Nemmeno la pioggia battente ha fermato le motoseghe. I sette platani di corso Savona, simbolo di una delle proteste ambientali più sentite degli ultimi anni ad Asti, sono stati abbattuti questa sera, lunedì 14 aprile, mentre ancora si rincorrevano appelli, diffide e presìdi. A nulla è valso lo sciopero della fame degli attivisti di SEquS, durato giorni. Nulla ha potuto il sostegno arrivato da comitati di Torino. Il dado era tratto da tempo, e il Comune ha scelto di tirare dritto.
La decisione di abbattere gli alberi — classificati “classe C” dopo una valutazione tecnica, quindi a rischio di instabilità — era stata difesa a più riprese dall’assessore ai Lavori Pubblici, Stefania Morra. “È un intervento necessario — aveva dichiarato — e sarà accompagnato da nuove piantumazioni, con alberi meglio integrati nel contesto urbano. Stiamo già lavorando per un verde cittadino più ordinato, curato e resistente”.
Ma il fronte ambientalista non l’ha mai accettata. Per una settimana, gli attivisti del Circolo SEquS hanno presidiato il Comune con sit-in quotidiani, arrivando a mettere in gioco il proprio corpo. “Da oggi iniziamo uno sciopero della fame — aveva annunciato Giuseppe Sammatrice, portavoce del movimento — perché questi alberi non sono solo legno e foglie: sono strumenti vivi contro l’inquinamento e il cambiamento climatico”.
Gli attivisti contestano le valutazioni tecniche del Comune e chiedono maggiore trasparenza. “Vogliamo dati chiari, pubblici, verificabili. Non ci è stata concessa nemmeno una controperizia indipendente. E ci risulta che il parere delle Belle Arti non sia mai stato richiesto, come previsto”. La diffida, inviata con l’assistenza dell’avvocato Virginia Cuffaro, denunciava anche una possibile violazione delle normative sulla tutela dell’avifauna: “Non si possono abbattere alberi nel periodo di nidificazione, che va dal 1° aprile a metà luglio”.
Lo scontro, però, ha avuto anche un lato civile e simbolico. Nelle notti scorse, i platani erano stati “abbracciati” da striscioni di protesta. Il gruppo torinese “Salviamo gli alberi” è arrivato ad Asti in segno di solidarietà. Ma il sentimento non ha contagiato la città. “Il silenzio degli astigiani ci ha colpiti più delle motoseghe — hanno detto gli attivisti — l’indifferenza in un momento in cui la crisi climatica dovrebbe essere al centro delle scelte”.
Il Comune, da parte sua, ha cercato di raffreddare i toni. Morra ha più volte ribadito l’intenzione di aprire a “tavoli di confronto costruttivi”, e ha annunciato l’arrivo di nuovi platani “resistenti al cancro colorato”, malattia che ha già colpito altri alberi in città. Saranno affiancati da sei aceri campestri in diverse zone verdi di Asti, come il parco Bramante e le ex Ferriere Ercole.
Intanto, la battaglia legale non si ferma. SEquS ha presentato due esposti: uno alla Procura della Repubblica e uno al Nucleo Forestale dei Carabinieri. “Speriamo che la giustizia faccia il suo corso — ha detto Sammatrice — perché questo taglio, oltre che uno sfregio ambientale, è per noi un atto illegittimo. E non ci fermeremo qui”.
Il sipario è calato su corso Savona. I platani non ci sono più.