Storie di Orgoglio Astigiano - 13 luglio 2024, 13:39

Storie di Orgoglio Astigiano. Antonio Marchese, liutaio tra le vigne di Montafia: "Definire il suono di una chitarra? È come caratterizzare un vino, in fondo"

32 anni, si occupa di costruzione di chitarre classiche e restauro. I clienti sono per la maggior parte esteri. "Dovevo fare l'informatico. E invece..."

Antonio

Antonio

Per accompagnarti nella lettura di questa intervista ti consiglio la canzone La leva calcistica della classe '68, di Francesco De Gregori, contenuta nella playlist "Orgoglio Astigiano" su Spotify

Di buon mattino prendo la macchina e vado a Montafia. Sono curiosa di conoscere Antonio Marchese, 32 anni, liutaio. Il suo laboratorio è poco fuori dal paese. Un paese a me molto caro. A Montafia ci ho passato l'infanzia. Mentre sono in viaggio ascolto De Gregori: la mia immaginazione fa le capriole all'indietro. La casa in campagna, i nonni, i cugini, i sorrisi rapiti dal sole, gli sguardi spensierati, i pensieri ingenui di un'età magica. 

Ero felice e ancora non lo sapevo. 

Antonio, come hai iniziato ad avvicinarti a questo mondo?

Ho iniziato ad avvicinarmi alla musica, intesa in senso generale, suonando il basso elettrico. Ahimè, però, non ero un grande musicista, ma volevo comunque lavorare nell'ambito. Ho frequentato l'Artom ad Asti, ma ho deciso di non stare davanti al pc e mi sono diretto verso una breve carriera nell'organizzazione di concerti nell'area di Milano, per alcune etichette discografiche. 

E allora il mondo della liuteria come lo incontri?

A Milano ho scoperto una scuola di Liuteria e ho provato, avevo 19 anni. Sono stato preso alla Scuola civica di Liuteria, frequentando quattro anni di costruzione e due di restauro di strumenti a pizzico. A fare restauro di strumenti a pizzico siamo molto pochi in Italia. Ho lavorato anche per una Fondazione di Milano, la Monzino, organizzando eventi al Castello Sforzesco durante l’Expo di Milano. 

E da quel momento?

In seguito sono andato a lavorare in bottega da un maestro liutaio, uno dei più importanti nel mondo. Il suo laboratorio è a Voghera e lui si chiama Enrico Bottelli. Ora collaboriamo. Oltre ai miei lavori, seguo anche qualcosa per altri liutai. Mi sono specializzato su strumenti a pizzico e restauro di chitarre classiche. A marzo 2025 sarà il primo anno che parteciperò al Roma Expo Guitar, l'evento più importante di liuteria a livello internazionale. 

Sei astigiano? Che rapporto hai con il territorio?

Sono nato in Valle d’Aosta, poi ci siamo trasferiti a Torino, ma sono nell'Astigiano da quando avevo sì e no 15 anni. Quando ho conosciuto mia moglie ci siamo trasferiti ad Asti, ma dopo il matrimonio siamo tornati in campagna, qui a Montafia. Adoro queste terre. 

Pensi che l'Astigiano sia un territorio sufficientemente valorizzato?

Lo è per quanto riguarda le attività più conosciute, vino, cibo ed enogastronomia. Sulla parte dei tartufi, ad esempio, non abbastanza: ad Alba è stato fatto un ottimo lavoro. Credo che da noi si punti tanto sul turismo enogastronomico e poco sul resto. Il territorio però è molto importante per la mia storia. Pensa che sto facendo una chitarra dedicata al vino, con tutto il mosaico e il decoro che raffigurerà un grappolo. L’etichetta sarà dipinta a mano con il vino e ogni chitarra sarà dedicata a un vino del territorio del Piemonte. Si tratta di un progetto a livello regionale, su cui sto lavorando già da un po'. Ogni chitarra sarà accompagnata da una bottiglia, con degustazione e musica. È bello accostare questi due mondi. Definire il suono di una chitarra è come caratterizzare un vino, in fondo. 

La tua giovane età è mai stata un ostacolo nel tuo settore? 

Pensavo che questo mestiere non fosse per giovani, soprattutto nel restauro, più che nella costruzione. Temevo di avere pochi clienti a causa della mia età e invece no. Anzi, molti clienti, anche collezionisti importanti, mi affidano lavori particolarmente significativi. Ad esempio, attualmente, sto lavorando su una chitarra del 1897. Ed è molto impegnativo. Diciamo che ogni restauro ha bisogno di una documentazione e di uno studio prima di poter essere intrapreso. 

