Attualità - 05 gennaio 2022, 08:54

Per andare 'Oltre', occorre partire dalla progettualità. Il movimento di opinione cittadino, lancia un nuovo 'sasso'

AstiOltre, che al momento non ha costituito una lista per le prossime elezioni, chiede di "lavorare da subito ad una profonda revisione dei criteri di selezione della classe dirigente"

Per andare 'Oltre', occorre partire dalla progettualità. Il movimento di opinione cittadino, lancia un nuovo 'sasso'

Riceviamo e pubblichiamo una nuova nota del movimento di opinione costituitosi recentemente ad Asti, AstiOltre.

Da qualche tempo, anche grazie ad alcuni sassi lanciati in piccionaia dal nascente movimento di opinione che ora ha preso il nome di AstiOltre, il dibattito politico a livello locale ha assunto una nuova vivacità.

Questo è senza dubbio positivo. Ma, oggettivamente, non appare sufficiente.

Prima di tutto alle varie questioni sollevate in tema di correttezza nei rapporti istituzionali, etica della politica, trasparenza, governance, progettualità, strategie future, non sono emerse risposte di contenuto o quanto meno di apertura al confronto. Solo reazioni stizzite, nel migliore dei casi, oppure addirittura offensive e tendenti all'insulto.

Gran parte del discorso si è ridotto a schermaglia tipica dei periodi preelettorali, in cui l'attenzione è stata spostata dai contenuti ai nomi ed agli schieramenti.

Il movimento di opinione che abbiamo promosso e che intendiamo sviluppare ritiene che la città abbia bisogno urgente di una nuova progettualità, di idee innovative su cui costruire la realtà in cui vivere e crescere, fuori dalle emergenze.

Anche le prime notizie sulla destinazione dei fondi PNRR confermano l'urgenza di andare Oltre. Il rischio è di raccogliere, come sempre, solo le briciole in assenza di progetti di ampio respiro inseriti in una visione di sviluppo e crescita.

Qualcosa è già arrivato, qualcos'altro arriverà. Ma c'è ben poco da festeggiare.

C'è piuttosto da spremere le meningi e rimboccarsi le maniche con maggiore urgenza.

Ci sono scadenze elettorali imminenti è vero. Ma la politica non può perdere altre occasioni isterilendosi su vecchie tattiche sia personalistiche che ideologiche.

Asti deve saper andare Oltre partendo da un'idea e dal progetto della città che vogliamo costruire per noi da subito, ma guardando un po' più in là, a ciò che vogliamo per le nuove generazioni.

Prima il progetto. Poi la squadra per realizzarlo. Insomma l'esatto contrario del vecchio e insulso: abbiamo fatto molto e altro faremo. L'invito alla riflessione vale sia per chi governa che per chi ha il ruolo di opporsi.

Lo andiamo sostenendo ormai da mesi, ma i segni concreti di una reale volontà di cambiare in modo radicale gli schemi di gioco appaiono ancora insufficienti. Prevalgono per ora i tatticismi. Ma il tempo stringe e la società civile chiede indicazioni chiare su una visione di città, di una identità precisa che la porti fuori dal pantano.

Se la città continua a perdere posizioni e naviga in fondo a tutte le classifiche, perde abitanti e posti di lavoro, i giovani talenti se ne vanno, la sua immagine è sempre più sciatta e dimessa, se l'aria è pessima e il traffico insostenibile, il commercio langue, metà degli alberghi sono chiusi, qualcosa vorrà ben dire.

Ormai non si può più tollerare che si vada avanti mettendo toppe qua e la pretendendo di spacciarle per risultati eroici con qualche selfie o foto opportunity.

La città per risollevarsi ha bisogno di una strategia subito e il più largamente possibile condivisa, al di là delle inevitabili lacerazioni che i confronti elettorali producono, come è naturale in democrazia.

Avere un progetto non significa tuttavia riempire un cassetto di sogni. Vuol dire individuare una serie di problemi e indicare priorità e strumenti per risolverli.

