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Attualità | 01 aprile 2025, 07:20

La Provincia di Asti 'spegne' 90 candeline

Ricorre infatti il 90° anniversario della (ri)costituzione dell'ente. Un percorso lungo, dalle origini sabaude alla soppressione ottocentesca, fino alla rinascita nel 1935

La Provincia di Asti 'spegne' 90 candeline

Quello di oggi, martedì primo aprile 2025, è un giorno che segna un traguardo importante per tutto l'Astigiano. La provincia di Asti, infatti, compie ufficialmente 90 anni. Era il 1° aprile 1935 quando, con Regio Decreto n. 297, venne sancita la sua (ri)costituzione, a seguito della deliberazione del Consiglio dei Ministri del 30 marzo precedente, su proposta dell'allora capo del governo, Benito Mussolini.


1935: la "ricostituzione" e l'entusiasmo astigiano

Quel provvedimento, come scrissero i giornali dell'epoca, fu "lungamente atteso dalla cittadinanza astigiana" (fonte: Gazzetta d'Asti). Era visto come un atto che "consacra l'importanza dell'Astigiano e del Monferrato e la necessità di dare al vasto territorio un centro amministrativo più vicino ed agevole" (fonte: Gazzetta d'Asti). Mentre il quotidiano La Stampa sottolineò come fosse "la più importante modificazione del genere che sia stata attuata dopo l'avvento del Regime".

Inizialmente, la nuova provincia comprendeva 105 comuni staccati dalla provincia di Alessandria, con una superficie di 1.512 kmq e una popolazione di 207 mila abitanti. La notizia, riporta sempre La Stampa del 1935, fu accolta in città da "manifestazioni entusiastiche di giubilo. [...] La città era tutta imbandierata. Le campane delle chiese hanno suonato a festa e la banda municipale ha percorso le vie cittadine [...]. Un corteo di popolo, preceduto dal gonfalone del Comune e dalle bandiere delle organizzazioni fasciste, si è recato al palazzo comunale, ove l'Onorevole Buronzo, podestà della città, ha rivolto alla popolazione parole di circostanza, inneggiando al Re, al Duce ed al Regime".


Una storia travagliata: da Provincia a circondario (e ritorno)

Le cronache del 1935 parlarono di "ricostruzione" perché, come ricostruisce la storia, Asti era già stata provincia in passato. Le prime notizie risalgono a lettere patenti di Carlo Emanuele I del 1620. Dopo il periodo della Repubblica Francese e dell'Impero Napoleonico (1797-1814), in cui fu parte del dipartimento di Marengo, con la Restaurazione sabauda nel 1814 Asti tornò ad essere provincia, aggregata però alla divisione di Alessandria. Nel 1859, la legge proposta dal ministro Urbano Rattazzi soppresse l'antica provincia, trasformandola nel circondario di Asti, sempre sotto Alessandria. Una situazione durata fino, appunto, al 1935.

Le ragioni di un ritorno

Ma perché Asti tornò ad essere provincia? La Stampa dell'epoca individuava le ragioni non in "abili manovre o fortunate circostanze politiche, ma la logica e doverosa conseguenza delle secolari virtù della stirpe, della fecondità della terra, della laboriosità degli abitanti". Si ricordava la potenza del Comune medievale, capace di tener testa a nemici formidabili, tanto da meritare da Dante Alighieri l'attributo di "nobilissima". La "feracità delle sue colline" e i suoi "vini generosi" erano visti come base della sua forza economica, affiancata dall'industria dolciaria e manifatturiera.


L'evoluzione recente

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, tra il 1947 e il 1949, molti comuni che erano stati accorpati durante il ventennio fascista riottennero la loro autonomia, portando il numero totale a 120. La storia più recente ha visto alcune fusioni: nel 1998 la nascita di Montiglio Monferrato (da Colcavagno, Montiglio e Scandeluzza) e nel 2023 quella di Moransengo-Tonengo (da Moransengo e Tonengo), fissando l'attuale numero di Comuni a 117. La provincia, che oggi conta circa 207.700 abitanti, ha dovuto affrontare anche momenti difficili, come le gravi alluvioni del 1948, 1968 e 1994.

Gabriele Massaro

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