Ecco, ma di che tempistiche parliamo? Quanto tempo ci si mette a costruire da zero una chitarra?

Devo fare una premessa. In media faccio strumenti tutti diversi, per garantire l'unicità della chitarra, per cui le mie tempistiche sono sicuramente più dilatate. Anche i decori sono sempre diversi. Alcuni liutai in un mese fanno uno strumento, ma magari tendono a essere più standardizzati. Poi c’è la verniciatura: almeno due se non tre settimane servono solo per quella, se la si fa come si faceva una volta, con la gommalacca. In media un liutaio ci mette due mesetti a fare una chitarra. Io, non lavorando solo per me ma anche per altri liutai e insegnando, alla costruzione dedico due giorni a settimana e quindi ce ne metto anche tre di mesi. Ogni strumento è trattato come un'opera d'arte. Devo dire che, a proposito di tempistiche, il lavoro più lungo ad oggi sarà realizzare la chitarra dedicata al vino. 

E le tempistiche di un restauro?

Dipende. Andiamo da un lavoro di riparazione, che potenzialmente può essere fatto in giornata, a interventi importanti, che possono durare anche anni. Noi liutai, rispetto ai restauratori di mobili, abbiamo un elemento in più da tenere in considerazione. Non essendo dei mobili, ma strumenti, devono anche suonare: sta qui la difficoltà, nel non compromettere il suono originale, evitando di mettere in atto modifiche strane. È tutto un equilibrio sottile, un grammo aggiunto può scompensare il suono. Ad oggi ci  sono anche dei software per verificare questa cosa: il liutaio non lavora più solo ad orecchio per verificare i picchi del suono. Ci sono dei sistemi che ti permettono di fare una sorta di impronta digitale dello strumento. 

Dare per scontato: guarda dietro il palco, prima che gli attori escano di scena

Antonio mi apre un mondo che non conoscevo. Chissà perché, non mi ero mai posta il problema di quanto lavoro ci fosse dietro alla costruzione di uno strumento musicale, che fosse a pizzico o meno. Rifletto su quanto possa essere pericoloso dare per scontato: cose, persone, fatti, lavori, sensazioni, sentimenti. Ognuno di noi dovrebbe fare lo sforzo di guardare dietro le quinte del palcoscenico, il più possibile e, possibilmente, prima che lo spettacolo finisca. Prima che il teatro abbia chiuso i battenti. Prima che gli attori escano di scena. 

A livello di mercato, i tuoi clienti in che area si inseriscono maggiormente?

Principalmente all'estero. In Italia la musica, in generale, viene pagata poco, forse anche per scarso interesse da parte del pubblico rispetto all’estero. Il mercato migliore ad oggi è l’Oriente (lì un chitarrista classico fa una serata a teatro e lo riempie, in Italia no, riempi una saletta, magari). Inoltre, vendo anche ai rivenditori. 

Hai mai pensato di spostare il tuo laboratorio da Montafia, anche in virtù dell'andamento del mercato?

Mi hanno proposto di spostare il laboratorio o comunque ho ricevuto proposte importanti fuori Asti. Le ho rifiutate tutte: io sto bene qui. Ad Asti ho anche tentato di aprire una bottega, ma è più il tempo che uno perde a stare dietro ai curiosi che tutto il resto. Quello del liutaio è un mestiere per cui serve tranquillità, motivo per cui lavoro solo su appuntamento. È per solitari: mi chiudo in bottega e lavoro. E dove sono adesso è anche bello perché, se voglio staccare un attimo, mi godo il verde, la natura, la campagna. La qualità del lavoro è migliorata da quando sono qui.

Anche il tuo è un percorso di vita particolare, cosa consiglieresti a chi si trova agli inizi?

