Un post di recente pubblicazione su Facebook ha riacceso anche nell’Astigiano l’attenzione, in realtà mai del tutto completamente sopita, sul tema dei pagamenti elettronici. Che, nonostante l’obbligo di POS sia formalmente in vigore dal 2015 (inizialmente senza che ciò esponesse al rischio di sanzioni, successivamente introdotte), vengono ancora avversati da alcuni commercianti, che spesso motivano il rifiuto correlandolo alle commissioni che sono tenuti a pagare su quel tipo di pagamento.
Un problema che era emerso già alcuni mesi fa, quando il Governo Meloni aveva inserito nella legge di Bilancio un articolo che prevedeva una soglia minima di 60 euro, al di sotto della quale gli esercenti sarebbero stati autorizzati a rifiutare i pagamenti elettronici. Provvedimento successivamente ritirato a seguito delle critiche che l’hanno accompagnato e dall’elevato rischio che la Commissione Europea avrebbe rigettato la proposta.
Tornando al post, accompagnato dalla foto di un cartello in cui si legge che non si accettano pagamenti con bancomat e carte di credito per importi inferiori ai 5 euro (lasciando comunque la possibilità di utilizzare Satispay, sistema molto diffuso per i ‘micro pagamenti’), l’utente sottolinea che indicazioni come quella sono fuorilegge e che “un cliente può pagare, con carta di debito o credito, qualsiasi importo, anche 5 euro!”
Numerosi, e tutti concordi sulla non legittimità del cartello, i commenti: da chi lo ringrazia per aver segnalato l’esercizio commerciale a chi sottolinea che “con un contratto decente per il pos, sotto i 10 euro non si pagano neppure più le commissioni”, fino a chi scrive di non portarsi più dietro il contante da parecchio tempo “quindi se un negozio accetta il pagamento elettronico bene, altrimenti vado da un'altra parte. Se il POS non è più obbligatorio, nessuno può obbligarmi a pagare cash!”.
Ricordiamo, infine, l’importo delle sanzioni previste per i commercianti che rifiutano pagamenti con ‘moneta elettronica’: multe fino a 30 euro, cui si deve aggiungere il 4% del valore della transazione rifiutata. Ovvero, nel caso si acquisti un gelato (perché il post fa riferimento, appunto, a una nota gelateria astigiana), 30 euro e qualche centesimo.