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Attualità | 27 aprile 2025, 06:57

"A Roma per salutare il nostro Papa", parla Orsola Appendino, astigiana presente ai funerali

"Una folla immensa, ma anche un grande silenzio, una compostezza profonda: quando hanno benedetto la bara ho pianto": le impressioni di chi ieri ha vissuto lo storico momento

Foto Vatican Media

Foto Vatican Media

In occasione dei funerali di papa Francesco in Piazza San Pietro, abbiamo raccolto la toccante testimonianza di Orsola Appendino, astigiana di Pralormo, da anni appassionata studiosa delle migrazioni piemontesi in Argentina.

Orsola, presente alle esequie, ci racconta il suo legame personale con Papa Francesco e con le sue origini astigiane.

Orsola,  quando ha deciso di essere presente a Roma per i funerali di Papa Francesco?

Subito, appena ho saputo. Non ci ho pensato due volte: sono andata tantissime volte a Roma per incontrarlo, e non potevo mancare in questo momento così importante. Dopo l'Epifania ero già stata a Roma, e poi ancora il 13 marzo, come ogni anno da quando fu eletto nel 2013, perché quella data è speciale: tornavo dall'Argentina proprio quel giorno.

Quando ha conosciuto meglio la storia delle origini piemontesi di Papa Francesco?

Già dagli anni ’90 mi ero appassionata alla storia dell’emigrazione piemontese in Argentina, partecipando alle convention organizzate dalla Regione Piemonte. Da lì, insieme a Giancarlo Libert — il primo studioso dei piemontesi emigrati — ho iniziato a scoprire anche le radici astigiane del futuro Papa. Libert aveva già incluso un profilo di Jorge Bergoglio nel suo libro “Astigiani nella Pampa”, quando ancora il resto del mondo sapeva poco o nulla di lui.

Ha mai avuto occasione di incontrare personalmente Papa Francesco?

Sì, molte volte. E posso dire che aveva una memoria incredibile. Ci riconosceva da lontano, ci veniva incontro, parlava in piemontese, scherzava. Gli avevo anche mandato dei libri in piemontese — quelli forti, tipo "Balengo" — e mi aveva scritto una lettera dicendo che si era divertito molto a leggerli. Una volta, durante una visita, mi riconobbe subito e fece una battuta in piemontese.

Che emozioni ha provato durante i funerali?

Tantissima commozione. Specialmente quando hanno dato i segni finali della benedizione e la bara è stata portata all’interno della basilica. Mi sono appoggiata a un pilastro e ho pianto, ma poi ho pensato: adesso lui è felice, abbraccia la Madonna e prega per noi.

Com’era l'atmosfera a San Pietro?

Una folla immensa, ma anche un grande silenzio, una compostezza profonda. Eravamo su un terrazzo sulla destra della basilica, vedevamo bene l'altare e la bara. Da lì ho potuto anche riconoscere i cardinali e i leader mondiali, pur senza binocolo.

C'è un ricordo personale che vuole condividere?

Sì, l'anno scorso, durante un'udienza, mentre gli consegnavo un libro, lui si fermò e mi disse: “Mi spiace tanto che sia morta Mariangela Cotto.” Era morta da pochissimo e lui, in mezzo a centinaia di persone, aveva riconosciuto me e ricordato questa perdita. Aveva una memoria straordinaria e un cuore davvero grande.

Pensa che Papa Francesco abbia lasciato un segno speciale?

Assolutamente sì. Noi di Asti, e tutti i piemontesi in Argentina, gli abbiamo voluto bene e lui ne ha voluto a noi. Speriamo ora che chi verrà dopo di lui sappia raccogliere la sua eredità, perché sarà pesante. Francesco ha sempre dato speranza, con il suo sorriso, la sua capacità di scherzare, la sua fede profonda.

Alessandro Franco

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