Asti - 31 agosto 2024, 23:48

La prima volta del maestro del Palio Stefano Bressani in piazza Alfieri: "Nei miei sendalli ho immaginato più polvere" [VIDEOINTERVISTA]

Parla l'autore del drappo che questa sera verrà consegnato al vincitore.

Stefano Bressani (Merphefoto)

Stefano Bressani (Merphefoto)

Ad assistere alle prove della vigilia, in tribuna Alfieri, anche il maestro del Palio Stefano Bressani. Oggi la sua opera avrà un destinatario: sentiamo le sue impressioni a caldo dopo aver visto, per la prima volta, i cavalli in piazza.

Di seguito riproponiamo l'intervista che il maestro ci ha rilasciato in occasione della Stima del Palio. 

Maestro, molti la definiscono "Sarto dell'arte". Cosa significa e in cosa consiste la sua tecnica?

Mi è stato conferito il titolo di "Maestro" in via oggettiva poiché la mia tecnica è stata riconosciuta per essere unica a livello internazionale per il mondo dell'arte. Ho addirittura firmato il mio manifesto due anni fa nella vicina Moncalvo durante una mostra presso il Museo Civico di Moncalvo: il nome "Sarto dell'Arte" arriva dalla composizione di due elementi, l'immagine del personaggio, che nel mio passato recente vede la figura rispettabile del passato di chi era rispettato a livello sociale e allo stesso tempo confezionava i vestiti mettendo a disposizione la sua esperienza ala servizio del committente, il Sarto appunto.

Mi piace usare la maiuscola come rafforzativo di una eccellenza che ci ha rappresentati nel mondo anche attraverso la moda e l'alta sartoria italiana. Ho voluto dare altri importanti contenuti che svelano l'amore per la natura che ci ospita e il rispetto per il nostro pianeta, in una sorta di omaggio alla vita: per quanto e in infinitesima parte mi piace pensare che anch'io, attraverso il mio lavoro, possa aiutare il nostro pianeta Terra a preservarsi.

In funzione della "fast fashion" sempre più dilagante e ai nuovi principi del vivere moderno in cui tutto è fatto per "non durare", confeziono le mie opere acquistando capi di vestiario già destinati a quell'uso ma ahimè destinati anche al macero in breve tempo: credo che con il riciclo che faccio attraverso il mio lavoro ci sia la possibilità di lanciar un messaggio importante: quello di donare l'eternità attraverso la bellezza a ciò che altrimenti andrebbe gettato...e l'Arte lo permette. 

Ci sono tanti altri contenuti in ogni mia opera: prima di esistere, ogni opera è pregna di spiegazioni e contenuti che arrivano dall'idea di realizzarla, sempre e solo in formato di pezzo unico. In questi anni, cosa importantissima da svelare, sono andato oltre la tecnica: proprio per questo motivo. Oggi quello che conta è prima di tutto lo stile, che mi è stato riconosciuto, quello che risponde unicamente, oltre la tecnica, alla identità di chi la produce e la fa essere unica. Proprio per questo motivo la parte grafica di scomposizione e ricomposizione è la prima traduzione che mi permette di trasformare la idee dalle immagini di ciò che esiste, nella immagine di una opera d'Arte che ne diventa strettamente correlata e dipendente pur essendo la stessa cosa.

Quali sono i modelli artistici che l'hanno influenzata maggiormente?

Da piccolo sfogliavo libri d'arte perché mi piacevano i colori, mi facevano stare bene, e un giorno mi soffermai su un'opera stampata del Maestro Picasso. Parliamo del suo periodo cubista, quello che penso mi abbia influenzato per tutta la vita - tanto è stato il mio amore per questo stile, dalla follia di scomporre e ricomporre all'utilizzo del colore -  che nel 2015 ebbi la fortuna di essere scelto per esporre proprio in una sua Mostra con la mia interpretazione della famosissima Guernica. Ne estrapolai una parte e ne diedi, attraverso la mia tecnica, una nuova vita con diversi concetti.

Oggi esiste una mia mostra che gira in musei ed Istituzioni proprio dedicata a lui, un grande omaggio che dopo il 2015 decisi di fare al mio Maestro. Importante dire che non uso riprodurre con la mia tecnica le opere degli altri artisti, ma in questo caso lo dovevo a me e a lui soprattutto, poiché dopotutto non sarebbe mai stata una brutta copia dipinta ma un'altra opera che avrebbe potuto comodamente convivere con essa. 

