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Economia e lavoro | 16 marzo 2025, 12:00

Confcooperative Piemonte denuncia: “Servizi socio-assistenziali e sanitari a rischio collasso”

50.000 lavoratori in pericolo, cittadini e famiglie pagheranno il prezzo della crisi

Confcooperative Piemonte denuncia: “Servizi socio-assistenziali e sanitari a rischio collasso”

Le cooperative sociali di Confcooperative Piemonte lanciano un allarme che non può essere ignorato: il mancato adeguamento delle tariffe per i servizi socio-sanitari, assistenziali ed educativi sta mettendo in ginocchio l’intero settore. Se la situazione non verrà risolta a breve, il rischio è la chiusura di molti servizi essenziali con conseguenze drammatiche per lavoratori, famiglie e fasce deboli della popolazione.

L’origine del problema risale al rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro per le cooperative sociali, avvenuto nel febbraio 2024. L’accordo, che regola le condizioni di oltre 30.000 lavoratori nelle cooperative piemontesi, ha stabilito un aumento delle retribuzioni del 15% entro il 2026. Un adeguamento necessario e giusto, che però non è stato accompagnato da un incremento delle tariffe nei contratti pubblici con Comuni e Regione. Il risultato? Le cooperative, che erogano servizi per anziani, minori, disabili e persone con fragilità, si trovano a sostenere costi sempre più alti senza le risorse adeguate.

Numeri allarmanti: 50.000 posti di lavoro a rischio

Il Piemonte conta circa 55.000 dipendenti nel settore pubblico sanitario, ma nel comparto socio-sanitario e assistenziale operano altre 50.000 persone, di cui oltre 30.000 impiegate nelle cooperative sociali. Solo Confcooperative Piemonte rappresenta più di 20.000 lavoratori. Se il divario tra salari e tariffe non verrà colmato, molte cooperative chiuderanno l’anno in perdita e saranno costrette a interrompere i servizi.

Eppure, la Regione Piemonte sembrava aver preso un impegno. Con la Delibera 38 del 2024 si prevedeva un aumento progressivo delle rette fino al 10% entro il 2026. Tuttavia, a oggi, questi incrementi sono stati minimi, e alcuni servizi – come quelli semiresidenziali e territoriali – non hanno ricevuto alcun adeguamento. Il paradosso è evidente: gli stipendi sono aumentati, ma le risorse per pagarli no.

Torino in prima linea: le cooperative ricorrono al TAR

La situazione è particolarmente critica a Torino, dove le cooperative sociali che operano nell’assistenza a disabili e minori hanno deciso di impugnare la convenzione stipulata con la Città, l’ASL e la Regione. Il motivo? Il documento non prevede le risorse necessarie per coprire gli aumenti salariali. Una decisione senza precedenti, che dimostra quanto la crisi sia arrivata a un punto di rottura.

Irene Bongiovanni, presidente di Confcooperative Piemonte Nord, è chiara: “Questo è il momento dei fatti. Il Consiglio Comunale di Torino ha riconosciuto la necessità di un adeguamento, ma ora servono azioni concrete. Se non si interviene subito, molte cooperative dovranno interrompere i servizi, con ricadute gravissime su lavoratori e famiglie.”

Un appello alle istituzioni: “Servono risposte immediate”

Il messaggio di Confcooperative Piemonte è inequivocabile: non si può più aspettare. Mario Sacco, presidente di Confcooperative Piemonte Sud e di Confcooperative Sanità Piemonte, avverte: “La Regione deve garantire un progressivo adeguamento delle tariffe. Gli operatori sanitari non possono attendere, così come non possono farlo le persone che necessitano dei servizi. Le cooperative stanno mantenendo attivi i servizi solo grazie al senso di responsabilità dei soci e dei lavoratori, ma questa situazione non è sostenibile ancora a lungo.”

Se nei prossimi giorni non arriveranno risposte concrete da parte della Regione e degli Enti Locali, le cooperative annunciano azioni pubbliche per difendere i diritti di chi lavora e di chi ha bisogno di assistenza. Il rischio di un collasso del sistema non è più un’ipotesi lontana, ma una realtà sempre più vicina.

Redazione

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