Graziano Mesina è morto. L'ex primula rossa del banditismo sardo aveva 83 anni, era gravemente malato e detenuto nel carcere di Opera, solo ieri le sue legali avevano ottenuto dal Tribunale di sorveglianza che fosse scarcerato.
Sarebbe voluto tornare nella sua Orgosolo, ma le condizioni erano così gravi che dal carcere è passato al reparto detenuti del San Paolo di Milano.
Finisce così la sua lunga storia fatta di reati, arresti ed evasioni. Il suo nome è legato anche alla città di Asti, dove si trasferì nel 1992 dopo aver ottenuto la libertà condizionale. A San Marzanotto, frazione del capoluogo piemontese, visse per un periodo lavorando come guardiano. Durante quel soggiorno, fu coinvolto in un'operazione di polizia che portò al ritrovamento di armi da guerra nella cascina dove abitava, evento che determinò la revoca della sua libertà condizionale e il ritorno in carcere.
Nello stesso anno Mesina tornò alla ribalta delle cronache per il suo intervento a favore della liberazione del piccolo Farouk Kassam, rapito a Porto Cervo a gennaio e liberato a luglio.
Nel 2001 il tribunale di Asti respinse la richiesta di scarcerazione presentata dai difensori di Mesina. Il bandito sardo è stato un caso particolare nella storia giuridica italiana, avendo ricevuto la condanna all'ergastolo a causa di tre diverse condanne rispettivamente di 24, 8 e 6 anni di carcere, in applicazione della legge che prevede il cumulo delle pene per reati differenti. Nel luglio del 2003 chiede ufficialmente la grazia dando mandato al suo avvocato di rivolgersi al Presidente della Repubblica