Politica - 11 maggio 2019, 15:05

Bertola (M5S): faremo rinascere l'area dell'ex ospedale e l'Asti-Cuneo verrà completata

Mattinata astigiana per il candidato presidente M5S, che incontrando i giornalisti ha toccato le principali tematiche del territorio

Nella foto, da sinistra: Marco Allegretti, Giorgio Bertola, Massimo Cerruti e Maria Cristina Manto, astigiana inserita nel "listino" del candidato presidente M5S

Nella foto, da sinistra: Marco Allegretti, Giorgio Bertola, Massimo Cerruti e Maria Cristina Manto, astigiana inserita nel "listino" del candidato presidente M5S

Mattinata astigiana per il consigliere regionale e candidato presidente della Regione (per il Movimento 5 Stelle) Giorgio Bertola che – insieme al collega Davide Bono, ai candidati consiglieri locali Marco Allegretti e Alessio Rampello, al capogruppo in consiglio comunale Massimo Cerruti e vari simpatizzanti pentastellati – ha prima incontrato commercianti ed elettori presso il mercato, quindi si è spostato al Cardinal Massaia e infine ha incontrato i giornalisti nei pressi dell’ex ospedale, area ormai da decenni abbandonata a sé stessa. E proprio dalle condizioni della struttura ha voluto iniziare un breve confronto con la stampa locale.

La scritta “dai topi”, che qualcuno ha aggiunto al cartello che indicava che questa era un’area sorvegliata, evidenzia bene lo stato di degrado in cui versa l’ex ospedale. C’è anche un cartello che annuncia che l’area verrà restituita alla città, ma mi dicono che ha ormai più di 10 anni e nulla è stato fatto. Il tema della Sanità è un tema relativo tanto ad investimenti per nuovi presidi, quanto cosa fare delle vecchie strutture e il vecchio ospedale di Asti è un simbolo della mancata gestione del dopo. Una struttura abbandonata da 15 anni, composta da una parte storica e da un settore più recente. Noi abbiamo un progetto per restituire questo ospedale, di proprietà della Asl e quindi della Regione, ai cittadini.

La parte più nuova, risalente agli anni ‘60 e che presenta grossi problemi strutturali, può venire demolita per creare un’area riqualificata in continuità con il parco, che vedo essere molto bello ma soggetto a degrado. Mentre la parte vecchia, che è ovviamente vincolata, può essere restaurata e restituita alla cittadinanza. Pensiamo ad esempio a uno spazio per le associazioni, uno spazio per i giovani e le start-up, uno spazio per il co-working. E’ una città meravigliosa, con uno splendido centro storico, che merita un rilancio. Abbiamo voluto porre la questione del vecchio ospedale nell’ambito del nostro programma, composto da 10 passi, più un passo in più per ogni provincia: per quella di Asti è proprio quello relativo il vecchio ospedale su cui si sono fatte troppe parole ma nessun fatto.

 

Per quanto concerne i costi e i tempi dell’intervento?

I tempi nella nostra regione sono stati lunghi, sia per gli ospedali nuovi che per altri edifici come il grattacielo della Regione, perché quando governano questi signori i tempi sono lunghi e si fanno molti sbagli negli anni. Noi vogliamo una politica più efficiente che porti avanti le attività in tempi “europei”. E proprio ai fondi europei si può attingere per attività innovative e la realizzazione di spazi per il co-working. Bisogna mettersi a tavolino, avere una visione strategica di ciò che si vuol fare e quindi procedere al reperimento dei fondi che, mi rendo perfettamente conto, non possono essere solo regionali.

 

Abbandono e degrado spesso determinano anche il venir meno del senso di sicurezza, tema molto caro agli astigiani anche in relazione ai reiterati roghi di rifiuti presso il campo nomadi...

Conosciamo la situazione di Asti: dove non c’è vitalità si genera degrado e diminuisce la sicurezza. Un centro storico in cui non si svolgono attività è inevitabilmente meno sicuro. Per quanto riguarda le aree occupate dai rom e i roghi di rifiuti è chiaro che il sindaco è anche responsabile della salute dei cittadini, per cui concordo assolutamente con il senso dell’iniziativa dei nostri consiglieri comunali e speriamo che in seguito a questo esposto il sindaco si attivi per fare finalmente qualcosa di concreto.

 

Venendo al commercio, quale strada ritiene si debba percorrere per far coesistere le esigenze dei piccoli commercianti e quelle della GDO (Grande Distribuzione Organizzata)?

Ho parlato con diversi commercianti, sia al mercato che nell’area della fiera, oltre che pochi minuti fa con una commerciante qui vicino al parco e tutti hanno lamentato degrado, mancanza di sicurezza e di persone. La signora mi ha detto che va bene la fiera, che riporta gente nel centro cittadino per qualche giorno, ma è un periodo troppo breve e che comunque non basta. Si è fatta, da parte di tutti i governi nazionali e regionali, una pianificazione sbagliata, dando spazio a questi centri commerciali che hanno generato diminuzione del piccolo commercio, svuotamento della città – con i fenomeni legati al degrado, perché dove hanno chiuso i piccoli negozi hanno aperto attività molto diverse – e appunto hanno spopolato le città.

Noi riteniamo sia necessaria una pianificazione totalmente diversa, a livello nazionale così come regionale. Ci sono norme nazionali, come la legge 106 che ha dato il via libera a questi centri commerciali, che vanno modificate. E in primis, ma lo vogliamo fare a livello nazionale, bisogna andare ad agire sui giorni di chiusura di questi esercizi. Anche perché solo nel nostro Paese i centri commerciali sono aperti tutto l’anno. E’ un primo passo, ma questo tema attiene non solo alla programmazione del commercio ma alla riprogettazione delle città.

 

Altro aspetto strettamente correlato al commercio è quello turistico. Qual è il vostro punto di vista in merito?

Chiamparino si vanta di aver portato la regione Piemonte ai primi posti della guida “Lonely Planet” tra i luoghi da visitare, Cirio pensa a un turismo che è fatto di bordelli e gioco d’azzardo, lo ha affermato lui in un incontro pubblico… Noi pensiamo a un turismo diverso, consapevoli che il Piemonte ha fatto dei passi in avanti ma che ha delle aree, vocabili a turismo, con potenziale ancora largamente inespresso. Idem quest’area: non basta il bollino Unesco. Alla tutela va abbinata la valorizzazione, punto di vista sul quale si può fare ancora moltissimo, ad esempio replicando in tutta la regione il “Modello Langhe”. Quello che noi chiamiamo “Made in Piemonte”, che non è solo la riconoscibilità delle nostre produzioni al di fuori della nostra regione e Paese, ma anche il racconto del territorio per attirare turismo e investimenti.

 

Infine vorrei chiederle lo “stato dell’arte” relativo l’Asti-Cuneo: conferma che, come ha sostenuto il ministro Toninelli, presto riprenderanno i lavori?

Certamente. Sono già partiti gli espropri e presto arriverà la delibera del Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica, ndr.) Non è assolutamente vero quel che dice Chiamparino riguardo problemi con l’Europa perché le operazioni sono riparte e il cantiere riprenderà i lavori subito dopo la delibera del Cipe. Un cantiere che è stato finalmente sbloccato dopo 7 anni e 5 governi di centrodestra e centrosinistra che non hanno fatto nulla, se non promettere proroghe ai concessionari. Noi finiremo l’opera, uscendo dalla logica delle proroghe e facendo risparmiare del denaro pubblico.

Gabriele Massaro


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