Io dovevo fare l’informatico, pensa! Chi fa il liutaio difficilmente deve partire con il presupposto di fare i soldi. È un mestiere con cui rientri con le spese, con uno stipendio normalissimo. Non lo fai per soldi: è un lavoro che dà soddisfazione. Quella della liuteria può essere un’alternativa che non tutti prendono in considerazione, quando si ama la musica e si vuole rimanere nell’ambito. All’inizio pensavo di aprire un negozio di strumenti, di occuparmi solo della vendita. È un mondo difficile questo, bisogna comunque iniziare ad approcciarsi in bottega e studiare a fondo. Non è possibile partire da zero, c’è troppa concorrenza di alto livello. Puoi anche solo fare riparazioni, puoi fare solo il restauratore o solo il costruttore: le declinazioni sono molteplici. In Italia ci sono tanti liutai, probabilmente più di quanto ci si immagina, e la concorrenza è tanta a fronte della richiesta. Ci sono anche ragazzi più giovani di me, dei miei studenti, tanto conosciuti, che lavorano tanto. Io preferisco stare più nella tranquillità, nell’ombra, anche perché ho scelto di puntare maggiormente sul mercato estero. La mia lista d’attesa è già quasi di un anno per avere uno strumento. La mia paura è quella di avere troppi ordini e di non riuscire a stare bene dietro a tutto. Ad esempio non vorrei rinunciare all’insegnamento: imparo molto dai ragazzi, ho spesso cambiato il mio metodo, grazie all’ambiente scolastico. 

Altri progetti quasi realizzati?

Con un amico videomaker, Leonardo Medesani, abbiamo deciso di riprendere i lavori di costruzione di una chitarra. Abbiamo quindi creato un documentario, di circa un'ora, che porteremo nelle scuole piemontesi, accostandolo a un confronto con me. Ho notato che i giovani sono estremamente curiosi e questo è bellissimo: non far perdere loro la manualità, l'arte di usare le mani, è prioritario. 

Chi è Antonio 

Antonio Marchese, nato nel 1992, è un giovane maestro liutaio specializzato nella costruzione di chitarre classiche tradizionali e nel restauro di strumenti a pizzico storici e contemporanei.

La sua formazione iniziale presso la Civica Scuola di Liuteria del comune di Milano è durata sei anni: i primi quattro dedicati alla costruzione degli strumenti a pizzico, allo studio dell’organologia ed alla conoscenza dei fondamenti di chimica e fisica acustica, i successivi due anni rivolti alla specializzazione del restauro di strumenti musicali.

Dopo aver concluso gli studi scolastici con spirito critico e rigoroso nei confronti del proprio lavoro ha frequentato la bottega del famoso maestro liutaio Enrico Bottelli a Voghera (Pavia) passando gradualmente da apprendista a collaboratore. Gli insegnamenti del maestro hanno suscitato grande interesse verso gli strumenti della tradizione spagnola orientando inequivocabilmente la continua ricerca di suono ed estetica. Ad oggi la collaborazione con il Maestro è ancora attiva.

Durante gli anni di apprendimento del mestiere ha partecipato come costruttore e restauratore ad alcune importantissime mostre ed eventi internazionali tra cui 'Caravaggio e Monteverdi sonar stromenti e figurar la musica' tenutasi al Museo del Violino di Cremona nel 2017, il progetto culturale Le Mani Sapienti promosso dalla fondazione Antonio Carlo Monzino in occasione di Expo 2016 presso il Castello Sforzesco di Milano e successivamente al LAC Lugano Arte e Cultura di Lugano.

Nel 2019 ha aperto la propria bottega a Montafia (Asti), un piccolo paese tra le suggestive colline del Monferrato in Piemonte.

 All’interno del suo laboratorio si dedica con passione alla costruzione di modelli propri e copie storiche di chitarre classiche, dando spazio alle riparazioni ed all’assetto di strumenti moderni.

Il restauro conservativo o funzionale di strumenti antichi è sempre corredato da un lavoro di rilevamento diagnostico fotografico, scientifico e dimensionale; elementi necessari alla stesura di una dettagliata documentazione.

Particolare attenzione è rivolta all’aspetto artistico e decorativo delle chitarre di sua produzione affinando da anni le tecniche del mosaico ligneo interamente assemblato a mano e della verniciatura a gommalacca.

Pazienza e precisione sono tratti indispensabili per garantire la buona riuscita di questa complessa forma d’arte.

Dal 2020 al 2024 è stato docente presso la Civica Scuola di Liuteria del comune di Milano come insegnante di verniciatura di strumenti a pizzico.

Dal 2024 è docente in costruzione di chitarre classiche presso l’Accademia Liuteria Piemontese San Filippo di Torino.

Il videosaluto ai lettori di Orgoglio Astigiano

 

Elisabetta Testa


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Orgoglio Astigiano è un progetto che vuole portare alla luce storie di vita e di talenti del territorio, che trova il suo spazio nella rubrica settimanale “Storie di Orgoglio Astigiano”, a cura della giornalista Elisabetta Testa.

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