Un'attesa durata un giorno intero, quindi la comunicazione ufficiale da Palazzo Chigi che, per quanto riguarda i "colori" delle regioni per le nuove restrizioni anti Covid, bisognerà attendere domani, mentre i provvedimenti saranno in vigore soltanto da venerdì.
Si è conclusa così una delle giornate più strane e sospese della storia recente, durante la quale in tanti (istituzioni, categorie, cittadini) hanno atteso di capire se il Piemonte sarebbe stata definita come zona Rossa o no, con un giro di vite ulteriore rispetto alle decisioni già inserite nell'ultimo dpcm da Giuseppe Conte e dal Governo.
Un concetto ribadito anche dal governatore, Alberto Cirio, che in tarda serata scrive su Facebook: "In attesa di conoscere nel dettaglio i contenuti dell’ordinanza del Ministro della Salute in merito alla classificazione delle Regioni italiane, ho appreso direttamente da fonti del Ministero che l’ordinanza con le misure di restrizione entrerà comunque in vigore da venerdì". Un messaggio che scatena reazioni anche piuttosto ostili, tra gli utenti, in attesa per tutto il giorno.
L'attesa per il colore
Sta tutto in quell'articolo 3 del nuovo dpcm firmato nella notte di martedì. Numeri alla mano, fin dall'inizio dei provvedimenti "a colore" in Piemonte era ben chiara la sensazione di ritrovarsi proprio in quella zona Rossa che voleva dire lockdown. Una chiusura totale che mostra ancora alcune differenze rispetto alla scorsa primavera, per questo viene definito "light", ma che rappresenta di sicuro la condizione di massima restrizione su scala italiana.
Lo scenario probabile
Ecco cosa accadrebbe, a partire da venerdì, se nella giornata di domani fosse ufficializzata la Zona Rossa per la nostra regione.
Stop agli spostamenti per 14 giorni
La zona Rossa è quella del cosiddetto "scenario di tipo 4", il peggiore possibile, con livello di rischio alto. Talmente alto da costringere a scelte drastiche. Ecco perché, da domani, in Piemonte - per almeno 14 giorni (anche se il dpcm ha validità fino al 3 dicembre) - ci sarà il divieto di ingresso o di uscita dai confini regionali, ma anche tra i diversi territori all'interno della regione. Questo a meno che non si abbiano comprovati motivi legati al lavoro, a necessità specifiche, motivi di salute e didattica in presenza. E' inoltre prevista la possibilità di fare rientro al proprio domicilio, abitazione o residenza.
Scuola: didattica in presenza fino alla prima media compresa
Una delle grandi differenze rispetto al primo lockdown riguarda le scuole. Se all'epoca tutti furono costretti alla didattica a distanza, in questo caso fino al primo anno di scuola media le lezioni proseguiranno in aula. Saranno però sempre possibili in presenza attività come laboratori o per necessità legate a studenti disabili o con bisogni educativi speciali. Stop in presenza invece per le Università e per le scuole di alta formazione. Per tutte le attività in presenza, dai 6 anni in su, sarà obbligatoria la mascherina.
Negozi chiusi, a parte quelli di prima necessità
Così come nel primo lockdown, anche in questo caso saranno costretti alla chiusura tutti quei negozi che non vengono ritenuti di prima necessità, così come i bar, i pub, i ristoranti, le gelaterie e le pasticcerie. Che però potranno continuare a lavorare in delivery e per fornire il cibo d'asporto fino alle 22. Restano aperti i centri commerciali, anche se resta lo stop per festivi e prefestivi. Aperti, oltre ai negozi di alimentari, anche edicole, tabaccherie, farmacie e parafarmacie. Aperti anche parrucchieri, estetiste e barbieri.
Sport: chiusi anche i centri sportivi all'aperto
Dopo palestre e piscine, lucchetto anche per i centri sportivi all'aperto. Resta la possibilità di compiere attività sportiva a livello individuale, nei pressi della propria abitazione, con dispositivi di protezione.
Fabbriche e aziende aperte, ma spazio allo smart working
Le attività produttive proseguiranno, seppure secondo i criteri di sicurezza, ma ai datori di lavoro del pubblico è chiesto di limitare al massimo la presenza, incentivando invece lo smart working.