Attualità - 22 luglio 2024, 17:44

La Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, presieduta da Livio Negro, guarderà al territorio con un occhio da imprenditore [INTERVISTA]

"Serve un ragionamento su progetti che guardano a medio e lungo periodo e possano generare autoconsistenza e indipendenza"

Il presidente della Fondazione Livio Negro

Il presidente della Fondazione Livio Negro

Una Fondazione che guardi alle reali necessità del territorio e alle tante realtà e iniziative che lo arricchiscono. La nuova Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, dopo Mario Sacco che, dopo 8 anni non poteva essere più candidato, vede, nella presidenza di Livio Negro una gestione da imprenditore, quale lui è nel settore informatico e turistico.

60 anni, presidente del Parco Paleontologico ed ex presidente dell'Asp è noto anche per essere il proprietario del relais "Le Cattedrali", progetto del lusso inaugurato qualche tempo fa. Nei giorni scorsi è stato eletto alla presidenza della Fondazione, prevalendo (10 a 5 voti) sul conosciutissimo Aldo Pia, farmacista astigiano di lungo corso, presidente di Confcommercio Asti e vice regionale, già assessore, presidente della Camera di Commercio e della Banca di Asti. 

Intervista

Sul presidente Negro la convergenza di diversi mondi astigiani: volontariato, associazionismo, chiesa e, per lui, la consapevolezza che l'Astigiano sia una terra dai grandi valori soprattutto, appunto nel volontariato.

Lei entra alla presidenza di un ente importantissimo per Asti. Prima di tutto è un imprenditore, come sarà la sua presidenza?

Da imprenditore (sorride). Sto vedendo di prendere pienamente possesso di tutta una serie di metodi di informazione. Sarà una presidenza sicuramente di ampia maggioranza, condividerò molto con il consiglio di indirizzo e il consiglio di amministrazione. Questo momento è stato definito un po' una volontà di cambiamento che c'era e quindi in questo senso, il fatto di avere una serie di problematiche,  o affrontare i progetti con ampia collegialità, sicuramente lo rimarca. Poi ci sono questioni importanti come il ragionamento nei confronti di progetti che guardano a medio e lungo termine ,nel ragionamento con il consiglio di indirizzo. Oggi esistono due commissioni che lavorano sul territorio e nel mio lavoro ci sarà anche quello di ampliare il numero delle commissioni perché possano essere più presenti, più attive nei confronti delle varie organizzazioni legate al territorio e quindi con la presenza del consiglio di indirizzo a confrontarsi sul territorio con queste commissioni e vedere ciò che ne scaturisce. 

In questa ottica come lavorerà con i contributi da distribuire sul territorio? Valuterà la qualità dei progetti?

Sicuramente saranno valutati. Il problema di ogni singolo progetto preso per sé stesso, può essere da un finanziamento di una proloco o qualsiasi altro tipo di finanziamento, è di avere convergenza, di avere progetti che nel medio e lungo termine possano generare autoconsistenza e indipendenza. Altrimenti non si riesce a costruire nulla. I soldi diminuiscono sempre di più o in alcuni momenti possono essere maggiori ma si dipende sempre da quelli. Non si creano invece le necessarie azioni per poter acquisire una maggiore indipendenza sul territorio per far crescere il territorio. Un conto è distribuire le cose. Quando intendo distribuire le cose a pioggia e non farlo più a pioggia non vuol dire che non si tengono conto dei piccoli o delle singole situazioni. Le singole situazioni però devono rientrare un progetto a medio e lungo termine dove c'è realmente un obiettivo comune che tutti vogliono raggiungere. Altrimenti si ricade nella stessa situazione iniziale. Deve essere così da statuto. Poi uno lo può applicare in modo un po' più estensivo o in un modo un po' più particolare. 

Credo che lei, anche da imprenditore voglia partire da un ascolto di quelle che sono le esigenze principali del territorio.

Sì, questo sicuro. Infatti come dicevo prima, il fatto di definire in modo un po' più preciso le commissioni che si devono interfacciare sul territorio sta a rappresentare proprio questo. Il fatto di sentire e ascoltare il territorio e poi cercare di portarli a progetti comuni. 

Il suo progetto delle Cattedrali è davvero molto ambizioso e può far pensare a una sorta di "rivoluzione" nel settore?

La cosa importante è avere idee chiare e riuscire a condividerle con il maggior numero di associazioni possibile. Mi spiego, il progetto delle cattedrali è nato nel 2011 quindi la mia idea si è consolidato a fine 23, quindi sono passati 12-13 anni. Bisogna vedere le cose un po' più in avanti. Poi  c'è stato il Covid, le guerre, ci sono problemi eccetera, però in funzione di questo ci si organizza e si pianifica. Quindi è una modalità organizzativa dove ci devono essere delle visioni a meglio lungo termine e conoscere i problemi quotidiani.

 Lei chiaramente si è fatto un'idea di quali siano i principali problemi di Asti e dell'Astigiano. Penso alla sanità per esempio o al terzo settore. Lei che idea si è fatto e su cosa partirà? 

Non c'è solo la sanità, non c'è solo il terzo settore, tra l'altro in città e sul territorio ad Asti bisogna riconoscere una capacità legata al volontariato pazzesco. È enorme. Ricordiamo Mariangela Cotto che  ha avuto un ruolo importantissimo. Quindi Asti ha anche questa storia molto radicata dell'attenzione del volontariato e della disponibilità. Poi c'è anche un'altra parte, un'altra componente dove tendenzialmente siamo un po' fermi. Ecco bisogna legare un po' queste cose e allora si riescono a farne altre perché così come si è riusciti nel volontariato bisogna riuscire anche con altre situazioni. Poi alcune situazioni devono esser calate nella loro giusta dimensione, giusta realtà. Diventa sempre molto facile dire che si poteva fare meglio, iniziamo a fare delle cose. 

Non spetta alla Fondazione, ma, dato che l'ha nominata ci sarà qualcosa per ricordare Mariangela Cotto?

È giusto e doveroso che ci siano pensieri in tal senso.

Betty Martinelli

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