Riceviamo e pubblichiamo dal consigliere comunale di Ambiente Asti, Mario Malandrone.
Ciò che apprendiamo sulla Casa di Riposo città di Asti è drammatico. Ci sono state le dimissioni del Commissario.
Il tema centrale sono sicuramente gli ospiti e il passaggio a nuova struttura.
Son fissati 10 giorni per trasferire gli ospiti , il trasferimento avverrà, secondo i sindacati tra il 27 e il 31 dicembre. Di 132 ospiti nessuno nel Comune di Asti ,ma nel nord e sud dell'Astigiano, il che è un disastro dal punto di vista psicologico per gli
ospiti e loro parenti. E sarà un disagio nel futuro. Viene meno la libera scelta dei familiari.
A questo si aggiungono 35 posti dei senza tetto ospitati al Maina.A questo si aggiunge il dramma per i 110 dipendenti , quelli con tempo indeterminato non hanno diritto ad ammortizzatori. Si prospetta un nuovo contenitore vuoto in città, ma anche crediti difficili da recuperare da parte dei creditori.
Occorre:
1) Derogare al termine fissato per il 31 gennaio per il trasferimento degli ospiti
2) garantire la libertà di scelta
3) fare un piano per garantire un futuro ai lavoratori
Abbiamo appreso che qualcuno durante gli incontri ha detto "che la chiusura della struttura risolve il problema delle altre strutture dell'Astigiano", noi lo troviamo estremamente grave.
Concordiamo con la richiesta dei sindacati dell'apertura di un Tavolo di crisi, chiediamo come minoranze in Consiglio di esserne parte.
Il tema centrale è la ricollocazione dei 110 lavoratori , soprattutto i più fragili, che non avranno scelta sul mercato.
Si faccia un piano per ricollocare i dipendenti :su questo le Istituzioni non possono essere assenti ,dalla Regione, al Comune.
Abbiamo sottoscritto e votato un ODG in Comune sulla questione Casa di Riposo, in Regione non lo si è votato e crediamo che la Regione, la politica Regionale e gli attori economici locali non abbiano fatto abbastanza per la più grande Casa di riposo pubblica della Regione, sulla cui storia occorre fare approfondimenti ma sul cui presente e futuro si è avuto un silenzio assordante.
Mario Malandrone