Un altro caso di violenza omofobica, famigliare, che ha visto addirittura l’ingaggio di un picchiatore ha colpito la nostra città (il riferimento è alla recente condanna di un astigiano 75enne, che aveva assunto un 'picchiatore' per provocare lesioni al figlio omosessuale, ndr.) L’ennesima violenza che, questa volta è sui giornali, ma che abbiamo già visto e vediamo decine di volte, giornalmente, che si ripete e alimenta inarrestabile in città.
Violenza che va a sommarsi a tutte quelle per cui dal 2019 chiediamo all’amministrazione di prendere provvedimenti, istituendo la Rete Ready ad Asti e rafforzando in personale, strumenti e formazione il nodo antidiscriminazione.
Una violenza non diversa da quel mare di odio che è ricaduto sulla nostra associazione la scorsa estate ed è scaturito in migliaia di commenti violenti, minacce di morte, insulti e provocazioni e per cui nessuna istituzione ha speso nemmeno una parole, figuriamoci un gesto.
Una giunta che in più occasioni ha dimostrato di non voler affrontare queste violenze sistemiche che continuano a perpetuarsi nella realtà cittadine, un’assessora ai servizi sociali che è stata bloccata dai colleghi di partito quando ha provato ad adempiere all’adesione alla Rete Ready, un Sindaco che troppe volte ha preso sul personale le nostre richieste, non riuscendo a scindere le antipatie sue personali dalle responsabilità che il suo ruolo gli imporrebbe in quanto primo cittadino.
Noi continuano a chiedere all’amministrazione di attivarsi per arginare il problema, anche se crediamo che l’amministrazione si è da troppo dimostrata lassista e complice, vuoi per gola di voti vuoi per profonde radici bigotte e omotransfobiche insite nei più insospettabili.
Non è così? Ci dimostri il contrario.
Chiediamo però anche che le altre realtà istituzionali e non presenti sul territorio si attivino subito per arginare, se ancora possibile, la piaga dell’omobiatransfobia nel nostro Paese.
Asti Pride