La nostra idea di città parte da una volontà di sviluppo integrato e sostenibile che offra pari opportunità e servizi all'intera popolazione sparsa su un territorio equivalente al Comune di Milano, ma ridotta a poco più di 75 mila persone.

Attenzione all'ambiente significa curare bene il verde esistente, alleggerire il traffico, ma anche implementare il trasporto pubblico con mezzi di dimensioni ridotte e alimentati da energia rinnovabile. Favorire il turismo significa creare eventi, ma prima di tutto strutture e servizi e rendere la città accogliente e gradevole sempre, 365 giorni l'anno, partendo anche dalla cura delle piccole cose che rendono più piacevole, per tutti, vivere la città.

Puntare sulla cultura significa prima di tutto restituire la possibilità di scegliere e decidere le strategie a chi rappresenta i cittadini. Intervenire nel sociale, in una realtà di fatto multietnica, significa progettare e implementare i servizi per rispondere ai problemi posti dalle nuove povertà senza dover contare quasi esclusivamente sul ruolo del volontariato.

Sviluppo territoriale vuol dire dotarsi degli strumenti per rendere le aree destinate a produzione e commercio appetibili, per qualità di servizi e infrastrutture, per nuovi investimenti destinati a creare nuovi posti di lavoro ad alta remunerazione.

Vuol dire restituire una identità definita ad una città in ginocchio che non è più industriale e non sa di essere uno dei maggiori Comuni agricoli del Piemonte, che dice di mettere il vino al centro, ma penalizza i centri di ricerca che l'hanno storicamente resa grande nel mondo dell'enologia, che ogni giorno vorrebbe essere capitale di qualcosa, ma non sa esprimere strategie opportune in quanto bloccata da eterni giochi di potere.

Una città in ginocchio incapace di sostenere perfino il ruolo di eccellenza non solo locale di una struttura di fatto nuova e motivo di orgoglio come l'ospedale e che non sa cogliere l'opportunità di coinvolgimento corale come la nascita di una fondazione a sostegno della sanità del territorio, mentre si elargiscono encomi al volontariato, un mondo meraviglioso a rischio strumentalizzazione.

Occorre riscoprire la voglia di confronto per guardare oltre, insieme, attraverso il confronto delle idee e la critica costruttiva. Fatta la cornice si passa ai nomi. A questo punto ci si sente pronti per passare Oltre. Se si parla solo di nomi senza cornice tutto diventa più difficile.

Fondamentale, infine ma non ultimo, è il ritorno ad una politica intesa come servizio alla comunità e non mero scontro tra poteri e interessi contrapposti. Occorre fare spazio ad una visione di impegno nuova che porti rapidamente ad un riequilibrio istituzionale e che rassereni i rapporti tra tutti gli enti espressione della volontà popolare dei territori in un corretto rapporto di sussidiarietà tra pubblico, privato e soggetti del terzo settore.

Occorre inoltre lavorare da subito ad una sostanziale, profonda revisione dei criteri di selezione della classe dirigente ripristinando spazi di democrazia da tempo sacrificati.

Asti deve saper guardare oltre un presente di stagnazione e recuperare, anche in concomitanza con il ritorno dell'Amministrazione provinciale ad un più marcato ruolo di coordinamento, la sua funzione di capoluogo forte ad attrattivo capace di guidare lo sviluppo equilibrato dell'intera Provincia ( che compirà cento anni nel 2035), capace di dialogare quanto meno alla pari con i territori contigui, recuperando quella centralità che la posizione geografica naturalmente le attribuisce e che oggi il capoluogo non è in grado di esprimere.

Occorre uno sforzo ideale, ma anche molto concreto per recuperare attrattività ed energie ideali ed economiche che consentano di bloccare emorragia di capitale umano ed offrire nuove opportunità a chi ha voglia di restare e di accettare la sfida. Questo per noi è guardare Oltre.

AstiOltre, Comitato spontaneo

Al direttore


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