Riceviamo e pubblichiamo le riflessioni del consigliere comunale Mario Malandrone (Ambiente Asti) sugli sgomberi di corso Casale.
Le esigenze tecniche non sono certo un mistero: lo sgombero dei due numeri civici di Corso Casale.
Legittimo? Si la società che ha comprato all'asta i due palazzoni (40 alloggi) ne ha chiesto di poter entrare in possesso.
E quindi solo in Corso Casale circa trenta persone in strada.
Meglio in strada che in un palazzo degradato? La risposta è ardua.
Le famiglie con minori saranno sistemate (madre e minore), padre forse in dormitorio.
Gli altri non si sa. In questi giorni si è svelata l' occupazione di molti di loro: lavoro sottopagato ecc ecc...
Il tema è sempre lo stesso: come si può gestire una situazione del genere.
Si è dormito per più di 10 anni e quindi si agisce in emergenza , ma son passate più amministrazioni di diverso colore.
Intanto 40 alloggi andati all' asta a forse 10.000 euro l' uno.
L' operazione la fa un privato che in genere deve avere un profitto, non il pubblico. Non poteva? 40 alloggi erano una manna , se si sommavano alla previsione urbanistica sugli immobili Asl per l' edilizia popolare, a Via Allende, a qualche magia su immobili vuoti e a via Ungaretti (mai finito) magari 100 alloggi di ricavano popolari.
Ma nulla, sonno, dormite!
A dire "sveglia" un'associazione, il coordinamento Asti Est. Eppure nessuna via si ê percorsa . E il problema si presenterà nuovamente in corso Volta.
E quando si affronta l' emergenza, si deve affrontare la sistemazione delle persone.
Il dormitorio è appeso al destino della casa di Riposo ma funziona.
Non vi è un dormitorio famigliare ma da anni chiediamo l' uso del Ferrohotel, sarebbe un posto per il transito che impedirebbe la divisione delle famiglie.
Alla fine chi non è considerato fragile si arrangerà con il rischio della strada, chi lo è sarà un costo grande in centro di accoglienza per minori
E mentre le case latitano, la politica dorme in modo bipartisan, magari condannando pure le occupazioni gestite in passato dalle associazioni, la questione casa e lasciata al lavoro faticoso dei servizi in uno scenario senza visione.
Eppure la visione e l' analisi delle associazioni c'è da anni e alcune soluzioni sono state proposte: sempre etichettate come sovversive.
Eppure quelle esperienze così etichettate erano dei laboratori, ponevano questioni, suggerivano soluzioni erano ben diverse dagli squat che ora vi sono in città.
La politica ha sempre faticato a vedere la differenza tra chi insieme a famiglie faceva promozione sociale e l' individuo che disperato si arrangia ,confondendo esperienze e di fatto avendo poi l' alibi per l' agire soluzioni di emergenza e di ripristino di legalità (in questi casi usata solo come feticcio) , dimenticando la legalità e etica superiore del diritto alla casa.
E mentre la città si dimentica di trovare soluzioni (spesso suggerite) per avere più risorse di case popolari, ci apprestiamo ad assistere alle " esigenze tecniche".