Economia e lavoro - 07 aprile 2020, 15:01

“Scarpe & Scarpe” chiede il concordato preventivo: a rischio 1.800 posti di lavoro in 153 punti vendita (uno dei quali ad Asti)

A pochi giorni dalla Conbipel, un’altra grande realtà piemontese del settore abbigliamento e accessori ha deciso di percorrere questa strada

“Scarpe & Scarpe” chiede il concordato preventivo: a rischio 1.800 posti di lavoro in 153 punti vendita (uno dei quali ad Asti)

Dopo la Conbipel (CLICCA QUI per rileggere l'articolo), un’altra grande realtà piemontese (ma con punti vendita in tutta Italia) del settore abbigliamenti ed accessori ha presentato un’istanza di concordato preventivo. Ci riferiamo alla catena “Scarpe & Scarpe" che, come comunicato in una nota diramata dalla Filcams Cgil, ha avviato la procedura presso li Tribunale fallimentare di Torino, dove l’azienda ha la sua sede principale.

I vertici della catena avrebbero deciso di percorrere questa strada sulla base di calcoli secondo cui, in seguito all’emergenza coronavirus, sul gruppo graverebbero circa 50 milioni di euro di mancate fatturazioni, che andrebbero a sommarsi a una passività pregressa la temporanea chiusura dei punti vendita in seguito alla pandemia.

Per limitare i danni, evidentemente, non sono state sufficienti le 9 settimane di cassa integrazione in deroga sottoscritte, precisa la nota sindacale “senza però trovare garanzie per il saldo mancante della mensilità di febbraio retribuita solo al 60 per cento”. Con la conseguenza che tutti i dipendenti “versano in evidente difficoltà per il reperimento di forme di reddito: al mancato saldo della mensilità di febbraio si aggiungono i tempi di attesa per la riscossione della cassa Integrazione, quando l'Inps sarà in grado di metterla in pagamento”.

Una situazione già pesante, che naturalmente con la richiesta di concordato preventivo andrà ad aggravarsi ulteriormente, ponendo “fortissime preoccupazioni sul futuro dei circa 1.800 dipendenti (400 in Piemonte, 27 dei quali a tempo determinato, ndr.) dislocati nei 153 punti vendita del Paese", come rimarcato dalla Filcams Cgil.

Pertanto i sindacati chiedono all’azienda l’apertura di un tavolo permanente di confronto che consenta di monitorare la situazione, i tempi di riapertura dei negozi e tutte le azioni intraprese per cercare soluzioni che garantiscano “il supporto della continuità occupazionale e reddituale dei dipendenti”

Redazione

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