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Cultura e tempo libero | 24 aprile 2025, 19:54

Asti si riappropria di un suo gioiello: svelati i dettagli del restauro del mosaico della Domus romana di via Varrone [FOTOGALLERY]

L'intervento conservativo, affidato al centro conservazione e restauro "La Venaria reale", è costato circa 15mila euro

Gallery di MerfePhoto

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La storia si muove sotto i piedi, affascina, coinvolge e racconta cosa era Asti alla fine del I° secolo dopo Cristo. Oggi la Domus romana di via Varrone è stata palcoscenico narrante delle fasi e delle modalità dell’intervento conservativo, di un mosaico posto sul pavimento.

L'intervento, condotto sotto la supervisione della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio delle province di Alessandria Asti e Cuneo, è stato illustrato da Daniela Russo del centro conservativo La Venaria reale, responsabile della progettazione cantieri e dall'archeologo Francesco Rubat Borel della Soprintendenza.

I problemi conservativi riscontrati sul mosaico pavimentale, con particolare riferimento alle deformazioni del tappeto musivo, hanno richiesto un intervento di restauro che, affidato al Centro Conservazione e Restauro "La Venaria Reale", ha previsto il consolidamento degli strati preparatori distaccati e il ricollocamento delle tessere musive in corrispondenza del distacco e una supervisione complessiva del sito.

Già superati i 51mila visitatori per la mostra di Escher. Il 45% acquista lo smart ticket per i siti museali

A fare gli onori di casa Francesco Antonio Lepore presidente Fondazione Asti Musei, Livio Negro, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Asti e il sindaco di Asti Maurizio Rasero con l'assessore alla Cultura Paride Candelaresi, Andrea Rocco, conservatore dei beni di Palazzo Mazzetti.

"Abbiamo restituito alla città in tutta la sua bellezza, la nostra Domus romana, con questo importante intervento di restauro del tappeto musivo di questo sito archeologico fondamentale per tracciare un po' quello che era il profilo dell'Asti romana", spiega Lepore che rimarca come Comune e Fondazione siano a fianco della Fondazione Asti Musei per promuovere e implementare la fruizione dei siti museali e gestirli nella maniera più moderna, sicura, fruibile, da un pubblico sempre più ampio come quello che sta visitando le grandi mostre.

 "Il 45% di coloro che acquistano il biglietto per le grandi mostre - Escher ha già superato 51 mila visitatori - la metà acquistano lo smart ticket, quindi sono circa 30 mila persone che in un anno, in un'occasione delle mostre, viene a visitare i nostri siti museali e la Domus Romana è uno di quelli che più incuriosisce".

Il mosaico, cuore della sala da pranzo della Domus

 Palazzo Mazzetti, Palazzo Ottolenghi, la cripta di Sant'Anastasio, il Paleontologico rappresentano un cuore museale fondamentale per la storia e l'arte del Piemonte e di cui Asti è al centro e la Domus, risalente alla seconda metà del I secolo d.C., rappresenta una testimonianza significativa della presenza romana ad Asti, anticamente conosciuta come Hasta. Situata a circa ottanta metri a nord della Torre Rossa, l’antica porta occidentale della città, la domus si inserisce in un contesto urbano che riflette la tipica struttura a scacchiera delle città romane, con il decumano massimo corrispondente all’attuale corso Alfieri. Tra i resti archeologici rinvenuti, spicca il mosaico pavimentale del triclinium , la sala da pranzo della domus

Questo mosaico, di dimensioni 3 x 1,70 metri, presenta un fondo in cocciopesto bianco decorato con tessere bianche e nere, arricchito da inserti in marmo colorato che formano motivi geometrici e figure ispirate al mondo naturale, come pesci e ramoscelli d’edera. Il mosaico è delimitato da due cornici: una interna a spina di pesce e una esterna a treccia, evidenziando la raffinatezza artistica dell’epoca. L’importanza di questo ritrovamento è accresciuta dalla rarità di mosaici simili in Piemonte, rendendo la domus di via del Varrone un sito archeologico di rilevanza eccezionale per la comprensione della vita quotidiana e dell’arte domestica in epoca romana. 

A spiegare i dettagli è Daniela Russo che parla anche a nome del direttore responsabile tecnico Michela Cardinali, ma soprattutto della squadra che ha lavorato sul mosaico per un mese: Elisa Passiatore, Irene Malizia e Giorgia Rosso, astigiana.

 "Abbiamo preso in esame questo mosaico prima di tutto partendo da una ricognizione di quello che è stato fatto in precedenza. Come sempre si analizza lo stato di conservazione e gli interventi precedentemente effettuati per capire che cosa è stato fatto e quali materiali sono stati utilizzati. Quindi anche con il supporto delle istituzioni patrocinanti e proprietarie siamo riusciti a ricostruire la storia conservativa di questo prezioso manufatto dallo scoprimento durante gli scavi fino ai primi interventi di restauro. L'ultimo intervento prima del nostro era stato proprio un intervento di ricognizione e manutenzione conservativa da parte del corso di laurea in conservazione e restauro dei beni culturali con un gruppo di nostri allevi seguiti da un docente che aveva fatto le prime ricognizioni. Già in quel momento avevamo visto che la situazione era abbastanza delicata", spiega illustrando le varie fasi del lavoro.

I dettagli del restauro

Sono stati effettuati una serie di bendaggi conservativi sulle parti in pericolo di caduta con il tessellato infragilito dalla condizione di umidità costante, per la quale le tessere si sono sollevate, hanno perso adesione e sono cadute. Le restauratrici hanno documentato la posizione di ogni tessera caduta, pulito l'area e preparato una malta speciale per riempire i vuoti lasciati dal crollo. La malta è stata iniettata con una sonda negli spazi vuoti sotto il mosaico, senza schiacciarlo (perché le tessere sono rigide e non si poteva forzare).

"Si è preferito conservare quella che è l'autenticità del manufatto in situ, perché di fatto questo è un pavimento e stava proprio in quel posto, quindi asportarlo era come togliere una parte dell'autenticità del manufatto. - spiega Russo".

"Avessimo staccato il mosaico da dove era, come era, sarebbe stato veramente come staccare un affresco da una cappella di una chiesa, dalla facciata di un palazzo storico, rimarca Borel.

L'intervento si è concluso con la ricostruzione di queste grandi lacune che avevano una stuccatura molto disomogenea e molto scura, molto grigia, con una malta neutra che identificasse l'ingombro originario del pavimento musivo. "Abbiamo scelto, in accordo con il dottor Borell, conclude Russo, di restituire con un'incisione nella malta, quelli che sono gli ingombri geometrici della decorazione di questo mosaico. Il tutto è stato equilibrato cromaticamente, purtroppo le condizioni di umidità del sito macchiano variamente queste stuccature, il mosaico è appoggiato sulla terra, quindi non ha uno strato di scambio d'aria al di sotto, quindi continua a vivere nella sua natura di pavimento".

I lavori dell'intervento restaurativo si sono aggirati intorno ai 15mila euro.

La domus è visitabile dal lunedì alla domenica dalle  10 alle 19.

Betty Martinelli

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