival che non esisterebbe senza la passione dei tanti volontari che ogni volta indossano un colore, una maglietta, un borgo, una storia, si trasformano, quasi entrassero nella cabina telefonica di Clark Kent, in custodi, custodi del territorio. Ognuno di loro racconta la sua storia, racconta il suo posto, ed è emozionante toccare e gustare quanto siano importanti, coinvolgenti e piacevoli le differenze. Ventotto custodi del territorio, della cultura locale, delle nostre radici, che continuano a legare il passato con il futuro, forti della bella filosofia del noi, tipica del migliore volontariato. Il noi delle Pro Loco, sconosciuto a chi non vive in un paese. 

Pro Loco nate nel 1881 a Pieve Tesino, in provincia di Trento. La prima si chiamava Società d’abbellimento, creata con l’obiettivo di migliorare l’estetica del posto per favorire la sosta dei forestieri. Istituzionalizzate legislativamente nel 1920, esplosero negli anni '60. Oggi in Italia sono oltre 6.200, mezzo milione di soci e 26.000 tra manifestazioni ed iniziative varie di cui diverse di indubbio successo. In Piemonte sono 1.056 quelle aderenti all’UNPLI, Unione Nazionale Pro Loco d’Italia, con decine di migliaia di volontari che organizzano piccoli e grandi eventi per promuovere cultura, patrimonio, prodotti tipici ed enogastronomia, che creano flussi turistici, che permettono a tantissime persone di stare bene insieme. 

Gente splendidamente abituata a camminare insieme, abituata a non sentirsi addosso il peso d’essere motore trainante di importanti momenti di promozione e valorizzazione, grazie alla piacevole abitudine di tenersi per mano. Rappresentano sicuramente uno dei più riusciti investimenti per e sul territorio, e sono tra i migliori esempi per dimostrare che le cose funzionino meglio quando emerge l’orgoglio nei valori del proprio posto bellissimo, portato avanti con ottimismo, buon umore e unione. 

Nel parlarne, oltre alla mezza lacrima che esce nelle belle occasioni, mi viene in mente Zygmunt Bauman, importante sociologo e filosofo polacco, giustamente ossessionato dalla progressiva crisi del sistema di socialità e dei legami di solidarietà e di responsabilità. Non c’è certo da fargliene una colpa, centrando in pieno uno dei problemi odierni. D’altra parte, era nato a Poznań, non nell’Astigiano e non credo abbia mai avuto la fortuna di riaccendere la candela tra le note dei frustatori di Rocchetta Tanaro, la solidarietà post grandinata del 1968, i sogni, le speranze e la disperazione di quando ad emigrare eravamo noi verso "la Merica", l’emozione della carpionata alla tonchese, di un piatto di gnocchi alla cunichese e di una bella fetta di mon ëd Mongardin

Davide Palazzetti

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