Politica - 28 settembre 2022, 09:43

Michele Miravalle: "Il PD non è una scatola chiusa: chi ha idee porti il suo contributo"

"In ambito locale i vertici hanno fatto un lavoro straordinario, ora guardiamo al congresso evitando vecchi cannibalismi"

Michele Miravalle: "Il PD non è una scatola chiusa: chi ha idee porti il suo contributo"

Ad appena 35 anni, Michele Miravalle – ricercatore universitario, consigliere comunale e membro del Consiglio Regionale del Partito Democratico – è incontrovertibilmente un ‘nome che conta’ nel PD Astigiano. Al punto che, nell’ambito del confronto di coalizione che ha poi portato alla scelta di candidare Paolo Crivelli, era dato tra i papabili candidati a sindaco per la coalizione di centrosinistra. Gli abbiamo chiesto il suo punto di vista su molteplici tematiche politiche, locali e nazionali.


Partiamo dall’analizzare il risultato delle Politiche, obiettivamente insoddisfacenti per il PD

Indubbiamente le elezioni sono state perse dal Partito Democratico e da tutto il centrosinistra, ma anche al di fuori della coalizione non vedo risultati eclatanti con la sola eccezione della Meloni e Fratelli d’Italia. Per cui, al netto che nell’Astigiano il partito abbia ottenuto qualche voto in più rispetto alla media del dato nazionale, ora sarà prioritario capire come ripartire.


Ritiene che, in ambito locale, abbiate qualcosa da rimproverarvi?

Teniamo conto che ormai sempre più, soprattutto con questa legge elettorale, il perso del locale nelle elezioni politiche è minimo. Noi abbiamo fatto una battaglia per ottenere la presenza in lista di nostri candidati, scegliendo un sindaco del territorio e una figura importante del partito (Andrea Ghignone e Ornella Lovisolo, ndr.). Un risultato tutt’altro che scontato, perché volevano paracadutare gente da fuori. Ma, al netto di questo, credo in realtà gli elettori abbiano votato più in base al quadro nazionale che a quello locale.


Ampliamo l’analisi al nazionale: quali errori ha fatto il Partito Democratico?

Abbiamo pagato principalmente due aspetti in particolare: ad iniziare da un atteggiamento di eccessivo governismo che, con il senno poi, abbiamo scontato nelle urne. Era indubbiamente necessario, perché ci ricordiamo tutti in che condizioni era il Paese con lo spread alle stelle, ma è diventata una situazione ordinaria che non è piaciuta agli elettori. Siamo sempre più stati visti come un partito del potere, sia a livello nazionale che locale. Anche se, in realtà, qui il potere è da sempre in mano alle destre.

Il secondo tema è stata la mancanza di proposte forti e identitarie, che invece hanno premiato, ad esempio, i 5 Stelle. In sostanza, da parte nostra c’è stato anche un grosso problema di comunicazione, da affrontare definendo proposte radicali: lotta al precariato, impegno per la sanità pubblica, difesa senza sé e senza ma del clima. Un po’ di ‘sana’ radicalità che vada oltre i concetti, ormai piuttosto superati, di destra e sinistra. Ora si aprirà una fase congressuale importante, ma se la basiamo soltanto su chi è il leader che ha più like sul social finiremo per perdere una altra grande occasione.


In questi giorni sono piovute molte critiche, sia a livello nazionale che locale e anche fuori dal partito, su come avete condotto la campagna elettorale...

