lavocediasti.it - 21 marzo 2023, 20:56

A Nizza incontro commemorativo per ricordare Don Milani: appuntamento domenica 26 marzo all'istituto Nostra Signora delle Grazie

Il 23 marzo cade il centenario della nascita di Don Milani, e i comuni di Nizza, Canelli e Vaglio Serra hanno deciso di organizzare un incontro con Paolo Landi, uno degli allievi di Don Milani

Don Milani

Don Milani

Appuntamento su invito dei comuni di Nizza, Canelli e Vaglio Serra con la partecipazione dell'AIMC (Associazione Italiana Maestri Cattolici) domenica 26 marzo dalle 15 alle 17:30 all'Istituto Nostra Signora Delle Grazie (viale Don Bosco 36) di Nizza. 

Il 23 marzo cadrà infatti proprio il centenario della nascita di Don Milani. Fiorentino di nascita e di morte, nonostante l'inapparente collegamento con il comune di Nizza, quest'ultimo è riuscito a entrare in contatto con uno dei suoi allievi, Paolo Landi, autore di "La repubblica di Barbiana. La mia esperienza alla scuola di don Lorenzo Milani" e invitarlo in questo incontro.

Ulteriormente è stato dato il patrocinio con il comune di Nizza per il valore del convegno del personaggio storico.

L'incontro è un evento formativo valido per l'aggiornamento degli insegnanti. Sarà rilasciato l'attestato di partecipazione.

Don Milani: un personaggio molto discusso

Correva l'anno 1923, proprio il 23 marzo, quando Firenze dava alla nascita un uomo che riuscirà a distinguersi, nel bene e nello scandalo, nella storia del novecento italiano. Nasce Don Lorenzo Carlo Domenico Milani Comparetti.

Personaggio di difficile collocazione, uomo di chiesa ma aperto al socialismo. Questa apparente contraddizione lo ha portato subito all'emarginazione, a Barbiana, poco fuori Firenze. 

Certo non c'è da stupirsi della risposta, a tratti violenta, del comune di Firenze riguardante il suo "esilio". Si ricordi l'Italia del tempo: un'Italia uscita sconfitta dalla seconda guerra mondiale in un processo di sempre più pulita "democraticizzazione" in piena firma statunitense sotto l'ala protettrice della Nato. Non c'è da stupirsi se nel mondo di allora la parola "socialismo" suonasse come qualcosa di velenoso, virale e contagioso. Dopotutto quello era il mondo della Guerra Fredda, dove c'era una cosa chiamata "Cortina di Ferro", che spezzava letteralmente l'Europa in due. Come un tavolo di Scacchi.

Don Milani è quindi un uomo prodotto del suo tempo, questa convinzione che l'alfabetizzazione e l'istruzione fosse solo una cosa "da ricchi" ha portato moltissime antipatie sul suo conto. Ulteriormente criticò la questione dell'educazione rigida e quasi militare delle scuole, dove il professore era la guida assoluta a cui gli studenti dovevano obbedire ciecamente, pena la violenza fisica. Le famose "bacchettate sulle dita" di cui ci raccontano sempre i nostri nonni.

In questo Don Milani ostenta la democrazia nelle scuole. Non più un obbligo mattutino e pre pomeridiano da eseguire con rigore e disciplina ma un'attività continua, 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Ognuno può dire la sua, le lezioni si svolgono all'aperto e c'è qualsivoglia libertà.

Insomma, un mondo, nell'ambito dell'educazione scolastica, a sè. Una cosa così anormale per il tempo che suscitò uno scalpore tale da spezzare la popolazione in due: i suoi sostenitori che ne vedevano una soluzione a questa sorta di accademia militare come diremmo noi oggi, e chi invece, i suoi detrattori ne vedeva l'aspetto fallace, di "spezzare" la società in ricchi e poveri.

Don Milani comunque è stato un prodotto quasi fulmineo, nella sua breve vita (muore a 44 anni nel '67), gli era stata affidata una parrocchia che passerà alla storia come "parrocchia di Barbiana", ove lui aveva sottratto tutti i ragazzi alla miseria di una vita solo di lavoro insegnando loro leggere e scrivere, preparandoli per gli esami. Nessuno ci credeva, ma lui si perché era fermamente convinto che i ragazzi, se messi nella posizione di imparare, trovano piacere nel farlo.

Qui nasce la famosissima espressione "I care", tradotto dall'inglese come "mi importa". Una sorta di battaglia letterale al "Me ne frego" di stampa fascista. E che battaglia.

Nemanja Babic

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