La sanità pubblica e le sue lacune, al centro di una conferenza stampa indetta da Cgil Cisl e Uil, questa mattina, di fronte a uno degli edifici simbolo: l’ex Maternità di via Duca d’Aosta chiusa dal 2004.
Al Cardinal Massaia di Asti mancano 100 medici, 150 infermieri e 100 Oss. Un problema che non può non impattare sulle liste d’attesa e sui servizi. Spiega Luca Quagliotti (Cgil): “Qui dovrebbe arrivare la vecchia Casa della salute l’ospedale di comunità e centrale operativa territoriale. Speriamo sia luogo di rilancio. La struttura è chiusa dal 2004. Una volta fatta la ristrutturazione non si sa bene quale sarà il contenuto. Conosciamo i contenitori. Ma qui c’è un problema nel recuperare le figure professionali. Manca anche personale tecnico e amministrativo. Sono a rischio interi servizi e la lungaggine delle liste di attesa è anche per la mancanza di anestesisti”.
Concorsi deserti e poca attrattiva dell'ospedale astigiano
I concorsi vanno infatti deserti per diversi motivi, a partire dalle programmazioni universitarie e i numeri chiusi. “Oggi il sistema è cambiato a partire dagli studi degli infermieri. Ma non c’è stato aggiornamento”, chiosa Quagliotti.
Rimarca Stefano Calella (Cisl): “Ieri il governo ha annunciato il cambio dei numeri chiusi. Si alzerà ma gli effetti si vedranno tra sette otto anni”. E, secondo i sindacati, il nuovo direttore generale in arrivo, Francesco Arena, sarà poco più di un commissario perché tra un anno andrà in pensione.
Il flash mob all'ospedale
Dalle 10 alle 14 del 21 aprile ci sarà quindi, al Cardinal Massaia, una mobilitazione che si inserisce su tutto il territorio ed è finalizzata a richiedere:
- L’abbattimento delle liste di attesa attraverso la creazione di una task force di professionisti che operino nel sistema pubblico e che garantiscano risposte in tempi brevi;
- L’aumento dei posti letto e la creazione anche ad Asti città di posti letto per Hospice;
- La stabilizzazione dei numerosi precari ancora presenti, nel rispetto degli accordi sottoscritti tra le Regione Piemonte e le categorie del Pubblico Impiego, e la garanzia del turn over dei prossimi tre anni;
- Il potenziamento del reparto di pronto soccorso e dei servizi territoriali domiciliari;
- La definizione dei contenuti delle Case di comunità dell’Ospedale di Comunità e dell’Ospedale della Vallebelbo in tempi brevi. Questo al fine di programmare l’attività sanitaria dei prossimi anni e le figure sanitarie da assumere per garantire i servizi. Non vogliamo che queste strutture Pubbliche finiscano in mano al privato per mancanza di capacità programmatoria da parte della Regione e delle ASL
Buone notizie dalla ex Casa di riposo Città di Asti
Buone notizie sul fronte ex Casa di riposo, le Asl stanno chiamando gli operatori. “Ma anche la Asl di Asti deve fare la sua parte”, rimarcano i sindacati.
E, sempre sull'ospedale, “Servono aumenti economici - spiegano - altrimenti non siamo attrattivi se non per la Cardiologia nostra vera eccellenza”. La mancanza di alcuni primati delle Soc (struttura complessa), renderebbe il nostro ospedale meno attrattivo per l’arrivo di nuovi medici.
“Non vogliamo pensare che sia stato fatto per favorire l’ospedale di Verduno (CN) - rimarca Quagliotti - Deve esserci un ospedale all’altezza del territorio”.
Dino Penso (Uil): “Dal nazionale ci dicono che diminuiranno i finanziamenti, sempre in discesa. Il servizio sanitario non è più pubblico. Spesso la gente rinuncia a curarsi”. Anche per Alessandro Delfino (Cisl), "il servizio pubblico è destinato a ridursi".