Gli assetti dirigenziali e le modalità di gestione del Gruppo Cassa di Risparmio di Asti sono tematiche sulle quali il Movimento 5 Stelle cittadino è intervenuto più volte nel corso degli anni, dalla ‘battaglia’ anche legale che portò l’allora sindaco di Asti Fabrizio Brignolo (PD) a lasciare il Consiglio di Amministrazione del gruppo bancario al vigore con cui ha rimarcato l’inchiesta per sospette false comunicazioni sociali inerenti l’anno 2015.
Ma questa volta l’attenzione dei pentastellati è rivolta ancora più in alto, ovvero ad un presunto conflitto d’interesse del 79enne Giorgio Galvagno, tre volte sindaco di Asti e già deputato di Forza Italia, che del gruppo bancario è è presidente (fresco di riconferma da parte dell’assemblea dei soci, nella seduta del 27 aprile scorso) dall’aprile 2020.
M5S: "SITUAZIONE GRAVISSIMA, ENNESIMA DIMOSTRAZIONE DI UN SISTEMA DI POTERE"
E per l’appunto in conseguenza della rielezione ai vertici del gruppo bancario che il consigliere comunale M5S Massimo Cerruti e il consulente legale del Movimento (nonché, in passato, più volte consigliere comunale, assessore e vicesindaco) Alberto Pasta ravvisano un conflitto di interesse che, come hanno argomentato nel corso di una conferenza stampa, dal loro punto di vista comporta “una situazione gravissima, che è ennesima dimostrazione che il sistema di potere locale continua imperterrito a perpetrare sé stesso in maniera autoreferenziale, impedendo la crescita di energie nuove”. “Avere il controllo della Banca locale – ha affermato Cerruti – significa avere le più importanti leve per lo sviluppo del territorio, peculiarità che restano nelle mani di pochi”.
IL DECRETO CHE NORMA I CRITERI D'INDIPENDENZA
Ma, prima di analizzare più approfonditamente il cosiddetto ‘Sistema Asti’, vero e proprio convitato di pietra dell’incontro con i giornalisti, introduciamo un documento fondamentale per comprendere pienamente il j’accuse pentastellato. Ovvero il decreto n. 169 del 23 novembre 2020, che regolamenta i requisiti e i criteri di idoneità allo svolgimento di incarichi anche negli istituti di credito.
Scorrendo il documento (leggibile integralmente a questo link o nel pdf allegato) fino all’articolo 13, si arriva a un lungo elenco di condizioni che non devono verificarsi affinché un consigliere ‘indipendente’ (ovvero privo di incarichi esecutivi), qual è il presidente di una banca, possa dirsi tale. Tra le varie voci rientra il non essere “coniuge non legalmente separato, persona legata da unione civile o convivenza di fatto, parente o affine entro il quarto grado” di “assessore o consigliere regionale, provinciale o comunale (…)” in carica nei due anni precedenti la nomina del consigliere.
Una condizione che, argomentano Cerruti e Pasta, il presidente Galvagno non soddisfa in quanto padre (pertanto, con parentela di primo grado) del consigliere comunale Marco Galvagno, eletto nelle liste di “Forza Italia con Asti nel cuore” il 28 giugno dello scorso anno.
CERRUTI: "GALVAGNO NON E' PRESIDENTE INDIPENDENTE"
“Non vogliamo sollevare questione contro la Banca di Asti – ha messo le mani avanti Cerruti –, che anzi noi intendiamo tutelare anche con riferimento a soci, correntisti e cittadini tutti. Che avrebbero diritto di avere una Banca guidata da persone competenti, ma soprattutto totalmente indipendenti. Condizione che, per le ragioni illustrate, Galvagno non soddisfa”.
“Il difetti di uno dei requisiti indicati all’art. 13 – ha aggiunto l’avvocato Pasta – comporta la decadenza dal ruolo rivestito, fermo restando che la legge specifica che gli organi competenti (ovvero il CdA della Banca, il Collegio Sindacale e la Banca d’Italia) sono tenuti ad appurare, nel termine di 30 giorni, se si possa porre rimedio e come. Per cui valuteremo gli sviluppi, ma permane il dovere da parte di tutti i nominandi di denunciare la condizione di eventuale conflitto di interesse”.
“E’ chiaro che, prima di farsi nominare consigliere indipendente per poter venire eletto presidente, avrebbe dovuto sapere benissimo che si prospettava una situazione di sostanziale incompatibilità – ha ancora affermato l’avvocato Pasta –. E’ stato nominato una prima volta nell’aprile 2020 e poi rieletto nelle scorse settimane, mentre suo figlio è consigliere comunale dal giugno 2022. Per cui, delle due l’una: o sapeva benissimo del conflitto di interesse e ha fatto finta di nulla o non ne era al corrente e in quel caso la cosa è ancora più grave, perché il presidente di un gruppo bancario non è un incarico che si assegna al primo preso dalla strada. Anche perché, tra le altre cose, comporta anche la percezione di 130.000 euro annui”.
Ora, come detto, gli organi competenti saranno chiamati a esprimersi nel merito e lo stesso gruppo bancario, qualora lo ritenesse opportuno, potrebbe presentare documentazione atta a confutare la tesi pentastellata. Al netto che, qualora invece dovesse trovare conferma, il quarto comma dell’articolo 13 indica “la decadenza dall’incarico di consigliere indipendente” con passaggio allo status di “consigliere non indipendente”. Con conseguente incompatibilità, sempre attenendosi al ragionamento degli esponenti del Movimento 5 Stelle, nell’incarico di presidente del gruppo bancario.
LA PRESUNTA OLIGARCHIA CHE CONTROLLA LA CITTA'
Il che, stando a quanto affermato dall’avvocato Pasta in corso di conferenza stampa, comporterebbe una sostanziale spallata “Al sistema di potere, di cui Galvagno è garante, che consente a una oligarchia di controllare la città”. “Determinano tutti gli aspetti portanti della vita cittadina – gli ha fatto eco Cerruti – scambiandosi gli incarichi nei vari enti e tarpando sistematicamente le ali allo sviluppo di qualsiasi alternativa. Da molti anni imperversa una classe dirigente che ha come unico obiettivo la propria costante rigenerazione”.
“Il sistema, ovvero la Fondazione Cassa di Risparmio e la Banca con le rispettive società, rivestono un ruolo importantissimo per l’economia astigiana – ha aggiunto Pasta –. Abbiamo più volte lamentato l’occupazione della Banca per tramite della Fondazione, che ne detiene la maggioranza delle azioni, da parte di un ristretto numero di persone, tutte afferenti al blocco politico del centrodestra, che considerano Banca e Fondazione ‘cosa loro’ di cui poter disporre liberamente”.
LA 'RICETTA' ALL'INSEGNA DI COMPETENZA E MERITO
“Eppure – ha concluso Pasta – risolvere il problema rappresentato da questa oligarchia non sarebbe complesso, poiché basterebbe partire dalla Fondazione. Sarebbe sufficiente fare una lista di persone con determinati requisiti, consegnarla a una figura super partes come ad esempio il Presidente del Tribunale e, nel momento in cui si presenta la necessità di fare delle nomine, attingere a quella lista selezionando i migliori curriculum”