Il Registro Imprese delle Camere di Commercio piemontesi fotografa una nuova contrazione del tessuto produttivo regionale: nel I trimestre 2025 si sono registrate 7.603 nuove attività (-336 sul 2024) a fronte di 8.986 cessazioni (-887). Il saldo negativo di -1.383 unità (-0,33%) segna comunque un miglioramento rispetto al -1.934 del 2024, ma resta più critico della media nazionale (-0,05%).
Un mercato a due velocità
La fotografia scattata da Unioncamere Piemonte rivela un fenomeno sempre più marcato: da un lato le società di capitale, uniche a registrare un segno positivo (+0,57%), dall'altro le imprese individuali (-0,62%) e le società di persone (-0,52%), che continuano a perdere terreno. "È evidente come la crisi stia colpendo soprattutto le realtà più piccole e meno strutturate", commentano gli analisti, "mentre le aziende con maggiore capitalizzazione dimostrano una maggiore resilienza".
Il crollo dell'agricoltura e le difficoltà del commercio
Tra i settori, spicca in negativo il crollo dell'agricoltura (-1,30%), seguito da commercio (-0,82%) e industria manifatturiera (-0,78%). Unica nota positiva arriva dagli altri servizi (+0,21%), mentre costruzioni e turismo segnano rispettivamente -0,36% e -0,49%. "I dati confermano una trasformazione profonda del tessuto produttivo regionale", osservano da Unioncamere, "con un progressivo spostamento verso attività terziarie e servizi avanzati".
Torino resiste, Asti in difficoltà
La distribuzione territoriale conferma il dominio di Torino, che con il 52,7% delle imprese regionali registra il calo più contenuto (-0,22%). Situazione più critica per Asti (-0,81%), Biella (-0,65%) e Vercelli (-0,62%), mentre Cuneo e Alessandria mantengono posizioni intermedie. "Le province più piccole pagano lo spopolamento e la mancanza di ricambio generazionale", spiegano gli esperti, "mentre l'area metropolitana torinese continua ad attrarre investimenti e nuove attività".
Con 417.810 imprese attive, il Piemonte si conferma settima regione italiana per numero di attività, ma i dati del primo trimestre lasciano poco spazio all'ottimismo. "Servono politiche mirate per sostenere le microimprese e i settori tradizionali", è l'appello che arriva dal mondo delle Camere di Commercio, "altrimenti il rischio è di vedere eroso ulteriormente il nostro tessuto produttivo".