Oggi è il 10 ottobre e, come ogni anno, dal 1992, ricorre la Giornata mondiale della salute mentale (World Mental Health Day), istituita dalla Federazione mondiale per la salute mentale (Wfmh) e dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms).
È particolarmente importante soffermarsi e utilizzare questa data per sensibilizzare sull'argomento, in quanto, in particolare il disagio mentale, spesso non viene riconosciuto dalle persone, oppure si innesca una sorta di "vergogna" nel parlarne.
Disturbi psichici per 4 milioni di persone in Italia
E i disturbi seguono un ampio ventaglio, non lasciando immune nessuna fascia d'età, calcolando che in Italia, quasi 4 milioni di persone soffrano di disturbi psichici e, secondo una ricerca di GoodHabitz, piattaforma internazionale per la formazione aziendale, sembra che un lavoratore su due lotti in silenzio contro i problemi di salute mentale.
Dato particolarmente sconvolgente che il 70% della forza lavoro nel Paese combatta stress e burnout.
La Società Italiana di Cardiologia (Sic), ha lanciato un allarme da non sottovalutar: un over 35 su 10, complice lo stress, è iperteso prima dei 50 anni.
Intervista
Il Servizio sanitario è attento ai cittadini? La salute mentale viene tutelata? Quali possono essere i segni del disagio? Ne abbiamo parlato con l'astigiana Marina Balbo, psicologa e psicoterapeuta, specializzata in Psicoterapia Comportamentale e Cognitiva (AIAMC) e in Psicoterapia Razionale Cognitiva ed Emotiva (IRET). Esperta di disturbi alimentari.
Dottoressa, è vero che sempre più giovani soffrono di disagio mentale?
Purtroppo è vero. Ci sono degli stress che, da qualche anno, hanno fatto slatentizzare alcune problematiche all'interno dei vissuti dei ragazzi. Da un'osservazione Istat è emerso che il covid è stato un momento molto critico e difficile da gestire e ha tirato fuori un rapporto conflittuale anche con il proprio corpo. I genitori devono tenere d'occhio i propri figli, a volte sottovalutano determinati aspetti e le difficoltà. Vero, l'adolescenza porta stress e difficoltà. Ma a maggior ragione sono particolarmente vulnerabili e quando i genitori non riescono a capire è meglio rivolgersi a un professionista.
Anche i disturbi alimentari sembra siano aumentati tra i giovani
Esatto, proprio perché è aumentato il bisogno del confronto e ahimè i Social hanno la loro responsabilità. I ragazzi hanno cercato lì i modelli di riferimento. Il corpo perfetto, ad esempio, irraggiungibile, che in un momento di difficoltà, diventa, il mangiare meno, un modo per raggiungere la perfezione che ovviamente non esiste.
Sembra che i disturbi alimentari colpiscano una fascia sempre più giovane
Ecco che torna il discorso dei social e dei modelli. Ci sono tantissime situazioni, ma quando c'è una vulnerabilità nel vissuto di questi ragazzi, si crea un abbassamento dell'autostima. Il disturbo alimentare è molto pericoloso e quando, per esempio nell'anoressia, l'indice di massa corporea scende troppo, si arriva alla malattia. Che in quanto tale riguarda tutto il corpo.
Si può guarire?
Con un adeguato lavoro interdisciplinare, sì, certo, si può guarire ma si deve agire tempestivamente. non è una moda. È una malattia.
Come si tutela la salute mentale, quando scatta il campanello di allarme?
Quando ci si rende conto che non si riesce più a gestire lo stress quotidiano. Il nostro cervello ha un equilibrio, ma quando finisce la riserva interiore compaiono i sintomi, pensieri ossessivi, fatica a dormire, tristezza. Oppure situazioni legate a esperienze traumatiche: lutti, malattie, momenti difficili, disastri naturali, incidenti. Il disturbo da stress post traumatico non passa da solo, serve una psicoterapia.
Le persone hanno resistenze nel rivolgersi ai professionisti?
Ora molto meno di un tempo, ma ci sono ancora perché è un modo per dichiarare il proprio disagio e molti pensano non si debba raccontare la propria vita.
Parlando di suicidio. Sono aumentati i casi? I segnali ci sono?
Un tempo era una vergogna e se ne parlava meno, una volta si diceva "Se ne parla non lo fa". Non è vero ed è questo il punto. Chi è depresso ha finito le proprie risorse e in modo malato identifica il togliersi la vita come unica soluzione. I segnali ci sono sempre perché una persona cambia il modo di rapportarsi e di vivere. E' fondamentale osservare e non sottovalutare i cambiamenti di umore e la mancanza di voglia di fare cose. A volte si chiudono gli occhi per non vedere il dolore degli altri.
Lo Stato cosa fa per aiutare la salute mentale?
Serve cultura del disagio e molta informazione. Ma ci sono molte iniziative, per esempio la nostra associazione EMDR che si occupa di traumi, sta lavorando con medici e soccorritori. Certo che la strada è ancora un po' lenta. Si sta molto discutendo per istituire lo psicologo di base. È in Parlamento e si spera diventi legge.