Il grido d’allarme arriva chiaro dal NurSind, il sindacato delle professioni infermieristiche: in Piemonte la carenza di personale sanitario, in particolare infermieristico, resta la criticità più grave, sia per il presente che per il futuro. Dopo la chiusura del ciclo di incontri con tutte le aziende sanitarie – ad eccezione della Città della Salute, per la quale il confronto è atteso entro la fine del mese – il bilancio del sindacato è impietoso: dei 1500 infermieri previsti dal piano straordinario dell’Osservatorio Regionale, all’appello ne mancano almeno 400.
Un risultato ben lontano da quello necessario per affrontare in modo strutturale l’emergenza: sono 6000 gli infermieri che mancano all’intero sistema sanitario piemontese, considerando anche le nuove strutture territoriali previste dalla riforma sanitaria – case e ospedali di comunità – che dovranno essere operative entro il 2026.
"L’Osservatorio Regionale – spiega Francesco Coppolella, segretario regionale NurSind – ha fatto il suo corso, è stato utile per il monitoraggio, ma ora è tempo di cambiare marcia. Servono strumenti nuovi, strategie operative e soprattutto una governance più attenta e lungimirante. La proroga al 31 dicembre 2025, senza azioni concrete, non può bastare".
Le criticità sono molteplici: il turnover non è stato garantito in diverse aziende, molte non hanno raggiunto gli obiettivi assunzionali, alcune hanno utilizzato le risorse straordinarie per profili amministrativi non previsti. E tutto questo mentre si avvicina un’onda pensionistica che promette di svuotare ulteriormente gli organici: si stimano circa 1000 uscite l’anno, a fronte di poco più di 600-700 laureati in infermieristica, dei quali non è affatto scontata la permanenza in Piemonte.
"I concorsi senza una regia attenta – aggiunge Coppolella – rischiano di diventare un boomerang: immettono forze fresche da una parte, ma svuotano interi reparti dall’altra, soprattutto nei territori più fragili. E intanto, ancora non c’è uno strumento che verifichi come siano state utilizzate le risorse straordinarie fuori tetto di spesa legate al DM 77".
"Asti provincia virtuosa, ma servono nuove strategie": parla Gabriele Montana
Dalla voce del territorio arriva una testimonianza in controtendenza rispetto al quadro regionale. Gabriele Montana, segretario provinciale NurSind di Asti, sottolinea come nella sua provincia il lavoro svolto negli ultimi anni abbia dato risultati concreti:
"Possiamo dire che Asti è una provincia virtuosa. Tutto ciò che si poteva fare in termini assunzionali è stato fatto. C’è stata una buona interlocuzione tra i sindacati e le direzioni generali, passate e presenti, e quello che c’era da assumere è stato assunto".
Ma anche qui le criticità non mancano, specie in termini di attrattività dei concorsi pubblici:
"Abbiamo una carenza importante nei tecnici di radiologia – oltre dieci unità – ma non per mancanza di volontà assunzionale. Il vero problema è che alle selezioni non si presenta nessuno. Il privato oggi è più attrattivo, offre condizioni migliori e così molte figure professionali scelgono quella strada".
Montana evidenzia però un dato positivo sul fronte infermieristico:
"Circa due settimane fa sono stati assunti 15 infermieri a tempo indeterminato, provenienti dall’ultima graduatoria del concorso di Azienda Zero. È un buon risultato, ma sappiamo che non basta: il fabbisogno è triennale e occorre pianificare da subito nuovi concorsi. Detto questo, devo riconoscere che Azienda Zero ha lavorato bene: ha agito in modo oleato, produttivo e, almeno ad Asti, tutto ciò che si poteva fare è stato fatto".
Una voce che, pur confermando l’impegno locale, richiama alla necessità di una strategia regionale condivisa e innovativa per evitare che la crisi, già evidente, diventi strutturale.