Stilisticamente, ritengo valga sempre la regola sulla base della quale è giusto che nel commentare i risultati ciascuno guardi a casa propria… Tutti questi soloni che ci spiegano cosa ha sbagliato il Partito Democratico sono irrispettosi principalmente per i militanti del PD, soprattutto se hanno sostenuto una lista che non è neppure entrata in Parlamento (riferimento a Giovanni Pensabene, ndr.) Ora si apre una fase in cui avremo un grande congresso. Secondo me, la cosa migliore che possono fare quanti ritengono di avere la ‘ricetta’ giusta per il futuro del partito, è contribuire attivamente e ‘contaminarlo’ per far nascere qualcosa di diverso. Rappresentiamo ancora il 18-20% degli elettori italiani, vale la pena provarci. Non siamo una scatola chiusa, ci sono enormi spazi per fare delle cose: anziché criticarci da fuori, si impegnino per cambiare il partito da dentro. Anche perché vorrei ricordare loro che nessuno nel campo del centro o della sinistra ha buone ragioni per gioire, perché a breve avremo il governo più a destra d’Europa e della storia repubblicana: è quella la grande questione da affrontare.

 

Vi hanno definito una “macchina macina Segretari”, nel senso che se ne sono succeduti molti in pochi anni…

Il fatto che si tengano dei congressi è un bene per la democrazia. Preferisco di gran lunga un Partito Democratico che discute e si confronta a una Lega che, nonostante abbia ottenuto un risultato tutt’altro che soddisfacente, tiene saldamente Salvini al suo posto. Per cui, quando sarà il momento, ci ritroveremo e decideremo insieme segretario e linea da tenere.

 

Un confronto che potrebbe portare anche a una riapertura al Movimento 5 Stelle?

Il dialogo è inevitabile, se no continueremo a guardarci l’ombelico mentre la Meloni ci conduce verso un modello ungherese. I dialoghi, però, debbono essere sempre reciproci e, in ambito locale, abbiamo il positivo precedente delle Amministrative nelle quali abbiamo lavorato bene insieme a loro e proposto un bel programma. Dissento da chi sostiene che si sia trattato di una ‘fusione a freddo’, perché tra persone ragionevoli abbiamo trovato dei punti di convergenza. Certo, con il senno di poi si possono mettere in discussione determinate scelte, ma con i se e con i ma non si fa la storia.

 

Resta però il fatto che la coalizione ha raccolto meno di quanto speravate e che, nel post elezioni amministrative, non è parsa così solida...

Riguardo le Amministrative, abbiamo necessità di andare avanti: abbiamo provato a costruire un campo largo, rinunciando a molto di noi stessi, io per primo. Ciò nonostante, noto che purtroppo non ci viene riconosciuta, anche da colleghi dell’opposizione, l’umiltà con cui abbiamo lavorato: non ci siamo mai comportati in modo arrogante. In quanto alla scelta di Paolo Crivelli come candidato sindaco è stata ponderata con tutte le componenti della coalizione e non la rinnego affatto: peraltro con lui sto lavorando molto bene in consiglio comunale, poiché si è sempre dimostrato maturo e responsabile. Teniamo però conto che quelle sono state elezioni vinte da Maurizio Rasero, più che dalla coalizione di centrodestra.


Chiudiamo tornando al PD Astigiano: i vertici sono dimissionari, si andrà a congresso… lei svolgerà un ruolo da protagonista?

Riccardo Fassone e Mario Mortara (rispettivamente segretario provinciale e comunale del PD, entrambi dimissionari, ndr.) hanno fatto un lavoro straordinario, pur arrivando da esperienze differenti. Ora, anche per legittima stanchezza, si chiude un ciclo e vedremo di aprirne un altro. Quel che spero è che venga mantenuto il profilo costruttivo che ci ha caratterizzati, mi spiacerebbe moltissimo si tornasse a fare battaglie interne. Per quanto mi riguarda, farà tutto ciò che potrò per evitare cannibalismi. Però prima ragioniamo su alcune cose, visto che giunta Rasero non ha più alibi perché comandano tutta la filiera del potere, concentriamoci su cosa serve per il territorio: tra 5 giorni dovremo affrontare la questione Maina. Discutiamo dei problemi, poi le persone si troveranno. Per quanto mi riguarda, come membro del gruppo consiliare resto a disposizione del partito, ma per il momento è prematuro parlare di candidature. Credo non ne discuteremo prima dell’anno nuovo.

Gabriele Massaro


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