Fa sorridere che addirittura, tra le tappe della mia mostra che appunto si chiama #picassoreloaded,  tante persone amanti dell'arte, ma non del cubismo di Picasso, hanno manifestato ammirazione e genialità nella mia nuova interpretazione, con grande orgoglio da parte mia. Ma la strada è ancora lunga...

C'è stato un momento particolare del Palio, un dettaglio, dal quale ha tratto ispirazione per realizzare i due sendalli ?

Il mio drappo porta con sé tanti argomenti: ho voluto dividere - come già anticipato alla conferenza stampa della mia presentazione - tre fondamentali scene. Sembra ovvio, ma gli argomenti che lo riguardano sono il Santo, le architetture e i cavalli condotti dall'uomo.

Tutti questi elementi sono argomenti che attraverso le mie stoffe e la mia grafica hanno già avuto e hanno tuttora una importanza in progetti internazionali e ho voluto, attraverso il mio fare,  lasciare una evidente contaminazione, che non solo mi permettesse di agire tecnicamente sul tessuto del drappo ma anche di trovare un grande equilibrio.

 Forse l'ispirazione più grande l'ho avuta passeggiando per il centro storico della vostra bella città di Asti e dopo essermi preparato sulla sua storia, ho immaginato, mentre passeggiavo, di ritornare indietro nel tempo. Per un artista è facile avere la fantasia, che resta ancora uno strumento forse più potente della intelligenza artificiale. 

Ho immaginato ciò che non ho mai visto dal vivo:  in questo senso, la corsa dei cavalli, sebbene ne abbia scolpiti con le stoffe alcuni, ma sempre e solo soffermandomi sulla ritrattistica. Questa volta è diverso, mentre tracciavo le linee del disegno ho voluto dare l'idea della concitazione della corsa tra polvere alzata dagli zoccoli e lo scavalcare dei colli vicini dei cavalli per farsi avanti, ho immaginato una Asti storica che diventa quasi un tutt'uno con il colore, omaggio alla vita, e la protezione di San Secondo che da Patrono diventa quasi consigliere di un messaggio: quello della sportività oltre a tutti i canoni sociali e religiosi che da sempre lo accompagnano. 

La bellezza del suo gesto, di quello che ho voluto infondere in lui, è l'orgoglio di vedervi tutti insieme, uniti in qualcosa che ha una bellezza straordinaria ma che va oltre ciò che molti forse possono guardare: è il senso della corsa che si tramanda da così tanto tempo, grazie alla sua potenza.

Ad Asti si fa un gioco, chiamato "cabala". Attraverso alcuni dettagli presenti nel Palio si cerca di capire a chi andrà il drappo. C'è qualche "indizio" al quale dobbiamo prestare particolare attenzione?

Io credo che la destinazione del vincitore non sia dovuta ai dettagli. Mi piace pensare che dietro ad ogni gesto, ad ogni fatto, ad ogni attimo di ogni gara, ci sia una grande preparazione, tecnica e spirituale. Poi gioca il suo ruolo il fato e la natura alle quali ancora la preparazione non può sopperire. 

Ma se proprio devo pensare ad un dettaglio, penso alle colonne che sorreggono la volta celeste dei partecipanti. Tutti insieme, così come accade con i mattoni che compongono la volta romana in architettura, tutti utili ad un equilibrio essenziale: tolto uno la volta cade...e in questo gioco d'arte ho voluto dare ad ognuno il suo peso essenziale e fondamentale pensando che alla fine ognuno inizia il Palio con gli stessi ideali e gli stessi obbiettivi.  

Consiglierei a tutti di prestare attenzione agli occhi dei partecipanti quando sono al  via, e di cogliere la passione che ogni anno sa unire l'uomo alla bestia: in questo o caso si elevano entrambi ad una sorta di quinta dimensione.  Ma bisogna essere preparati per coglierla.... o almeno averne il desiderio da farlo. 

L'arte lo concede spesso ed io sono onorato ed orgoglioso di poter quest'anno firmare e fermare nella storia di Asti questo momento così carico di significato e importanza. Per Questo ringrazio Il Sindaco e tutta l'amministrazione per avermi scelto e per aver scelto l'anima di una artista che va oltre la propria tecnica. Poi nel Palio, i bottoni sul Drappo rappresentano la giunta di unione di più culture, a dimostrazione che ancora si può far convivere culture diverse nello stesso posto.

Alessandro Franco

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